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Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013

La battaglia di Marikana

Marikana si trova a un'ora e mezza di auto da Johannesburg. È la sede di grandi miniere. tra queste vi è la miniera per l'estrazione del platino della Lonmin, una multinazionale con sede a Londra. Il 10 agosto 2012 i 3000 minatori della miniera entrano in sciopero. Chiedono un drastico aumento del salario, da 4000 rand (380 euro circa) a 12000 rand (1160 euro circa).

L'azione di protesta, è guidata da un piccolo sindacato, l'Association of Mineworkers and Construction Union (Amcu), non dal Num, llo storico sindacato dei minatori sudafricani.

Lo sciopero e i picchetti sono attaccati dalle forze di polizia. Negli scontri muoiono 2 minatori  e 2 poliziotti. Nei giorni seguenti sono uccisi altri 6 lavoratori. Il 16 agosto, dopo le minacce di licenziamento di massa da parte della Lonmin, i 3000 operai si presentano muniti di bastoni per difendere i loro picchetti. La polizia spara, uccide 34 minatori e ne ferisce più di 70. Lo stesso giorno della strage vengono arrestati 270 minatori, che poi, come prevede la legge, saranno accusati di aver causato la morte dei loro 34 compagni.

Anziché intimorire e scompaginare gli scioperanti, la repressione ne serra le fila e lo spirito di lotta. Non vogliono che i loro compagni siano morti in vano. Non solo lo sciopero continua, ma si allarga ad altre miniere, ad altri settori. In pochi giorni scendono in sciopero ben 121 mila minatori del settore del platino. Il piccolo sindacato Amcu, continua a riscuotere consensi "miniera dopo miniera" ai danni del Num, accusato dai lavoratori di una politica troppo debole e conciliatoria con la direzione aziendale. Il Bussiness Day sottolinea come le difficoltà del Num sono un chiaro segnale che "fa suonare i campanelli d'allarme per l'intero corpo politico del Sud Africa". Il presidente della repubblica sudafricana Jacob Zuma si presenta celermente alla miniera decretando una settimana di lutto nazionale e la creazione di una commissione di inchiesta sulla strage. Il lutto nazionale e le promesse di Zuma non bastano, però, a fermare i minatori, che continuano lo sciopero e accolgono trionfalmente Julius Malema. In diverse città si svolgono cerimonie e dimostrazioni per i 34 minatori uccisi. Scendono in piazza i proletari delle bidonville delle metropoli sudafricane. Intanto, mentre proseguono gli scioperi nelle miniere di platino, partono rivendicazioni sindacali in quelle di oro.

Tra la fine di agosto e gli inizi di settembre, scendono in sciopero 10000 minatori nelle miniere di oro della Gold Fields KDC East a Johannesburg. Si verificano scontri con la polizia per i picchietti davanti all'azienda. L'11 di settembre i giornali riportano la notizia che alla lotta della sezione est "si sono uniti altri 15 mila lavoratori della sezione Ovest, che produce 1440 once di oro al giorno (da il Sole 24 ore dell'11 settembre 2012). Ai primi di settembre nelle miniere Aurora (ex-proprietà di nipoti del presidente Zuma) la polizia spara proiettili di gomma contro i picchietti davanti all'azienda. Intanto nel settore tessile, nel quale sono in stallo da mesi le trattative sull'adeguamento dei salari all'inflazione, il sindacato Sactwu va al voto fra gli operai, in numero consistente donne, per decidere se iniziare uno sciopero nazionale.

Sempre agli inizi di settembre la Lonmin ritira la minaccia di licenziamento per gli scioperanti e vengono rilasciati 91 dei 270 minatori arrestati. La notte del 5 settembre, tre sindacati, il Num, Solidarity (che rappresenta sopratutto lavoratori bianchi qualificati) e al UASA (United Association of South Africa) firmano un accordo  con la Lonmin che prevede la fine dello sciopero e l'apertura delle trattative sugli aumenti salariali. L'AMCU e la delegazione dei lavoratori di Marikana (si è intanto costituito un comitato di lotta nella miniera) non firmano: non intendono smobilitare sulla base di semplici promesse.

Il movimento di scioperi non si arresta. Alla Impala Platinum scendono in sciopero migliaia di lavoratori per ulteriori aumenti. Vari oratori arringano gli operai e spingono per uno sciopero nazionale. La Anglo American Platinum (Amplats), il maggior produttore mondiale di platino, sospende le estrazioni del metallo nell'area di Rustenburg per paura del contagio della lotta. Una decisione inusuale, indice del grado di infiammabilità  raggiunto nell'industria mineraria sudafricana. Secondo quanto dichiarato dal ministro delle risorse Susan Shabangu al Financial Times, è la crisi più grave dal 1994, ano in cui fu abolita l'Apartheid. Anche le direzioni aziendali della Aquarius Platinum e Xtratam, due miniere di platino e cromo sempre nella stessa regione, passano alla serrata. A metà settembre, vicino all'impianto di Aquariusm, svolge una grossa manifestazione che la polizia affronta con i lacrimogeni. Nel frattempo scendono in sciopero anche i minatori di Coal of Africa, quelli della Anglo Gold Ashanti e oltre 20000 autotrasportatori. Ai primi di ottobre entrano in sciopero i lavoratori di una miniera di ferro alla Kumba Iron Ore, quelli di un'altra miniera di oro, la Harmony Gold e quelli di alcuni stabilimenti dell'auto, tra cui quelli della Toyota. Contemporaneamente la Amplats licenzia dodicimila minatori, mentre la polizia spara sui lavoratori uccidendone uno.

Il 27 settembre 2012 il Sole 24 ore scrive: "Gli scioperi si stanno estendendo a macchia d'olio nel settore estrattivo sudafricano e le proteste, iniziate nelle miniere di platino, si stanno adesso concentrando  sempre di più nell'industria dell'oro, in cui si è fermato circa il 40% della capacità produttiva". Il Num, uno dei pilastri della lotta contro l'Apartheid, viene criticato dai lavoratori perché troppo filogovernativo. Intanto si risveglia la lotta dei proletari delle bidonville, che iniziano ad uscire dai quartieri poveri e vanno ad "invadere" i quartieri della classe media, con blocchi stradali, cortei e roghi di pneumatici.

È in questo clima, e di fronte a perdite economiche più che consistenti, che la Lonmin si piega e concede aumenti del 22% (circa 150 dollari di più al mese), il triplo degli aumenti fino ad ora ottenuti dai lavoratori scesi in lotta in questi ultimi anni in Sud Africa. Sono previsti anche incrementi salariali legati all'andamento dei profitti e c'è una mezza promessa che entro due anni si raggiungeranno i 12 mila rand, l'iniziale rivendicazione dei minatori.

Mentre scriviamo, alcune multinazionali minerarie, tra le quali la Gold Fields, lasciano a casa piùdi 20 mila lavoratori per ritorsione contro gli scioperi ...  

Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013

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