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Che fare n.84 dicembre 2016 - maggio 2017

Di seguito riportiamo il testo del volantino distribuito dalla nostra organizzazione a Torino, Milano, Venezia, Roma e Napoli durante la lotta dei lavoratori di Francia contro il “Jobs Act” in salsa francese di Hollande-Valls.

La lotta dei lavoratori in Francia

è la nostra lotta!

Da quattro mesi si susseguono in Francia scioperi, soprattutto nei settori dei trasporti e dell’energia, e massicce manifestazioni di piazza.

Questa lotta, che ha visto la partecipazione attiva di centinaia di migliaia di lavoratori e di giovani, intende opporsi alla legge sul lavoro proposta dal governo Hollande.

Questa legge prevede la possibilità per le aziende:

- di derogare dai diritti stabiliti nei contratti nazionali in materia di orario di lavoro, paghe, ambiente di lavoro, turnazioni;

- di imporre orari e condizioni di lavoro più pesanti ;

- di licenziare più facilmente.

La legge sul lavoro del governo Hollande è simile a quelle che negli anni scorsi sono state introdotte in altri paesi europei. I primi ad esser attaccati sono stati i lavoratori greci; poi si è passati ai lavoratori portoghesi e spagnoli; poi sono stati attaccati i lavoratori in Italia con la contro-riforma delle pensioni Fornero e poi con il Jobs Act di Renzi; adesso è arrivato il turno dei lavoratori in Francia.

I governi greco, spagnolo, portoghese, italiano e francese hanno applicato e applicano le direttive inviate dai vertici dell'Unione Europea e queste direttive ubbidiscono all'esigenza dei padroni, delle borse, delle multinazionali di aumentare lo sfruttamento della classe operaia, di accrescere la concorrenza tra i lavoratori di regioni, paesi e nazionalità diversa, di fiaccarne la resistenza politica e sindacale, di irregimentarli a sostegno della politica imperialista delle potenze europee in Africa, Medioriente, Asia e America Latina.

I lavoratori e i giovani francesi si stanno battendo con determinazione, dovendosi, altresì, confrontare anche con l’apparato repressivo che lo stato francese ha perfezionato dopo gli attentati di Parigi dello scorso anno. Questo apparato ora viene usato anche contro i lavoratori e la loro mobilitazione per operare fermi, arresti, cariche verso attivisti sindacali e giovani oppositori e per accusare di “terrorismo” i sindacati e i lavoratori in lotta.

Di questo non c’è da meravigliarsi. Per lo stato francese, infatti, così come per qualsiasi altro stato imperialista, la forza organizzata dei lavoratori che lotta e scende in piazza è vista come una pericolosa minaccia alla possibile rottura di quella pace sociale interna, necessaria non solo per aumentare la torchiatura dei lavoratori, ma anche per compattare sul piano sciovinista e nazionalista i lavoratori contro i cosiddetti “nemici esteri”, cioè contro i lavoratori di altri paesi e contro i popoli, prima di tutto quelli del mondo musulmano, che cercano di resistere all'oppressione

neo-coloniale dei paesi europei e imperialisti.

È interesse dei proletari d’Italia, italiani ed immigrati, sostenere la mobilitazione dei lavoratori in Francia. Finora i piani dei governi e dei padroni europei sono riusciti ad imporsi, anche in presenza di lotte e mobilitazioni proletarie, perché i lavoratori direttamente attaccati sono stati lasciati soli dagli altri lavoratori d’Europa. I piani dei governi e dei padroni europei sono riusciti ad imporsi non perché la lotta organizzata, i blocchi degli impianti produttivi e le manifestazioni di piazza siano un'arma spuntata, ma solo perché le mobilitazioni dei lavoratori dei vari paesi europei sono state troppo limitate e soprattutto è mancato finora il tentativo, anche ad opera di una ristretta minoranza di proletari, di organizzare una risposta unitaria e generale all'attacco unitario e generale dei capitalisti europei e dei loro governi.

Vana è la speranza nutrita in ampi settori proletari di potersi difendere dalla morsa dei governi e dei capitalisti europei staccando il “proprio” paese dall'Unione Europea o scaricando i sacrifici sui lavoratori immigrati o sulle fasce più ricattate dei lavoratori immigrati o sui popoli dell'Africa, del Medioriente e dell'Asia.

L’unico mezzo in grado di alzare un efficace argine all'offensiva dei padroni, delle borse e dei governi europei è quello della lotta di classe proletaria, è la scesa in campo, unitaria, dei lavoratori d’Europa, europei e immigrati, nella prospettiva di formare un fronte di lotta mondializzato contro il capitale mondializzato. Per preparare il terreno a questo benefico terremoto politico, i proletari più combattivi sono chiamati a denunciare uno degli anelli della politica con cui i padroni e i governi europei (il governo Renzi in prima fila) perseguono i loro obiettivi anti-proletari: il razzismo verso i lavoratori immigrati, la propaganda contro i popoli del Sud del mondo non disposti a inginocchiarsi alla rapina delle potenze europee, le operazioni militari (spesso velate da iniziative umanitarie) contro i popoli e gli sfruttati del mondo musulmano.

Che fare n.84 dicembre 2016 - maggio 2017

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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