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Che fare n.82 maggio 2015 -novembre 2015

Contro la politica del governo italiano in Africa e in Medioriente!

 

Da settimane è in corso in Italia una campagna propagandistica finalizzata a preparare il terreno per un eventuale nuovo intervento militare delle potenze occidentali in Libia.

A sentire stampa, televisione ed esponenti del governo Renzi, questo intervento (magari “a guida Onu”) potrebbe rendersi necessario per far terminare la “sanguinosa guerra civile” in corso nel paese, per ridare la pace alle popolazioni locali e per rendere “sicuri” i confini meridionali e le coste dell’Italia.

Si tratta di grandissime bugie. La realtà è completamente diversa.

 

Nel 2011 i paesi occidentali (con in testa Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Italia) riuscirono a distruggere la repubblica libica guidata da Gheddafi. Furono necessari sei mesi di selvaggi bombardamenti su Tripoli e l’utilizzo di bande mercenarie armate, sostenute e pagate da Washington, Roma, Parigi e Londra.

 

Le grandi potenze imperialiste (con l’Italia in prima fila) hanno affondato la repubblica libica perché la politica di tale stato non era completamente inginocchiata ai voleri delle cancellerie europee e statunitensi. Perché la repubblica libica, anche grazie ad intese con la potenza capitalistica cinese, stava tentando di costruire nell’Africa centro-settentrionale una trama di relazioni commerciali, finanziarie e produttive sganciate dal diretto controllo occidentale. Perché crocifiggendo la Libia, l’Occidente imperialista avrebbe lanciato un avvertimento terroristico alle masse lavoratrici egiziane e tunisine che avevano appena rovesciato i dittatori filo-occidentali Mubarak e Ben Ali.

Le grandi potenze capitalistiche d’Occidente speravano di poter governare il paese, rapinandone tranquillamente tutte le risorse, attraverso burattini locali. Questo disegno non è, almeno finora, pienamente riuscito. Tra le varie cause che hanno condotto a questo esito hanno pesato e pesano i contrasti esistenti tra gli stessi briganti imperialisti e tra loro e i loro alleati mediorientali (Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Israele) su come spartire il bottino libico (il petrolio libico e i frutti della torchiatura dei lavoratori libici).

I poteri capitalistici italiani, che da oltre un secolo considerano la Libia come il loro cortile di casa, vogliono acquisire la parte più grande di questo bottino. Ecco perché adesso, dopo aver contribuito a devastare il paese, a fomentarvi le contrapposizioni regionali, a gettare sul lastrico milioni di lavoratori libici, il governo italiano e i vertici delle istituzioni italiane stanno spingendo il piede sull’acceleratore per preparare un più ampio intervento neo-coloniale in Libia.

 

La martellante propaganda che dipinge gli arabi e i musulmani come belve assetate di sangue e le campagne razziste contro gli immigrati in Italia ed Europa mirano a ingannare i lavoratori italiani ed europei per conquistare il loro pieno appoggio alle politiche di rapina e di oppressione degli stati e dei capitalisti occidentali. Questa propaganda va respinta e denunciata.

I proletari d’Occidente hanno interesse ad opporsi alle politiche di guerra e di “pace” dei “propri” governi e dei “propri” stati. A vedere negli immigrati e nelle masse lavoratrici arabe e islamiche non un pericolo per i lavoratori italiani ed europei, ma preziosi potenziali alleati di classe a cui dare e da cui ricevere forza contro chi sfrutta gli uni e gli altri,  pur se in modo e misura diversi. O si comincerà ad andare in questa direzione, o, passo dopo passo e “senza neanche accorgersene”, ci si troverà sempre più risucchiati in un tragico scontro fratricida con i lavoratori del Sud del mondo e di una parte dei paesi emergenti nell’unico e solo interesse del “proprio” capitale, del “proprio “padrone”, del “proprio sfruttatore”.

 

Che fare n.82 maggio 2015 -novembre 2015

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