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Che fare n.84 dicembre 2016 - maggio 2017

Chiara Appendino: ma quale “sindaco di rottura”!

MoVimentoCinqueStelle alle elezioni comunali di Torino è stata presentata come elemento di rottura il sistema di potere tradizionale. A sentire questa campana, la “casta” finanziariaindustriale che da sempre domina il capoluogo piemontese avrebbe

trovato nel “sindaco” grillino un ser aIio ostacolo al suo strapotere. A riprova di questa tesi si sottolinea che Appendino ha trionfato nei quartieri operai e popolari, è stata vicina al movimento No Tav e ha attaccato nei suoi comizi elettorali l’establishment alto borghese e affaristico torinese.

Bene. Andiamo rapidamente a vedere le “relazioni sociali” di questa presunta “eroina in lotta” contro la cupola capitalistica torinese.

Chiara Appendino è figlia di Domenico Appendino, noto industriale torinese nel campo dei macchinari laser, la cui azienda è guidata da Gianfranco Carbonato, l’attuale presidente di Confindustria-Piemonte. Chiara Appendino si è laureata alla Bocconi di Milano in Economia e Management e ha lavorato come consulente per la Juventus.

È sposata con Marco Lavatelli, un altro capitalista torinese, alla testa, con altri famigliari, di un’azienda che produce articoli per la casa e li esporta in 30 paesi (tra cui quelli dell’Estremo Oriente). Chiara Appendino è, inoltre, È molto vicina alla famiglia Agnelli e ha incassato l’appoggio di John Elkan e di Andrea Agnelli. Durante la campagna elettorale, Cesare Romiti (altro personaggio notoriamente “estraneo” all’establishment torinese e un fidato “amico” dei lavoratori) ha tessuto ripetutamente le lodi di Chiara Appendino e l’ha presentata come il sindaco giusto per dare nuovo slancio capitalistico al capoluogo piemontese e ricucire il rapporto tra cittadini e governanti.

Scorrendo i nomi della nuova giunta comunale, si hanno altre conferme di quanto il neo-sindaco Appendino sia una “radicale rottura” col passato.

L’assessore al commercio è Alberto Sacco, un avvocato legato a filo doppio con le associazioni di categoria (anche queste notoriamente “estranee” all’establishment) e genero di Carlo Callieri, il dirigente Fiat che nell’autunno del 1980 (all’epoca di Romiti) ispirò la marcia dei 40 mila quadri e capetti dell’azienda automobilistica contro lo sciopero degli operai in risposta ai 15 mila licenziamenti (poi tramutati in 24 mila cassintegrazioni) che annunciarono l’arrivo in Italia del toyotismo e del reaganismo. Al bilancio troviamo Sergio Rolando, uomo molto vicino alla Lega Nord. Alle “Politiche sociali” è stata nominata Sonia Schellino, dottoressa pluri-laureata allevata presso la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Agnelli, altri due centri che “nulla hanno a che fare” con la “storica cupola sabauda”.

Che fare n.84 dicembre 2016 - maggio 2017

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