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Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013

Gli operai della Fiat di Kragujevac (Serbia) contro i ritmi di Marchionne

Riprendiamo dal sito http://italintermedia.blobalist.it una nota che informa di un importante agitazione sindacale avvenuta a novembre nello stabilimento automobilistico della Fiat di Kagujevac.

Le condizioni di super-sfruttamento contro cui gli operai di Kagujevac stanno tentando di sollevarsi sono uno di “regali” della lunga aggressione ai Balcani portata avanti negli anni ’90 dalla Nato, dagli Usa e dalla Ue, fino ai 78 giorni di bombardamenti all’uranio impoverito sulla Serbia-Kosovo del 1999. Quei bombardamenti “umanitari” videro l’Italia in prima fila. Capo del governo era allora Massimo D’Alema. La Cgil li appoggiò giudicandoli “una contingente necessità”.

La “vecchia” fabbrica automobilistica di Kragujevac venne duramente colpita e poi, a guerra conclusa, acquistata a prezzi stracciati dalla Fiat, che la ricostruì anche grazie ai consistenti aiuti economici (circa 200 milioni di euro) e normativi “concessi” dal governo serbo.

Il nuovo stabilimento è stato inaugurato nel maggio del 2012.

Sfruttando la fame di lavoro (in Serbia vi è un milione di disoccupati su una popolazione di 7 milioni e mezzo), la Fiat è riuscita a imporre ai lavoratori e ai sindacati locali dure condizioni sul piano salariale, su quello degli orari e su quello dei ritmi lavorativi. Ma…

“9 Novembre 2012. Lo stabilimento Fiat di Kragujevac sta attraversando i primi scontri sindacali della sua giovane storia: nella fabbrica in cui si stanno sperimentando i nuovi turni di lavoro, gli operai delle istallazioni lamentano condizioni troppo rigide ed un aumento dei ritmi non più sostenibile. Dopo una minaccia di sciopero, l’azienda ha deciso di accettare le richieste degli operai e pagherà gli straordinari in misura più consistente, ma la pace sindacale che regnava fin dalla nascita dell’azienda italo-serba si è infranta.

Con l’inizio della produzione della “500 L”, la Fiat Automobil Srbija ha inaugurato nuovi turni di lavoro che dovrebbero poi entrare in vigore nell’intero gruppo: dieci ore con pause ridotte per quattro giorni a settimana, e poi tre giorni a casa. “Lunedì ho parlato con gli operai durante una pausa di  20 minuti – dice “Blic” Zoran Mihajlovic, storico presidente dei sindacati indipendenti di Kragujevac – e loro dicono che dieci ore di lavoro al giorno sono troppe anche perché la linea di produzione ha cominciato a muoversi più velocemente e la richiesta di produttività è aumentata.

A questi ritmi, dicono, non ce la si fa. Loro vorrebbero tornare a turni di otto ore per cinque giorni alla settimana. E poi i loro salari restano di circa 33mila dinari (meno di 300 euro, n.d.t.) e lavorando di notte ricevono solo 300 dinari, ovvero tre euro, in più. Nello stabilimento il primo turno entra in funzione dalle 6 del mattino alle 18, ed il secondo dalle 22 alle 6. A far esplodere il malcontento pare sia stata la decisione di imporre quattro ore di straordinario in più, ma di fronte alla prima minaccia di sciopero della sua storia l’azienda ha deciso di trattare e per il momento la minaccia è rientrata con l’accordo di aumentare del 25 per cento la paga per le ore di lavoro in più

La Fas dice che a rendere necessario l’aumento del lavoro sono state le forti richieste della “500 L” da parte dei mercati europei, ma per conto dei sindacati Mihajlovic ribadisce che l’ entro febbraio prossimo ai turni ed alle giornate lavorative di prima. La Fas di Kragujevac in base agli accordi iniziali con il governo serbo doveva assumere 2.400 dipendenti, la momento ne conta cento in più ed entro la fine dell’anno dovrà assumerne altri 150, ma la sperimentazione dei nuovi ritmi “accelerati” e la riduzione delle pause, che inizialmente era stata fatta passare con una più generosa assegnazione di straordinari, sembra destinata a creare problemi anche se nello stabilimento l’azienda ha sostituito gli operai più anziani con personale giovane, che finora si riteneva maggiormente motivato.”

Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013

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