Che fare n.81 dicembre 2014 - aprile 2014
Contro il decreto "sicurezza" del governo Renzi
Il Governo Renzi, in coerenza con la sua politica complessiva, ha emanato un nuovo "decreto sicurezza". Esso è basato su due punti fondamentali. Primo. La polizia viene dotata della pistola "elettrica".
A sentire la propaganda governativa si tratterebbe di un’arma non letale che consentirebbe alle forze di polizia di garantire la sicurezza dei cittadini limitando al minimo l’uso delle armi. Una leggera scarica elettrica al posto di una pallottola e il "violento" di turno sarà immobilizzato senza patire alcun danno fisico.
Due rapporti di
Amnesty International dimostrano, invece, che negli Stati Uniti, da quando, nel 2001, la polizia ha avuto in dotazione la pistola elettrica, quest’arma ha causato la morte di 864 persone, "colpevoli" spesso soltanto di non aver immediatamente rispettato un comando intimato al volo (magari un semplice "alt") dalla polizia.Secondo. Vengono rafforzate e inasprite le misure "Daspo" per impedire, si dice, l’accesso agli stadi a tutti i soggetti ritenuti pericolosi. I prefetti e la polizia potranno vietare a chiunque, anche se non coinvolto in alcun episodio di violenza, l’accesso allo stadio o a qualsiasi luogo dove si svolgano attività sportive.
È prevista inoltre l’estensione ai tifosi "violenti" di alcuni provvedimenti restrittivi, tipo l’obbligo di soggiorno, fino ad ora "riservati" a quanti accusati di associazione mafiosa.
Renzi ha detto che il pacchetto "sicurezza" mira soprattutto a garantire che negli stadi (secondo una retorica molto in voga) possano "tornare" le famiglie e i bambini. Lo stadio è una scusa a buon mercato. La pistola "elettrica" e il nuovo Daspo non sono destinati a restare chiusi nel recinto dell’Olimpico o di San Siro.
Presto, soprattutto se il clima sociale dovesse inasprirsi e la mobilitazione operaia svilupparsi, questi nuovi ed "agili" strumenti repressivi potranno abbandonare le gradinate dei campi di gioco e trasferirsi nelle piazze per essere adoperati contro le lotte dei lavoratori, per sanzionare duramente e "alla svelta" gli operai più combattivi.
Come accade con il Jobs Act, il governo Renzi sta tentando di far passare il provvedimento con il sostegno di coloro che ne sono il bersaglio: i lavoratori. Imitando la tattica del governo Berlusconi, che nel 2006 tentò di suscitare l’invocazione dal basso del suo decreto sicurezza con un’intensa campagna di criminalizzazione degli immigrati, Renzi ha preparato il suo decreto con una campagna di criminalizzazione
del tifo organizzato. Le curve sono state presentate come luoghi frequentati da "orde di scalmanati criminali" che il governo, anche grazie alle nuove misure di polizia, riuscirà a piegare e ad estirpare.Anche adesso, come nel 2006, i provvedimenti sono passati senza alcuna opposizione da parte dei lavoratori e dei giovani. Merito (si fa per dire) dell’abilità propagandistica dell’ex-sindaco toscano? No. L’indifferenza o (peggio) il consenso con cui sono accolte il decreto sicurezza di ieri e quello di oggi originano da cause materiali sulle quali gioca e si appoggia la propaganda governativa.
L’attacco alle condizioni di lavoro portato avanti da anni dai padroni e dai governi, la messa in concorrenza dei proletari italiani con i proletari immigrati, i licenziamenti, la precarietà, l’incertezza sul futuro, il degrado dei quartieri periferici stanno generando nei lavoratori un profondo senso di insicurezza. Insicurezza che, visto l’attuale grado di scompaginamento politico e materiale delle strutture organizzate della classe operaia, non viene attribuita ai veri responsabili, alle istituzioni statali e allo sfruttamento capitalistico che esse difendono, ma alle vittime di questo meccanismo sociale.
I ruoli vengono così capovolti, e si cerca nello stato, nell’inasprimento delle misure giudiziarie, nelle sue forze di polizia (quelle che manganellano gli operai delle Acciaierie Terni in lotta contro i licenziamenti, quelle che, in virtù della loro funzione sociale, ottengono un trattamento contrattuale speciale rispetto agli stessi dipendenti pubblici) la medicina per sanare la società dai suoi mali. Sembra tutto logico, ma è tutto sbagliato: così si rinsaldano proprio la struttura sociale e istituzionale da cui quel malessere discende; così si esonera questa stessa struttura dalla responsabilità della falsità delle sue promesse di benessere per tutti; così si indebolisce l’unica forza, la capacità degli sfruttati di unirsi nella lotta al di sopra delle divisioni e di darsi un’organizzazione politica autonoma, in grado di imporre le esigenze dei lavoratori ai governi, alle istituzioni, agli interessi borghesi che campano sullo sfruttamento, sulla precarietà, sulla privatizzazione e sul degrado dei servizi pubblici, sul degrado territoriale, sull’industria della prostituzione, sulla tosatura fiscale dei salari proletari a vantaggio dei re della finanza e dell’industria.
La denuncia e il contrasto del decreto "sicurezza" sono parte integrante della lotta contro la politica del governo Renzi.
Che fare n.81 dicembre 2014 - aprile 2014
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA