L’aviazione americana ed inglese hanno iniziato la criminale opera di bombardamento e distruzione dell’Afghanistan. Il messaggio di Bush è stato chiaro: "sarà una guerra lunga, non ci fermeremo all’Afghanistan, ma colpiremo ovunque si annida il terrorismo". Ovvero la macchina da guerra degli USA e di tutto l’occidente si appresta a colpire con durezza inaudita (arma atomica non necessariamente esclusa) tutti i popoli non disposti più a subire l’ordine della fame e della miseria imposto ad essi dai signori del dollaro, della sterlina e dell’euro. L’obiettivo è quello di stroncare nel sangue e nel terrore la straordinaria capacità e determinazione di lotta e di resistenza che - dall’Iraq all’indomita e martoriata Palestina, dall’America Latina all’Asia - le masse sfruttate ed oppresse stanno mettendo in campo contro l’imperialismo e le sue leggi di morte e sfruttamento.
I nostri governi ed i nostri Stati - con le mani ancora sporche di sangue del popolo irakeno e jugoslavo - in nome della cosiddetta "lotta al terrorismo" chiamano i lavoratori ed i giovani a stringersi compatti sotto le bandiere della "civiltà occidentale" nella crociata contro i "nuovi barbari".
Quest’invito deve essere rispedito al mittente. Rispondere a questa chiamata non significherebbe "soltanto" farsi complici di chi semina morte e distruzione per l’intero globo terrestre, ma vorrebbe dire anche rinsaldare con le proprie mani le catene del proprio stesso sfruttamento. Non si possono infatti difendere i propri diritti e le proprie condizioni se, allo stesso tempo, si permette il macello di interi popoli.
Il mostruoso apparato repressivo e bellico messo in piedi dall’imperialismo e che oggi sembra rivolgere tutte le sue "attenzioni" "solo" verso i popoli del terzo mondo, se non contrastato in tempo ed a fondo, non tarderà a fare assaggiare le sue "delizie" anche qui (Genova è stata una piccola anticipazione) contro i lavoratori occidentali
Dunque è urgentissimo che qui in occidente si dia vita ad un autentico schieramento contro la guerra e l’aggressione imperialista. Uno schieramento che per rafforzarsi deve iniziare a fare decisamente i conti con alcune suicide illusioni e con ogni forma, più o meno esplicita, di equidistanza tra l’aggressore e l’aggredito.
Come si può pensare di opporsi alla banditesca aggressione in atto appellandosi all’ONU ed alla legalità internazionale? In Corea, Vietnam, Iraq, Somalia e via dicendo il ruolo dell’ONU non è forse sempre stato quello di pieno appoggio e spalleggiamento ad ogni crimine imperialista. E la "legalità internazionale" cosa è (chiedere ai popoli dei Balcani o a quelli mediorientali per informazioni) se non la legge del più forte, del più ricco e del più armato? E cosa vuol dire "due torti non fanno una ragione" se non mettere sullo stesso piano la secolare opera di rapina ed oppressione imperialista e le risposte di lotta che contro di essa maturano e si danno?
Da decenni le masse sfruttate del Sud del mondo sono in lotta contro l’imperialismo. Sono in lotta contro le sue brigantesche guerre. Sono in lotta contro la sua infame pace che per esse ha significato solo fame, miseria ed oppressione crescente. Da decenni esse bussano alla porta del proletariato oc-cidentale. Se non sapremo raccogliere il loro urlo di ribellione allora esse – a ragione - non potranno che vedere nell’occidente un "tutto omogeneo" che le schiaccia e le opprime. Se invece faremo nostro il loro sacrosanto grido di rivolta allora esse potranno comprendere che qui non vi è solo il loro mortale nemico, ma anche un potente alleato di classe con cui muovere guerra all’imperialismo ed al capitalismo internazionale non nella illusoria prospettiva dell’Islam, ma in quella del socialismo internazionale.