Che fare n.78 maggio - ottobre 2013
Ecco cosa rivendica e cosa impone nelle aziende il padronato con cui Cgil-Cisl-Uil intendono formare l’ “alleanza tra produttori”
Il 23 gennaio 2013 il presidente degli industriali Squinzi presenta il Documento programmatico della Confindustria e spiega: “dobbiamo rendere più flessibile il mercato del lavoro”, “la riforma Fornero non è stata sufficiente per la sua vera liberalizzazione”.
Nel documento l’arco degli obiettivi si amplia: tagliare dell’8% il costo del lavoro; cancellare l’Irap per tutti i settori (è la tassa con cui di fatto viene in buona parte finanziata la sanità pubblica); lavorare 40 ore in più l’anno (pagando e de-tassando in busta paga ben 5 giorni di ferie per ogni lavoratore); privatizzare il patrimonio pubblico; tagliare e razionalizzare ulteriormente la spesa pubblica.
Il 4 marzo 2013 viene firmato il nuovo contratto nazionale dei chimici.
Esso sancisce la possibilità –tramite accordo aziendale– di posticipare fino a sei mesi l’erogazione delle tranche di aumento dei minimi contrattuali stabiliti dal contratto nazionale sia in caso di crisi aziendale che di “start-up” che riguardano il processo produttivo. Per i giovani assunti con contratto a tempo indeterminato sarà, inoltre, possibile derogare dalle tabelle contrattuali dello stesso contratto e abbassare i minimi salariali fino al 20% e per ben tre anni. Il contratto dei chimici si muove sulle orme di quelli, firmati nel 2012, dei metalmeccanici e dei bancari.
Il 5 dicembre 2012 era stato firmato il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici. La Cgil non aveva firmato. Il nuovo contratto prevede che, “mediante accordo aziendale”, si può far slittare fino a 12 mesi l’erogazione della seconda e della terza tranche di aumento delle tabelle salariali. Questa misura può essere invocata “per aderire alle esigenze degli specifici contesti produttivi, per far fronte a situazioni di crisi e per agevolare gli start-up produttivi e per favorire accordi per l’incremento della produttività”. Il nuovo contratto stabilisce che il pagamento al 100% dei primi tre giorni di malattia sia conferito solo per le prime 3 malattie in un anno. Sull’orario è stabilito un aumento delle ore di straordinario comandato da 104 a 120 ore, che diventano da 112 a 128 per le aziende con meno di 200 dipendenti.
Il 19 gennaio 2012 era stato firmato il nuovo contratto nazionale per il settore bancario. Viene introdotta la possibilità di derogare a livello aziendale alle norme sulla prestazione lavorativa, sull’orario di lavoro e sull’organizzazione del lavoro. I neoassunti con contratto di apprendistato guadagneranno 11-18% in meno dei colleghi con pari livello.
Alla Pometon di Maerne (Venezia), azienda siderurgica con 177 dipendenti, è stato firmato con la
Fim-Cisl un accordo che oltre a cancellare tutti i precedenti contratti aziendali, interviene su una serie di aspetti riguardanti la condizione lavorativa (composizione delle squadre, turni, permessi, premi legati alla presenza…). Viene, altresì, stabilito che il nuovo contratto verrà applicato “solo agli iscritti delle organizzazioni firmatarie”. Ai “non iscritti” che aderissero individualmente all’intesa, viene chiesta una “quota di servizio contrattuale pari al valore di un anno di contribuzione sindacale”. Chi non aderisse subirebbe condizioni ulteriormente peggiorative.
Alla Infocert di Venezia (azienda che fornisce servizi informatici) la Fim-Cisl sigla un’intesa con l’azienda in cui si prevede (in deroga a quanto previsto sia dal contratto dei metalmeccanici “separato” che dalla legge) la possibilità di poter allungare fino a otto mesi il periodo di prova degli apprendisti. Viene, inoltre, stabilito che in caso di crisi aziendale il personale potrà essere adibito a mansioni inferiori a quelle previste contrattualmente.
Alla Findus di Cisterna di Latina la direzione ha dichiarato lo stato di crisi e ha immediatamente disdettato tutti i contratti integrativi. Ha poi sottoscritto con la Cisl e la Uil un contratto separato nel quale si tagliano tutte le indennità presenti in busta paga portando così i salari dei lavoratori ai minimi stabiliti dal contratto dell’agro-industria (con perdite medie oscillanti tra i 4 i 5mila euro annui). È stato azzerato il premio di produzione e sono state ridotte le pause. I lavoratori sono stati chiamati uno ad uno per sottoscrivere questo nuovo contratto (della serie: o accetti o sei fuori) all’interno del quale vi era anche la clausola per cui il dipendente rinunciava a qualsiasi vertenza in cambio di un “bonus” di mille euro. Intanto è partita la cassa integrazione e la Cgil ha denunciato come nei turni di rotazione siano stati discriminati i lavoratori disabili e quelli iscritti al proprio sindacato. Dulcis in fundo: nella fabbrica ora operano due agenzie interinali che “sfornano” a iosa contratti anche per un solo giorno di lavoro.
Alla Montebovi di Lanuvio (Roma), dopo una cessione di ramo d’azienda a un consorzio di facchinaggio e pulizia, 30 operai (su un totale di 89) vengono messi in “ferie forzate” (una volta, però, fatte le ferie, i lavoratori rimangono senza salario). Partono le lotte e mentre i lavoratori sono in sciopero e in “ferie forzate”, l’azienda assume nuovi addetti (che entrano nello stabilimento scortati da vigilantes e dentro Suv con i vetri oscurati). Durante questa mobilitazione, che ha visto blocchi stradali e momenti di tensione anche con la “celere”, sono stati licenziati un delegato e due iscritti alla Flai-Cgil.
Alla Fiat viene rinnovato il “Contratto Collettivo Specifico di primo livello”. Così ora viene chiamato il contratto di lavoro che riguarda gli 86mila dipendenti della casa automobilistica, dopo che Marchionne ha gettato nel cestino il contratto nazionale dei metalmeccanici e gli accordi integrativi che nel tempo si erano sottoscritti in tutti gli stabilimenti del gruppo. La Fiom non viene neanche convocata al tavolo di trattativa perché, secondo i padroni e secondo gli altri sindacati, non ne ha più diritto, non avendo firmato i precedenti accordi che hanno, appunto, creato questa nuova situazione. I contenuti dell’accordo prevedono tra l’altro che il premio di produttività (ora chiamato “incentivo per la produttività”) verrà decurtato in caso di malattia e di assenza dal posto di lavoro (d’ora innanzi ai fini del calcolo di questo premio, ad esempio, verranno esclusi anche i permessi sindacali). Nel frattempo si apprende che a Pomigliano (da “Il Mattino” dell’8 marzo 2013) la rotazione della cassa integrazione prevista per 1.390 lavoratori si applicherà solo nella “nuova area C” (“un reparto per i collaudi e i servizi generali, attività, comunque, distinta dal cuore delle produzioni della Panda”). In questa area sono stati inseriti i lavoratori iscritti alla Fiom-Cgil reintegrati dalla magistratura del lavoro perché riconosciuti “discriminati” dalla Fiat nelle riassunzioni avvenute alla newco “Fabbrica Italia Pomigliano”.
I lavoratori riassunti sono stati ricollocati, guarda caso, in un settore coinvolto dalla cassa integrazione… e, soprattutto, ben lontano e distinto dal cuore produttivo della fabbrica.
Che fare n.78 maggio - ottobre 2013
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA