All’indomani della grande marcia per la pace tenuta a Perugia-Assisi, dove centinaia di migliaia di lavoratori e giovani hanno cominciato a dire No alla guerra in Afghanistan, è più che mai urgente continuare questa mobilitazione ed indirizzarla ancora più chiaramente contro i veri artefici della guerra e dell’oppressione mondiale.
In questi giorni si utilizzano tutti i mezzi per sfruttare la nostra paura, dall’allarme antrace alle campagne anti-islamiche, per spingerci ad appoggiare la guerra e nascondere i reali motivi dello scontro. Cominciamo, per questo, a trarre un primo bilancio delle "operazioni di guerra".
UNA MIRATA DISTRUZIONE DI MASSA: questo è l’obiettivo resoconto da fare dopo due settimane di bombardamenti della cosiddetta operazione anti-terroristica. Ospedali, colonne di profughi in fuga, moschee, quartieri residenziali sono stati rasi al suolo. Anche il più cieco può vedere che l’intervento militare è diretto contro la massa. Anche il più cieco può vedere che è di massa la protesta di milioni di uomini che dal Pakistan, al Medio Oriente, all’Indonesia, all’America Latina sta scendendo in piazza contro i propri governi e la nuova guerra USA-NATO.
Ciò costituisce una ulteriore prova che il conflitto che stiamo vivendo non è uno scontro contro Bin Laden, ma una guerra di ben vasta portata che non è cominciata l’11settembre e che coinvolge milioni di uomini. Le mirate distruzioni di massa dei bombardieri e la rivolta delle masse sfruttate in tutto il mondo impongono a tutti i lavoratori ed alla gioventù sana di porsi gli interrogativi che la propaganda di guerra ha cercato di cancellare: perché milioni di uomini odiano così tanto l’occidente ? Siamo veramente certi che la causa sia l’insensato fanatismo religioso di minoranze estremistiche? Siamo veramente certi che i lavoratori, i giovani, le donne abbiano realmente qualcosa da difendere nella crociata anti-islamica dell’occidente?
IN REALTA’ L’ODIO CONTRO LE POTENZE OCCIDENTALI E’ UN ODIO DI CLASSE CHE NASCE DA ANNI DI SFRUTTAMENTO. Uno sfruttamento che si è incrementato nel corso degli ultimi decenni. Le popolazioni dell’America Latina, dell’Asia, del Medio Oriente, dell’Africa, hanno visto precipitare ulteriormente le proprie condizioni di vita attraverso la più gigantesca rapina finanziaria mai vista nella storia. Poche multinazionali hanno drenato attraverso il debito, le speculazioni finanziarie, le ultime risorse materiali ed umane che queste popolazioni gestivano in proprio.
Ed ogni volta che le masse di questi paesi si sono ribellate a questo sfruttamento i nostri "Stati Canaglia" hanno utilizzato eserciti, bombe e missili per difendere la loro rapina. Così è stato con le lotte delle masse palestinesi, le battaglie dei lavoratori coreani, i movimenti contadini asiatici e latino-americani, le mobilitazioni di massa in Africa e dovunque si è osato mettere in discussione il dominio assoluto degli stati occidentali sull’utilizzo delle materie prime, del petrolio, di una manodopera comprata a prezzi di saldo.
Con le stragi che i bombardieri USA-NATO stanno compiendo in Afghanistan essi continuano un progetto ed un opera di penetrazione militare e politica nel cuore dell’Asia, pianificata ben prima dell’11 settembre e che segue le guerre di rapina già compiute in Somalia, Iraq, Jugoslavia. Con l’annunciato uso del Nucleare e l’estensione della cosiddetta campagna anti-terroristica all’Iraq, al Libano ed a ben 60 paesi, essi continuano l’opera di terrorismo, cominciata ben prima dell’11 settembre, contro milioni di uomini non disposti più a subire passivamente la loro distruzione materiale e spirituale.
SE QUESTO E’ IL TERRORE MONDIALE che queste masse subiscono, possiamo dunque stupirci o condannare come atti terroristici e barbarici gli eventi dell’11 settembre, e con essi la legittima soddisfazione espressa nelle piazze dal Medio Oriente a Città del Messico da miliardi di uomini? Una soddisfazione non certo dettata da satanico amore per il sangue ma per aver visto crollare gli edifici simbolo del potere finanziario e militare che li opprime. Una delle "madri di plaza de Mayo", le donne che da anni coraggiosamente combattono per portare alla luce gli assassini dei propri figli compiuti dall’ex regime militare argentino sostenuto dagli Usa, ha detto dall’alto della sua dignità: "alla guida di quegli aerei che si scagliavano contro il pentagono ho potuto vedere mio figlio".
Possiamo comprensibilmente essere sconcertati perché una guerra che abbiamo finto di non vedere è arrivata a casa nostra costringendoci ad aprire gli occhi, ma non possiamo accodarci al carro dei veri Terroristi Mondiali che la conducono contro tutta l’umanità lavoratrice.
Essi stanno cercando di convincerci che il nostro nemico è l’Islam, gli immigrati, gettando fango sulle bandiere religiose con cui una parte degli sfruttati, all’oggi più combattiva, cerca di trovare la propria unità e forza. Con questo fango essi non vogliono colpire dei principi religiosi ma coprire quello che c’è dietro: l’insofferenza di massa, la volontà di lotta. Con questa campagna cercano di contrapporci alla rabbia e la ribellione del terzo mondo; essi temono che la nostra rabbia e frustrazione nei confronti di un sistema di sfruttamento che colpisce anche noi qui in occidente produca un unico movimento internazionale, così come le manifestazioni contro il G8 a Genova hanno cominciato a prefigurare.
NON LASCIAMOCI INGANNARE, QUESTA GUERRA E’ DIRETTA ANCHE CONTRO DI NOI ED IL VERO NEMICO E’ A CASA NOSTRA. Quelle masse di islamici, di immigrati da anni additati come i nemici che invadono il nostro suolo e sporcano e insanguinano la nostra "civiltà", i "nostri quartieri", hanno l’unico torto di essere sospinti senza alternativa a portare qui da noi i loro problemi e la loro lotta. Come possiamo pretendere di avere le nostre piazze "pulite" e "linde" mentre i nostri Governi massacrano, distruggono e lordano di sangue le loro città? Abbiamo invece tutto l’interesse a sostenere senza porre condizioni la loro ribellione, perché la civiltà in nome della quale dovremmo combattere i "barbari" è quella che opprime anche noi. E’ la civiltà del profitto che nel giro di pochi anni ha demolito definitivamente i nostri diritti sui posti di lavoro, ha creato una nuova generazione di giovani senza speranze per il futuro. L’unico suo valore imperante è il civile arricchimento in nome del quale viene stritolato ogni umano valore. Contro di essa è possibile, necessario, che i lavoratori, i giovani scendano finalmente in campo separando i propri destini da quelli dei propri sfruttatori e dei loro stati, perché il più grande risultato che quest’ultimi intendono raggiungere è quello di renderci partecipi o indifferenti al massacro ed allo sfruttamento di altri popoli.
COMINCIAMO A DIRE NO alla guerra fratricida contro altri sfruttati, mobilitandoci contro la nuova aggressione USA-NATO, sostenendo incondizionatamente la rivolta delle masse arabo-islamiche e di tutto il mondo, battendoci contro le discriminazioni razziste rivolte agli immigrati. Riprendiamo la nostra lotta contro l’attacco ai salari, la flessibilità, i licenziamenti, non concedendo nessuna tregua di guerra al nostro Governo. Cominciamo così a costruire la nostra alternativa di classe contro il profitto ed il capitalismo. Cominciamo così a porre le basi per una organizzazione internazionale degli sfruttati che sappia costruire un proprio partito multirazziale e rivoluzionario che possa condurre la lotta fino in fondo contro il sistema del profitto per la reale cooperazione sociale degli uomini, per il comunismo.
Ancora una volta abbiamo solo le catene da perdere ed un mondo di barbarie e sfruttamento da seppellire.