Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013
Nietzche, a nome delle "razze signore" contro la "razza del lavoro coatto"
Dagli anni sessanta, dalla rivisitazione compiuta dai filosofi "alternativi" Deleuze e Foucault, Nietzsche è spesso considerato nella sinistra come un critico e un dissacratore della società borghese. Nelle scuole superiori Nietzsche viene oggi presentato in questa veste affascinante a alcuni insegnanti giungono ad accostarlo a Marx e a Freud.
Nietzsche è, invece, un organico ideologo del razzismo e del social-darwiismo imperialista. Egli si ricollega alla elaborazione razzista portata avanti dalla borghesia nel corso del XVIII e del XIX secolo e la integra sul decisivo versante classista. Le razze, per il filosofo tedesco, non sono semplicemente quelle "classiche", dei bianchi, gialli e neri, ma sono intese come aggregati sociali con stesso colore di pelle e diverso rango. Tali aggregati si riducono in fondo a due soltanto: la razza dei signori e la razza degli schiavi. Eccone l'identità sociale.
Subito dopo la sconfitta della Comune ad opera dell'alleanza tra la borghesia tedesca e quella francese e la strage di 25 mila comunardi, Nietzsche scrive al suo amico barone von Gersdorff: "Di nuovo ci è consentito sperare" [...] Al di là della lotta delle nazioni , ci ha atterriti quella internazionale testa di Idra che è apparsa all'improvviso, così terribile, annunciatrice di future lotte del tutto diverse" (Riprendiamo questo e altri brani di Nietzsche dal libro di G. Lukacs "La distruzione della ragione", Einaudi, Torino, 1959). Passa qualche anno e, esaltando la schiavitù greca, Nietzsche scrive: "Nell'età moderna, a determinare le idee generali non è l'uomo che sente il bisogno di arte, ma lo schiavo. Fantasmi come la dignità dell'uomo, la dignità del lavoro, sono i meschini prodotti della schiavitù che si nasconde a se stessa, Età infelice quella in cui lo schiavo ha bisogno di tali concetti e viene spinto a meditare su se stesso, ad innalzarsi al di là di se stesso! Infelici corruttori che hanno distrutto le condizioni di innocenza dello schiavo con il frutto dell'albero della conoscenza!" Proseguiamo: "Una civiltà superiore può sorgere soltanto dove esistano due caste distinte della società: quella dei lavoratori e quella degli oziosi, abilitati ad un vero ozio: o con espressione più forte: la casta del lavoro coatto e la casta del lavoro libero".
Ancora non troppo chiaro? Passiamo allora al Crepuscolo degli dei: "Io non vedo che cosa si voglia fare con l'operaio europeo,. Egli sta troppo bene per non pretendere ora un poco alla volta di più , per non pretendere con sempre maggiore esagerazione: alla fine ha il numero dalla sua. È completamente finita la speranza che si costituisca qui una specie di uomo modesto e facilmente contentabile di sé, una schiavitù nel senso più blando del termine, in breve, una classe, qualcosa che abbia immutabilità. Si è reso l'operaio militarmente abile, gli si è dato il diritto di voto, il diritto di associazione: si è fatto di tutto per corrompere quegli istinti sui quali si poteva fondare una cineseria operaia, così che l'operaio già oggi sente e fa sentire la sua esistenza come uno stato di bisogno (in termini morali come un'ingiustizia) [...] Ma cosa vogliamo? Se si vuole uno scopo, è necessario volere i mezzi: se vogliamo schiavi ... e occorrono! non bisogna educarli da signori".
Per questo, il filosofo tedesco, vede con il fumo negli occhi il cristianesimo egualitario delle origini, attacca Rousseau (contrapposto al buon Voltaire) e sopratutto si scaglia contro il socialismo. Nell' Anticristo scrive: "Chi odio più di tutti fra la plebaglia di oggi? La plebaglia socialista, gli apostoli dei paria, che seppelliscono l'istinto, la gioia, il senso di sobrietà dell'operaio - che lo rendono invidioso, gli insegnano la vendetta ... L'ingiustizia non consiste mai nella disuguaglianza dei diritti, ma nel pretendere diritti uguali". Nel mettere in discussione la (per Nietzsche ammirevole) giungla capitalistica: "La vita è essenzialmente appropriazione , offesa, sopraffazione e nei confronti dell'estraneo e del più debole, oppressione, rigore, imposizione delle proprie forme, assimilazione e almeno, nel caso migliore, sfruttamento ... Lo sfruttamento è proprio non già di una società corrotta o imperfetta o primitiva, ma appartiene all'essenza del vivente come funzione organica fondamentale: è una conseguenza della vera e propria volontà di potenza, che è la volontà stessa della vita" ( Al di là del bene e del male ).
Da qui si comprende il senso dell'attacco di Nietzsche verso la democrazia e i governi borghesia del suo tempo. La loro colpa è quella di essere riluttanti a usare i mezzi necessari per ristabilire il dominio dei super-uomini borghesi sulla massa grigia dei proletari e per curarne gli interessi sulla scena mondiale con una coerente politica militaristica. In Ecce Homo Nietzsche scrive: "La conservazione dello stato militare è il mezzo estremo per accogliere e mantenere la grande tradizione in vistadel pù alto tipo di umanità, il tipo forte".
Ovviamente, se i rapporti sociali con la "razza schiava" europea devono essere regolati con "violenza sistematica", a maggior ragione tale violenza deve essere esercitata nei confronti della razza degli schiavi extra-europei: la necessità di mantenere "la signoria sui barbari" esige la liquidazione della consueta "sdolcinatezza europea" e l'uso della "barbarie dei mezzi" dei conquistatori impiegata "in Congo o dove che sia"
Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013
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