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Che fare n.79 dicembre 2013 - aprile 2014

I mezzi di informazione democratici:menzogne e rettifiche a seconda di ciò che serve ai loro padroni.

Alla fine di agosto 2013, mentre in Egitto l’esercito ha appena soffocato nel sangue le manifestazioni contro il colpo di stato militare di al-Sisi, l’amministrazione Usa annuncia al mondo di essere in possesso di prove certe sull’uso di gas chimici da parte del governo siriano. Parigi, Londra e Tel Aviv seguono a ruota, aggiungono altre "prove" e concordano con Washington: ogni limite è stato superato, è necessario un intervento militare per "sconfiggere Assad e salvare il popolo siriano".

Il copione è ben sperimentato. È quello utilizzato nel 1999 prima dei bombardamenti operati dagli Usa di Clinton, dall’Italia di D’Alema e dalla Nato contro la "ex"-Jugoslavia. È quello messo in piedi in vista dell’invasione dell’Iraq da parte dei "Volenterosi" di Bush nel 2003, Italia ancora nel mazzo con il governo Berlusconi-Fini-Bossi. Nel 1999 le "prove certe" riguardavano  le "stragi" compiute da Milosevic contro la popolazione civile del Kossovo.

Nel 2003 i documenti "inoppugnabili" riguardavano l’utilizzo di armi chimiche o nucleari da parte di Saddam Hussein. In entrambi i casi si trattò di montature, e qualche anno dopo (a lavoro sporco ultimato) lo ammisero "tranquillamente" gli stessi governi occidentali e i mezzi di informazione che nei giorni caldi se ne erano fatti veicolo. Ad esempio il 18 marzo 2013 il Corriere della Sera, dieci anni prima scatenato contro l’arsenale chimico e nucleare di Saddam, ha pubblicato candidamente un articolo su un’inchiesta della BBC che racconta come furono fabbricate a tavolino dai governi occidentali le prove che il segretario di stato Usa Colin Powell esibì all’Onu per giustificare la crociata contro Saddam.

La prova che la stampa democratica sa correggere se stessa?

Che fare n.79 dicembre 2013 - aprile 2014

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