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29 settembre 2008

IL nostro volantino ai lavoratori dell'Alitalia

Un piano e un ricatto da respingere con la lotta

Il “piano Fenice” è parte integrante di una più generale offensiva contro l’intero mondo del lavoro che mira a distruggere qualsiasi forma di organizzazione e di resistenza operaia e ad imporre bassi salari, aumento dello sfruttamento, precarietà e smantellamento dei contratti collettivi in ogni settore.  Il cosiddetto “accordo quadro” raggiunto in questi giorni ha forse limato (e se ciò è avvenuto è stato solo grazie alla scesa in campo dei lavoratori)  alcuni degli aspetti più odiosi del piano di ristrutturazione, ma lascia di fatto intatta buona parte della sua sostanza, a cominciare dagli esuberi che (più o meno mascherati) continuano comunque a restare tantissimi. 

Berlusconi e la confindustria hanno preparato con cura questo attacco: tutta una serie di misure prese nei mesi scorsi dal governo sono infatti servite anche a predisporne il terreno. La campagna contro i dipendenti pubblici e, soprattutto, quella razzista contro gli immigrati  sono passate nella generale indifferenza, o, peggio, (come nel caso degli immigrati) col sostegno e l’approvazione di una non proprio piccola parte dei lavoratori italiani. Tutto ciò ha dato più forza al governo e al padronato che adesso vogliono sfondare in Alitalia per poi provare a dilagare in tutti i comparti lavorativi. 

Questo attacco è stato inoltre preparato nel tempo dipingendovi costantemente come “lavativi”, “privilegiati” e “parassiti” al fine di costruire intorno a voi un clima di diffidenza e ostilità che vi isoli come un muro dagli altri lavoratori. Questo muro deve essere abbattuto. Per poterlo fare è necessario che si abbandoni ogni illusione circa la possibilità di salvaguardare stabilmente le condizioni lavorative ed occupazionali facendo affidamento sulla propria “particolare professionalità” e legando i propri destini  al buon andamento dell’azienda sul mercato. Puntare su simili “cavalli” non aiuta ad uscire dall’isolamento ed è, inoltre, come sperare che la corda sorregga l’impiccato.

Quanto sta accadendo in questi giorni infatti dice che in un mercato del lavoro mondializzato anche categorie “super-professionalizzate” come i piloti sono ampiamente sotto attacco e che è proprio il rilancio competitivo della compagnia ad esigere sacrifici su sacrifici.La globalizzazione dei mercati e la sempre più acuta concorrenza capitalistica internazionale vengono utilizzate dai padroni come armi di ricatto per spingere quotidianamente i lavoratori delle varie aziende e dei vari paesi in una spirale senza fine di reciproca concorrenza al ribasso.

L’azione dei governi, di centrodestra e di centrosinistra, è (sia pure con metodi a volte tra loro differenti) tutta finalizzata allo schiacciamento del mondo del lavoro. Quanto sta succedendo all’Alitalia è una manifestazione di tutto ciò e preannuncia tempi ancor più bui tanto per i lavoratori della compagnia aerea, quanto per tutti gli altri. 

Una vera difesa dell’occupazione, dei contratti e dei salari dipende solo dalla quantità e dalla qualità della lotta e dell’organizzazione che si riesce a mettere in campo. Per questo va abbandonata e superata in avanti ogni eventuale contrapposizione tra lavoratori di Roma edi Milano, tra quelli di un aeroporto e quelli di un altro scalo. Bisogna anzi evitare di restare chiusi nel ristretto perimetro aziendale e puntare con ogni forza a coinvolgere in un’unitaria mobilitazione le migliaia di lavoratori dell’indotto aeroportuale e delle ditte “esterne” su cui la mannaia padronale e governativa si abbatterà (si sta già abbattendo) con estrema durezza. Si deve “uscire” da Fiumicino e sfruttare ogni possibile occasione (come le manifestazioni nazionali della sanità privata e dei call-center che si terranno a Roma il 18 e il 19 settembre) per “parlare” direttamente con gli altri lavoratori. Bisogna, per quanto ciò appaia e sia difficile, provare in ogni modo a prendere contatti con i lavoratori delle compagnie aereonavali delle altre nazioni. 

Ma per potersi davvero difendere in modo efficace è anche fortemente necessario che in questa come nelle altre lotte si inizi a far strada un punto di vista politico che inquadri ogni “singolo” attacco nell’ambito della più generale azione padronale e governativa e che chiami ad una battaglia contro di essa. Una reale difesa dell’occupazione, dei salari e dei contratti all’Alitalia o altrove,  necessita che si inizi a combattere su tutti i piani l’intera politica del governo Berlusconi e padronale.

Necessita che tra i lavoratori si cominci a riflettere su quanto sia indispensabile finirla di affidarsi in modo illusorio e suicida al centrodestra o al centrosinistra e quanto, invece, ci si debba battere per dotarsi di un proprio partito di classe che dica con chiarezza che la difesa delle condizioni operaie può darsi non accettando, ma battendosi contro le compatibilità aziendali e le esigenze del mercato, del profitto e della competitività.

  29 settembre 2008

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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