Che fare n.78 maggio - ottobre 2013
Amadeo Bordiga – 1922 La metafisica del principio democratico
Mentre le vecchie dottrine politiche, fondate su concetti spiritualistici o addirittura sulla rivelazione religiosa, pretendevano che le forze soprannaturali che governano la coscienza e la volontà degli uomini avessero assegnato a certi individui, a certe famiglie, a certe caste, il compito di dirigere e amministrare la vita collettiva, consegnando loro per divina investitura il prezioso deposito dell'"autorità", la filosofia democratica affermatasi parallelamente alla rivoluzione borghese contrappose a quest'asserzione la proclamazione dell'uguaglianza morale, politica, giuridica, di tutti i cittadini, nobili ecclesiastici o plebei che fossero, e volle trasferire la "sovranità" dalla cerchia ristretta della casta o della dinastia a quella universale della consultazione popolare in base al suffragio, per cui la maggioranza dei cittadini designa con la sua volontà i reggitori dello Stato.[…]
L'affermazione che il tempo dei "privilegi" è tramontato da quando si è creata la base della formazione elettorale maggioritaria della gerarchia sociale, non regge alla critica del marxismo, che porta ben altra luce sulla natura dei fenomeni sociali, e può apparire una seducente costruzione logica solo se si parte dall'ipotesi che il voto ossia il parere, l'opinione, la coscienza, di ciascun elettore abbia lo stesso peso nel conferire la sua delega per l'amministrazione degli affari collettivi. Quanto poco realista e "materialista" sia questo concetto lo dimostri per ora questa considerazione: esso configura ogni uomo come una "unità" perfetta di un sistema composto di tante unità potenzialmente equivalenti tra loro, e anziché porre la valutazione del pronunziato di quel singolo in rapporto a mille sue condizioni di vita ossia di rapporti con gli altri uomini, la teorizza nella supposizione della "sovranità". Questo equivale ancora a porre la coscienza degli uomini al di fuori del riflesso concrete dei fatti e delle determinanti dell'ambiente, a pensarla come la scintilla accesa in qualunque organismo, sano o logoro, tormentato o armonicamente soddisfatto nei suoi bisogni, con eguale provvida misura da un indefinibile dispensatore di vita. Questi non avrebbe designate il monarca, ma avrebbe dato a ognuno una eguale facoltà di indicarlo. Il presupposto su cui, malgrado la sua ostentazione di razionalità, poggia la teorica democratica, non è dissimile per metafisica puerilità da quello del "libero arbitrio" per cui la legge cattolica dell'aldilà assolve o condanna. La democrazia teorica in quanto si accampa fuori del tempo e della contingenza storica non è dunque meno impeciata di spiritualismo di quello che non siano nel profondo del loro errore le filosofie dell'autorità rivelata e della monarchia per diritto divino. […]
Fuori dal tradizionale contrapposto delle categorie: individuo e società, noi seguiamo nella studio della storia umana il formarsi e l'evolversi di altre unità ossia collettività umane organizzate; aggruppamenti ristretti o estesi di uomini, fondati su una divisione di funzioni e una gerarchia, che appaiono come fattori e come attori della vita sociale. Queste unità possono paragonarsi solo in un certo senso a unità organiche, a organismi viventi le cui cellule di diversa funzione e valore sono gli uomini o gruppi elementari di uomini; ma l'analogia non è completa poiché, mentre l'organismo vivente ha dei limiti definiti e un decorso biologico di sviluppo e di morte, le unita organizzate sociali non sono chiuse da limiti fissi e si rinnovano continuamente intrecciandosi tra loro, decomponendosi e ricomponendosi al tempo stesso. Quello che ci preme mostrare, e per il quale scope ci siamo indugiati sul primo e ovvio esempio dell'unità famiglia, è che, se queste unità sono evidentemente composte di individui e se la stessa loro composizione è variabile, esse tuttavia agiscono come "tutti" organici e integrali, e la loro scomposizione in unità-individui non ha che un valore mitologico e irreale […]
Da questa prima forma di unità organizzata di individui che è la famiglia, e che ci presenta le prime divisioni di funzioni e le prime gerarchie e forme di autorità, di direzione delle attività dei singoli, di amministrazione, si passa nel corso dell'evoluzione attraverso infinite altre forme di organizzazione sempre più complesse e vaste. La ragione di questo complicarsi sta nel complicarsi dei rapporti e delle gerarchie sociali, nascente da una sempre maggiore differenziazione che e Strettamente determinata dai sistemi di produzione che l'arte e la scienza mettono a disposizione delle attività umane nell'elaborazione di un sempre maggior numero di prodotti (nel più vasto senso della parola) atti a soddisfare i bisogni di società umane più numerose e più evolute verso forme superiori di vita. Il fondamento di un'analisi che voglia cogliete il processo di formazione e di modificazione delle varie organizzazioni umane e il gioco dei loro rapporti nella società tutta, deve basarsi sulla nozione dello sviluppo della tecnica produttiva e dei rapporti economici che sorgono dalla situazione dei singoli nelle varie funzioni che esige il meccanismo produttivo. La formazione e la evoluzione delle dinastie, delle caste, degli eserciti, degli stati, degli imperi, delle corporazioni, dei partiti può e deve essere seguita attraverso una indagine poggiata su simili elementi.[…]
[La visione democratica secondo cui la gerarchia statale e il programma da essa portato avanti nascono dalla conta delle opinioni e dei voti dei cittadini, n.] è da respingere senz'altro perché campata nel vuoto, senza tenere conto alcuno della situazione dei singoli aspetto al fatto economico, e con la pretesa che il sistema sia intrinsecamente perfetto, indipendentemente dalla considerazione degli sviluppi evolutivi che traversa la collettività a cui lo si applica.
La divisione in classi nettamente
distinte dai privilegi economici fa sì che il valore di un pronunziato
maggioritario perda ogni valore. La nostra critica confuta l'inganno che il
meccanismo dello Stato democratico e parlamentare uscito dalle costituzioni
liberali moderne sia una organizzazione di tutti i cittadini e nell'interesse di
tutti i cittadini. Essendovi interessi contrastanti r conflitti di classe non vi
è possibile unità di organizzazione, e lo Stato resta malgrado l'esteriore
apparenza della sovranità popolare l'organo della classe economicamente
superiore e lo strumento della difesa dei suoi interessi. Noi vediamo la società
borghese, malgrado la applicazione del sistema democratico alla rappresentanza
politica, come un complesso insieme di altri organismi unitari dei quali molti
si raggruppano intorno al potente organismo centralizzato dello Stato politico,
poiché son quelli che sorgono dagli aggruppamenti dei ceti privilegiati e che
tendono alla conservazione dell'attuale apparato sociale, altri possono essere
indifferenti o mutare di indirizzo nei confronti dello Stato, altri infine
sorgono nel seno dei ceti economicamente depressi e sfruttati e sono volti
contro lo Stato di classe. Il comunismo dunque dimostra come la formale
applicazione giuridica e politica nel principio democratico e maggioritario a
tutti i cittadini mentre persiste la divisione in classi per rapporto alla
economia, non vale a dare allo Stato il carattere di una unità organizzativa di
tutta la società o di tutta la nazione. La democrazia politica e introdotta con
questa pretesa ufficiale, ma in realtà come una forma che conviene allo
specifico potere della classe capitalistica e alla vera e propria sua dittatura,
agli scopi della conservazione dei suoi privilegi.
Non occorre dunque insistere molto sulla demolizione critica dell'errore per cui
si attribuisce un eguale grano di indipendenza e di maturità al "voto" di
ciascun elettore, sia esso un lavoratore sfibrato dall'eccesso di fatica fisica
o un ricco gaudente, un accorto capitano dell'industria o un disgraziato
proletario ignaro delle ragioni e dei rimedi delle sue ristrettezze, andando a
cercare gli uni e gli altri una volta tanto per un lungo periodo di tempo, e
pretendendo che l'aver risolto queste sovrane funzioni basti ad assicurare la
calma e l'obbedienza di chiunque si sentirà scorticare e maltrattare dalle
conseguenze della politica e dell'amministrazione statale.
Che fare n.78 maggio - ottobre 2013
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA