Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013
Il Monti-pensiero sull’Italia, l’Ue e la globalizzazione
“L’emergere di nuovi giganti mondiali, che a volte sono antiche potenze tornate ai fasti di un tempo, come la Cina, è inarrestabile. Lasciarsi distanziare, però, significherebbe accettare condizioni di vita dettate da altri o imposte da una situazione confusa.
Qualcosa di simile è accaduto alle città greche dell’antichità la cui meravigliosa civiltà si è addormentata per la loro incapacità di unirsi. O alle città italiane, il cui splendore è andato perduto. Si pensi ancora alla repubblica di Venezia, morta per non aver saputo reagire alla “globalizzazione” del suo tempo, figlia delle grandi scoperte geografiche. Oppure a Bruges, il cui porto negli anni si è insabbiato …
Abbiamo dimenticato che simili rovesciamenti storici possono derivare da fattori di poco conto. Luigi Einaudi ci ricorda che le “esitazioni e le discordie degli Stati Italiani della fine del Quattrocento costarono agli italiani la perdita della indipendenza lungo tre secoli; ed il tempo della decisione, allora, durò forse pochi mesi”
Ai nostri giorni la posta in gioco non è da meno: il pericolo è che l’Unione Europea giunga al capolinea proprio ora che la progressiva rarefazione di determinate risorse a livello mondiale (energia, materi prime, acqua, terreni, cibo) minaccia di provocare violenti attriti, se non addirittura di scatenare conflitti armati. Le nostre inquietudini economiche e sociali sono legittime, ma devono iscriversi in una prospettiva più ampia. Einaudi, che eccelleva nell’arte di guardare lontano, scriveva già nel 1954: «Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire».
Da "La democrazia in Europa. Guardare lontano", Rizzoli, Milano, 2012
Che fare n.77 dicembre 2012 - aprile 2013
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