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Che fare n.81 dicembre 2014 - aprile 2014

La Cina di Xi e Li a tutto campo

1) Nel maggio 2014, preceduto dalla visita del presidente Xi del marzo 2013, il primo ministro cinese Li ha compiuto un viaggio in Africa (Etiopia, Nigeria, Angola, Kenia), nel corso del quale è stato rafforzato il ruolo delle imprese cinesi nella costruzione delle linee ferroviarie che uniranno, per la prima volta nella storia, da nord a sud e da ovest a est la parte centro-orientale del continente africano (Il Sole 24 Ore, 13 maggio 2014). In Kenia è stato firmato un accordo per la costruzione della linea ferroviaria Mobasa-Nairobi (600 km, 3 miliardi di dollari) affidato alla cinese China Road and Bridge Corporation.

L’accordo prevede che, ultimata la ferrovia, saranno costruiti altri rami per il collegamento con l’Uganda, il Ruanda, il Burundi e il Sud Sudan.

La rete è destinata al trasporto di persone e di merci. Il 90% del progetto è finanziato dalla China Export-Import Bank, la banca pubblica per il sostegno dell’espansione economica della Cina all’estero, e il 10% dal governo del Kenia. Nella vicina Etiopia la Cina ha realizzato il 40% della linea Gibuti-Addis Abeba.

Le imprese cinesi sono protagoniste anche della costruzione della prima metropolitana ad Addis Abeba (mezzo miliardo di dollari).

2) Nel luglio 2013 l’assemblea nazionale del Nicaragua aveva approvato la concessione a una società di Hong Kong per costruire un canale di collegamento tra i due oceani.

Costo 40 miliardi di dollari e durata dei lavori 10 anni. Negli ultimi anni le esportazioni del petrolio dal Venezuela in Cina sono state limitate dalla saturazione del traffico del canale di Panama. Il futuro canale di Nicaragua fornirebbe un canale di navigazione diretto tra la Cina e l’America Latina, con grave danno economico e geopolitico Usa. Il 9  luglio 2014 Ortega e l’uomo di affari cinese Wang Jing hanno annunciato di aver scelto la traccia (tra le sei proposte) per il futuro canale (278 km). Confronto con quello di Panama: tonnellaggio da 150 mila a 400 mila. I lavori dovrebbero terminare nel 2019. Costo 40 miliardi di dollari.

Nell’ufficio di Wang Jing ritratto di Mao alla guida dell’Armata Rossa cinese.

3) Dopo anni di trattative, sotto il pungolo della crisi ucraina, nel maggio 2014 la Russia e la Cina hanno firmato un accordo trentennale per la fornitura a regime di 38 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Siberia alla Cina attraverso una nuova infrastruttura vicina alla costa del Pacifico lunga 2000 chilometri finanziata per 20 miliardi di dollari dalla Cina e per 55 miliardi dalla Russia. Il prezzo di fornitura è leggermente inferiore a quello a cui il gas russo è venduto alla Ue (350 e non 380 dollari a metro cubo). La pipeline dovrebbe diventare operativa dal 2017. Nel novembre 2014 la Russia e la Cina hanno firmato un secondo accordo per il trasporto dalla Russia alla Cina, attraverso un condotto passante per l’Asia centrale, di 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno per 30 anni. In questo secondo accordo è previsto ed è incoraggiato il pagamento nelle monete russe e cinesi (v. Il Sole24Ore dell’11 novembre 2014).

4) Nei vertici dei Brics del 2014 è stata varata una banca comune per lo sviluppo economico e un fondo finanziario di riserva, in alternativa alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale. Il fondo di riserva è dotato di un patrimonio di 100 miliardi di dollari. La Cina verserà 40 miliardi di dollari, la Russia, l’India e il Brasile 18 e il Sudafrica 5. La banca per lo sviluppo è dotata di un patrimonio di 50 miliardi di dollari. Ogni paese fondatore verserà una quota di 10 miliardi di dollari. La banca per lo sviluppo avrà sede a Shanghai e il primo presidente sarà indiano. I paesi fondatori, che rappresentano insieme il 40% della popolazione mondiale, il 25% della terra coltivabile, il 25% del prodotto lordo mondiale, hanno pari rappresentanza nei nuovi istituti e pari diritti di prelievo. La banca per lo sviluppo e il fondo internazionale intendono fornire aiuto finanziario ai paesi membri e ad altri paesi del Sud e dell’Est del mondo senza sottostare ai vincoli imposti dal Fmi e dalla Bm. Esso intende sostenere, come ha dichiarato uno dei dirigenti Brics più vicini all’Occidente, l’indiano Modi, il "riscatto storico del mondo che nei secoli passati ha subìto la colonizzazione occidentale". Il presidente cinese Xi ha affermato che le nuove istituzioni aiuteranno a democratizzare le relazioni internazionali. I due istituti finanziari dovrebbero, infine, favorire l’estensione dell’uso delle monete dei paesi del Brics (e soprattutto dello yuan cinese) negli scambi internazionali e nei rapporti creditizi internazionali in sostituzione dell’attuale moneta mondiale, il dollaro.

 Che fare n.81 dicembre 2014 - aprile 2014

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