Che fare n.78 maggio - ottobre 2013
Niscemi, Sicilia, 30 marzo 2013
La manifestazione nazionale contro il sistema militare Muos
Il 30 marzo 2013 la cittadina siciliana di Niscemi è stata attraversata da una folta manifestazione nazionale.
Obiettivo: fermare la costruzione del Muos e rimuovere le 46 antenne già installate e funzionanti per il Naval Radio Transmitter Facility (Nrtf). Il corteo è stato il risultato delle iniziative intraprese da più di un anno dalla popolazione di Niscemi e della Sicilia. Inizialmente la mobilitazione ha preso di mira le 46 antenne e il progetto del Muos per i danni alla salute provocati dalle loro emissioni elettromagnetiche.
Con il passare dei mesi, il comitato sorto a Niscemi grazie all’attività delle “Mamme No Muos” è stato seguito dalla nascita di altri comitati in altre città dell’isola fino alla costituzione del coordinamento regionale dei comitati No-Muos.
Tra manifestazioni locali e azioni di contro-informazione si è arrivati alla manifestazione nazionale del 30 marzo 2013. Noi compagni dell’OCI abbiamo seguito l’evolvere di questo movimento e partecipato alla manifestazione di Niscemi. Erano presenti 10.000 persone circa. Un lungo corteo ha sfilato, in mezzo ad un imponente schieramento di polizia, fino ai cancelli della base Usa. La partecipazione è andata aldilà delle aspettative degli organizzatori.
Consistente la presenza dei giovani e delle famiglie con bambini della zona e dell’isola. Hanno partecipato al corteo la Cgil regionale, i Cobas, alcuni centri sociali di Palermo e di Catania, consistenti gruppi di Boy Scout e rappresentanze dei partiti della sinistra.
Accanto ai comitati No Muos di tutta la Sicilia con i loro striscioni, hanno inoltre sfilato la delegazione dei No Tav, dalla Val Susa, quella dei comitati contro la base Dal Molin di Vicenza, quella della campagna No Radar dalla Sardegna.
La manifestazione è stata conclusa da un giro di interventi gestito dagli organizzatori. Sono intervenute le rappresentanze dei No Tav e dei No Dal Molin. La prima ha evidenziato l’importanza di unificare i movimenti in difesa del territorio e della salute. La seconda ha invitato i comitati No Muos a partecipare alla manifestazione nazionale che si sarebbe tenuta il 4 maggio 2013 a Vicenza contro la base militare. Sono intervenute le “Mamme No Muos di Niscemi”, determinate a tenere attivo il presidio permanente organizzato all’interno del parco. Alcuni esponenti del Coordinamento regionale dei Comitati No Muos hanno, poi, ribadito la volontà di continuare la mobilitazione per ottenere la completa eliminazione delle 46 antenne, demilitarizzare l’aeroporto militare di Sigonella (già oggi attivo nell’uso dei droni, come denuncia il manifesto di convocazione della manifestazione di Niscemi) e vigilare sulla revoca delle autorizzazioni ai lavori nella base (annunciata più volte e di per sé non risolutiva) del presidente della regione Crocetta. Successivamente è intervenuto Zucchetti, l’esperto del politecnico di Torino, che ha denunciato la pericolosità per la salute del Muos e delle antenne già installate (a Niscemi il tasso del cancro ai genitali e alla tiroide è sei volte superiore alla media insulare!). Zucchetti ha anche ricordato che le onde elettromagnetiche della base interferiscono con qualunque apparecchiatura “elettrica”, inclusi by-pass, sedie a rotelle, pacemaker, ecc., tant’è che l’installazione del Muos, inizialmente prevista a Sigonella, è stata spostata a Niscemi per un rapporto del Pentagono sul rischio di innescare con il potente radar la detonazione accidentale dei missili e delle bombe collocati a Sigonella.
Nel corteo si registrava la consapevolezza di essere di fronte a un problema non semplicemente siciliano o italiano ma anche la convinzione (da noi non condivisa) che la straordinaria manifestazione e la simpatia registrata in ampi strati della popolazione dell’isola siano sufficienti per indurre l’Italia, gli Usa e la Nato a tornare indietro. Ora, che la mobilitazione sia l’elemento decisivo per portare a casa il risultato, su questo non c’è alcun dubbio. È stata l’iniziativa di lotta e di contro-informazione portata avanti finora, e solo essa, ad aver indotto la giunta regionale a sospendere le autorizzazioni.
Il fatto è che la rete istituzionale e la macchina bellica che stanno dietro il progetto, sono così mostruosi, internazionali e vitalmente intrecciati agli interessi strategici dell’economia dell’Occidente, che non si faranno scrupoli finché non incocceranno in un movimento di lotta ampio, organizzato attorno alla forza dei lavoratori e internazionale. Le intenzioni dei Signori della Guerra sono rivelate dagli avvisi di garanzia inviati alle “Mamme del No Muos” per aver opposto resistenza al passaggio dei militari diretti verso la base di Niscemi, dagli arresti dei ragazzi (a cui va la nostra incondizionata solidarietà) che il 22 aprile 2013 sono saliti per protesta su alcune delle 46 antenne e dal comunicato emesso in quest’ultima occasione dall’ambasciata statunitense in Italia: “La costruzione delle torri Muos è stata temporaneamente sospesa. Tuttavia la Nrtf di Niscemi rimane operativa ed è vitale per le operazioni militari e umanitarie della Nato. Le azioni illegali e irresponsabili di oggi, condotte da un gruppo di manifestanti, mettono a repentaglio queste operazioni.”
I governi di Roma e Washington, e i rispettivi vertici militari non si aspettavano la risposta popolare che c’è stata. Ora tentano di intimorire, di far melina con il drecreto di sospensione (provvisoria, precisa il comunicato Usa!) dei lavori per indurre alla smobilitazione e alla delega alle istituzioni locali, di dividere il movimento di lotta incoraggiandovi la presa di distanza dalla componente più determinata di esso. Contro questa tattica e contro la volontà degli Usa, dell’Italia e della Nato di proseguire nel loro progetto, il movimento No Muos può contare solo sulle proprie forze e sul collegamento con le forze sociali che hanno interesse a lottare contro le antenne, il radar, il dispositivo della Nato e le missioni militari a cui l’apparato militare è finalizzato. Queste forze sono l’insieme dei lavoratori d’Italia e d’Occidente e gli sfruttati del Sud del mondo, a partire da quelli che abitano nel mondo arabo-islamico e che già oggi sono investiti dalle armate occidentali, in Libia, in Mali, in Palestina, in Siria.
Questo tema ha fatto capolino nella manifestazione di Niscemi nella preoccupazione in essa presente di essere esposti alla ritorsione da parte dei paesi colpiti dalla Nato negli scenari di guerra prossimi venturi. Ora: dentro gli scenari di guerra si è avviluppati già da tempo. La coerente continuazione della mobilitazione intrapresa richiede, pertanto, che essa punti il dito anche contro le aggressioni già partite e in preparazione dalle basi della Sicilia e tenda una mano ai popoli e agli sfruttati che in Africa e nel mondo arabo-islamico resistono agli “effetti nocivi” provocati dall’invasione dei padroni, delle imprese, delle forze armate italiane e occidentali La Sicilia non potrà mai essere una “culla di pace” fino a quando il Mediterraneo sarà un mare di guerra. Di guerra contro gli immigrati che, respinti dalle politiche razziste dei paesi occidentali, vengono inghiotti ogni anno a centinaia dalle sue acque.
Di guerra contro i popoli africani e mediorientali continuamente minacciati, ricattati e bombardati dalle flotte aereonavali della Nato, degli Usa e dell’Europa.
Che fare n.78 maggio - ottobre 2013
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA