Otto mesi dopo Ferguson la rivolta afroamericana è esplosa a Baltimora. Migliaia di ragazzi neri sono scesi nelle strade scontrandosi con le forze dell’ordine al termine dei funerali di Freddie Gray, un venticinquenne afroamericano morto con la spina dorsale spezzata dopo essere stato arrestato dalla polizia della città del Maryland. 

Il sindaco della città, Staphanie Rawlings-Balke (anche lei afroamericana), ha immediatamente imposto il coprifuoco per una settimana, mentre il governatore del Maryland, Larry Hogan, ha decretato lo stato d’emergenza e mobilitato 5 mila uomini della guardia nazionale. Il tutto con la benedizione di Obama che, pur chiedendo di "accertare le responsabilità dell’accaduto", ha fermamente condannato la "violenza senza senso" dei giovani neri di Baltimora. Nonostante la militarizzazione dei quartieri neri più poveri e popolari, gli scontri e le proteste "per ottenere giustizia contro i metodi violenti e razzisti della polizia" sono proseguiti per giorni (al termine si conteranno decine di feriti e oltre duecento arresti), mentre manifestazioni si sono tenute anche in altre città statunitensi come New York, Minneapolis, Cleveland, Filadelfia, Washington, Detroit e Chicago.

Intanto i sei poliziotti che solo grazie alla pressione della piazza erano stati arrestati e indagati per l’uccisione di Freddie Gray, sono tornati in libertà grazie al pagamento della cauzione (da 250 a 300mila dollari per ciascuno) effettuato da parte del sindacato di polizia.