Il 2 novembre scorso si è tenuta a Birmingham un'assemblea indetta da Workers' Against Racism. Questo organismo ha redatto negli scorsi mesi un "Manifesto for a European Anti-racist Movement" e sulla base di esso ha promosso l'iniziativa, che ha visto la nutrita presenza di compagni e di immigrati provenienti da diverse nazioni europee.
Il "Manifesto" di convocazione, poi approvato al termine dei lavori dell'assemblea, parte dalla constatazione che il "razzismo è in crescita dappertutto in Europa" e che la pubblica ostilità nei confronti degli immigrati, rifugiati provenienti dal terzo mondo e neri ha raggiunto proporzioni senza precedenti". Dietro questa situazione, i compagni di "Workers Against Racism" vedono la mano dei governi, interessati a promuovere "una mentalità, aggressivamente sciovinista" nelle popolazioni e ad indicare tutti gli stranieri", "i non europei", come "una potenziale minaccia per la società". Anche la propaganda del "mito del terrorismo" serve a questi governi per giustificare la criminalizzazione degli immigrati e dei neri e spingere "la popolazione" verso l'unità nazionale con "i propri sfruttatori" per difendersi da un pericolo incombente su tutti. Il "Manifesto" si chiude con un appello agli "antirazzisti" perché escano dalla propria attuale condizione di "disorientamento" e di "inattività" e si uniscano per creare " un movimento antirazzista" (fondato sulla "lotta a tutte le leggi razziste", il riconoscimento della piena parità di diritti ai rifugiati, la denuncia del "mito del terrorismo" ("i veri terroristi internazionali sono le potenze dellEuropa occidentale che opprimono le nazioni del terzo mondo"), la lotta alla repressione poliziesca e alla violenza razziale, e coordinato su scala internazionale, "perché il razzismo è un pericolo che minaccia ogni paese in Europa".
Seguiamo con attenzione l'iniziativa di "Workers Against Racism" e ne apprezziamo in modo particolare il respiro sin dall'inizio internazionale. Proprio per questo ci sembra necessario mettere in luce brevemente quelli che ci sembrano dei punti deboli.
I compagni di "WAR" tendono a dare dell'incremento del razzismo una spiegazione essenzialmente interna, quale "strumento di controllo sociale" e di "indebolimento della resistenza all'austerità ed alla disoccupazione".
Viceversa, il rinvigorimento in atto, spontaneo o "manovrato", del razzismo è inseparabilmente connesso alla marcia di avvicinamento delle borghesie imperialiste (europee e di tutto il mondo) ad una nuova spartizione del mondo attraverso un nuovo macello mondiale.
Il razzismo ed il suo fratello gemello, lo spirito sciovinistico, sono mezzi "spirituali" con cui la borghesia europea (ed imperialista in genere) promuove e cerca di consolidare i propri interessi materiali a mettere le mani ancora più saldamente di prima sulle ricchezze e sullo sfruttamento della forza-lavoro dei paesi dominati e arretrati, per potersi garantire una maggiore pace sociale all'interno (con le risorse che si assicura attraverso lo sfruttamento "esterno"). L'aspetto interno del razzismo è, in certo senso, qualcosa di complementare. Al polo opposto, l'antagonista del capitalismo imperialista, il proletariato internazionale, ha un interesse vitale a combattere qualunque forma di razzismo perché divide e scompagina le proprie forze nello scontro in atto e in quello che si prepara.
C'è antirazzismo ed antirazzismo. Noi non sputiamo affatto sul l'antirazzismo a sfondo umanitario e democratico, che per certi settori è il punto di partenza, ma ci riteniamo impegnati a promuovere un "antirazzismo" finalizzato allo sviluppo della lotta di classe per sradicare la causa di fondo del razzismo. In questo quadro lotta al razzismo qui in Europa ed appoggio militante alla lotta antimperialista delle masse oppresse del "terzo mondo" sono indisgiungibili, pena la ricaduta dentro una scissione che la borghesia dal suo lato non fa, quando congiunge la promozione del razzismo alla lotta al terrorismo"..
Del resto, l'interessante svolgimento dell'assemblea di Birmingham ha confermato - lo diciamo a distanza, perché non abbiamo potuto parteciparvi - che questi problemi nodali vanno affrontati. Infatti, specie per gli interventi dei rappresentanti dei Comitati dei giovani immigrati arabi in Francia "Jy suis, jy reste" dell "Indian Workers Association", di un compagno turco e di altri ancora, è emerso il legame stringente nei fatti tra razzismo e condizione non già, genericamente, di tutti gli stranieri", ma principalmente dei proletari arabi, turchi, pakistani, neri. E più di una critica è stata avanzata all'antirazzismo umanitario e senza lotta (di classe) di "S.O.S. racisme" o di simili organismi. Giustamente, andando oltre "il Manifesto" di convocazione, il gruppo di lavoro sul "razzismo in Europa" ha concluso che gli "antirazzisti" debbono fare della lotta al razzismo "un compito della classe operaia nel suo insieme".
Per altro verso è venuta in luce, dividendo i partecipanti, la questione del supporto - o meno degli "antirazzisti" alle lotte dei movimenti armati dei popoli oppressi. Tutti d'accordo, ci dice la relazione, che i veri terroristi sono le potenze occidentali. E sin qui, bene (purché non si voglia nascondere l'altra faccia del sistema imperialista ... ). La divergenza è insorta sul sostegno alla lotta di liberazione che fa ricorso alla violenza. C'è, infatti, un antirazzismo non-violento. La questione pare rimasta in sospeso. Non ci scandalizza la cosa in sé, affatto. Si tratta, però, di lottare senza concessione alcuna un antirazzismo che vorrebbe sostituire e depotenziare la lotta antimperialista, e non - come deve - supportarla.
L'assemblea si è chiusa con la formazione di un "Comitato di coordinamento europeo".