Negli ultimi mesi i media occidentali, con labituale dose di cinismo ed ipocrita esecrazione, hanno acceso i loro sinistri riflettori sulla Sierra Leone.
Questo martoriato paese è stato scaraventato agli onori della cronaca, non per la più che decennale opera di spoliazione e di saccheggio cui è sottoposto ma per le coccodrillesche lacrime che i patinati magazines versano sulle quotidiane violenze, sulle tribali pratiche delle amputazioni, sui soldati-bambini .
Una rinnovata attenzione mediatica, quindi, finalizzata, esclusivamente, alla costruzione ed alla manipolazione del consenso, qui in Occidente, mentre, in forme diversificate, è in atto un nuovo interventismo imperialista.
Infatti, sotto legida delle bandiere di sua maestà, lInghilterra (che non vuole perdere la propria influenza nellarea), dopo una fase di intenso lavorio di manomissione politica e finanziaria, che ha trascinato la Sierra Leone sul border-line della decomposizione sociale, sta pesantemente, accelerando il suo pieno coinvolgimento.
Del resto, le cosiddette "forze di pace e/o interposizione" dellONU si sono rivelate incapaci di imporre i vari diktat occidentali ( da quelli che permettevano allInghilterra di conservare lo status-quo sul paese fino ai più recenti zampini degli USA i quali, già da qualche anno, stanno scalzando dallAfrica i vecchi briganti imperialistici e si stanno "accreditando" con un grande attivismo in tutto il continente ). Le truppe ONUiste, con buona pace di tutta la retorica pacifista, si sono scontrate con laperta ostilità delle popolazioni e con una guerriglia che ha costretto lInghilterra ad una escalation militare improvvisa con lutilizzo di truppe delite del proprio esercito.
Le ragioni di tanti appetiti neo-colonialistici e le inenarrabili sofferenze patite dalle popolazioni stanno tutte nel mercato diamantifero -nel suo commercio legale e illegale- entrambi alimentati e diretti dallOccidente. Non si comprenderebbe, altrimenti, come un piccolo paese, senza alcuna posizione strategica, riceva queste particolari attenzioni dalle potenze imperialiste.
LInternational Herald Tribune, nei mesi scorsi, ha messo sotto accusa la multinazionale De Beers per attività di trust e di "pratiche poco pulite"; ciò a dimostrazione di come tra gli stessi predoni imperialisti sia forte la competitività sempre, però, sulle carni dei popoli dominati!
Da parte nostra, anche a commento dei fatti della Sierra Leone, ribadiamo - contro ogni indifferentismo o sospette "equidistanze" - che tali avvenimenti, lungi dal dimostrare la presunta inciviltà dei popoli africani, confermano il ruolo devastante svolto dallimperialismo nella ricerca di sempre maggiori profitti. E lo riaffermiamo in barba a tutte le chiacchiere Veltroniane (con la pancia piena di sovrapprofitti imperialistici ) sul continente che "soffre". Lurlo di dolore e di rabbia che sale da Freetown riguarda il proletariato metropolitano che deve tornare in campo per i propri interessi storici rigettando qualsiasi forma di sciovinismo.
Mettere il naso negli affari esteri delle "nostre" borghesie è il solo modo per porre, davvero, fine alle sofferenze imposte alle popolazioni africane dalla rapace civiltà bianca capitalista.
Con questa predisposizione politica e militante continuiamo a lavorare affinché la zagaglia barbara possa scagliarsi contro i propri sfruttatori amputandone gli artigli, invece che annegare nella lotta fratricida.