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Che fare n.76 Giugno Ottobre  2012

Estrema destra: Casseri e Breivik non sono due pazzi.

Firenze, 13 dicembre 2011. Gianluca Casseri, ragioniere cinquantenne appassionato di letteratura fantasy, si avvicina a tre lavoratori senegalesi che stanno vendendo borsette, accendini e magliette nel mercato di una piazza del centro della città. Estrae una pistola dalla tasca e fa fuoco. Modou Samb, 40 anni, e Mor Diop, 54, muoiono sul colpo. Moustapha Dieng, 34 anni, sopravvive ma riporta gravi ferite.
Passano due ore e Casseri ha, nel frattempo, già sparato ad altri due senegalesi a pochi passi dal Duomo, prima di rifugiarsi in un parcheggio. Qui, rintracciato dalla polizia, si toglie la vita.

Simpatizzante di CasaPound, Casseri è diventato un mito negli ambienti dell’estrema destra italiana. Sul sito razzista Stormfront viene elogiato come vero italiano e come “eroe bianco” meritevole di rispetto e onore. Per i militanti di estrema destra le motivazioni della strage sono evidenti e inoppugnabili: per loro, la situazione è insostenibile, la “società multietnica è una bomba a orologeria pronta a esplodere”.

Dall’Europa meridionale a quella settentrionale.

Norvegia, 22 luglio 2011. Anders Behring Breivik, 32 anni, ex iscritto al conservatore Partito del progresso e simpatizzante dell’estrema destra, armato di tutto punto, irrompe nell’isola di Utoya, dove è in corso un campo estivo dei giovani laburisti, e fa fuoco. Rimangono a terra 77 persone e molti feriti. Nel pomeriggio del 22 luglio, l’odio contro coloro che si ritiene incarnino il richiamo al marxismo e alla fratellanza tra i popoli e contro una “classe politica” ritenuta colpevole di aprire le porte della Norvegia agli immigrati e alla libertà religiosa, frantuma a suon di bombe e fucilate la patina armonica che riveste un paese, la Norvegia, considerato un esempio del “paradiso scandinavo”.

In Europa simili episodi vengono derubricati come semplici casi psichiatrici. Ma i Casseri e i Breivik sono davvero pazzi, “lupi solitari” che improvvisamente escono dal loro torpore e compiono atti inspiegabili?

 

Casseri-Breivik fa rima con Ariana Fallaci.

 

Per convincersi che non si tratta di gesti estremi e isolati basterebbe considerare le parole di approvazione pronunciate da esponenti politici di partiti parlamentari e governativi (di un Borghezio o di un Le Pen tanto per dire (1)) e la simpatia riscontrata anche in tante “persone comuni”.

Esageriamo? Limitiamoci a considerare due elementi.

Primo. Il programma di Casseri e di Breivik è il programma di uno dei più grandi successi editoriali di tutti i tempi, la quadrilogia dell’Ariana Fallaci, venduta a milioni di copie in Europa (e Nordamerica). Per la giornalista fiorentina, è in pieno svolgimento «il più squallido complotto», «la più grossa congiura della Storia moderna». Per comprenderla, oltre agli «esecutori ufficiali della congiura» (le associazioni egemonizzate da arabi e islamici) e ai «traditori» dell’Occidente e ai «collaborazionisti», occorre tener presente il ruolo che a vario livello, in modo consapevole o inconsapevole, vi svolgono «banchieri», «Papi», «capi di Stato», «politici» e «intellettuali» vari. Il risultato, secondo la scrittrice toscana, è catastrofico: «L’Europa vendutasi come una sgualdrina ai sultani, ai califfi, ai visir, ai lanzichenecchi del nuovo Impero Ottomano. Insomma l’Eurabia». Sì, «l’Europa sempre più una provincia dell’islam, una colonia dell’islam» (2). Per Ariana Fallaci il “popolo” deve ribellarsi contro questa presunta deriva, rigettando l’immigrazione di massa, innalzando, ancora una volta, la bandiera della superiore civiltà bianca occidentale, rispolverando l’identità europea con tanto di sacri valori cristiani e attivizzandosi per rilanciare il dominio del “Vecchio continente” sul pianeta. Cosa sostengono di diverso i “pazzi” Casseri e Breivik?  Perché la stampa ufficiale, in un caso, celebra la grande scrittrice e nell’altro, per ora, etichetta come folli i due attivisti di destra? Dove sta la loro follia, nel tradurre in azione politica le invettive della “grande” scrittrice?

Secondo. La maggioranza dei commenti inizialmente giunti sul sito della Nazione (il quotidiano fiorentino che per primo ha dato la notizia dell’assassinio dei senegalesi) aveva questo tenore: “Meno due”; “Grazie alla politica del buonismo è stata aperta la porta alla criminalità camorristica e extracomunitaria. Napoli è già qua”; “Un grazie ai buonisti new-age che non hanno mai avuto rispetto prima di tutto per gli Italiani lasciando proliferare mescolanze senza criterio… siamo solo all’inizio amici miei… ma come si dice, mal voluto non è mai troppo…”; “Solo due?”; “Ma quando ci leveremo dall’Italia questo sudiciume? Ci deve pensare il popolo?” Le lettere arrivate nei giorni successivi hanno avuto toni simili (la Repubblica, 14 dicembre 2011).

Pochi giorni prima della strage di Firenze, il governo Monti, in collaborazione con la Bce e il Fmi, aveva varato il suo primo pacchetto di affondi contro i lavoratori e Marchionne aveva compiuto un altro passo per imporre il suo modello di relazioni sindacali. Colleghiamo i due fatti: per queste legnate con chi dovrebbero prendersela i lavoratori, i pensionati e i disoccupati italiani? Con i lavoratori immigrati? Con i popoli del Sud del mondo?

Al momento l’indirizzo politico portato avanti dai Casseri e dai Breivik non ha un sostegno popolare di massa, sebbene siano un sintomo preoccupante le “sorprese” elettorali registrate in vari paesi europei. Crediamo, però, che le posizioni di Fallaci-Casseri-Breivik-Borghezio-Le Pen, che, per ora, hanno un seguito militante solo in limitate frange giovanili, possano acquisire rapidamente un seguito di massa. Anche tra i proletari. Non per un astratto traviamento della ragione. Ma per le strettoie in cui il sistema capitalistico mondiale sta conducendo i lavoratori europei. Per la conseguente erosione del “patto sociale” che essi hanno stretto nel XX secolo con le rispettive borghesie. Per la concorrenza spasmodica che arriva dai quattro angoli della Terra e che trova la sua manifestazione ravvicinata nella presenza, nelle città occidentali, dei lavoratori immigrati. Per l’effetto dell’educazione social-sciovinista che i lavoratori europei hanno accumulato negli ultimi due secoli. Per la politica razzista condotta dall’alto dai vertici istituzionali europei e italiani e dal basso dai gruppi di estrema destra.

La denuncia e la lotta tra i lavoratori della prospettiva politica dei Casseri e dei Breivik richiede, tra le altre cose, che si dia un’occhiata alle tesi su cui essa si fonda e agli addentellati che ha con il vissuto quotidiano dei lavoratori. Cominciamo questa analisi dall’Italia, con una prima, rapida rassegna di due dei più significativi gruppi, Forza Nuova e Casa Pound.

 

La “sinistra” fascista storica

 Le origini immediate di Forza Nuova e di Casa Pound sono recenti. Forza Nuova nasce nel 1997, Casa Pound inizia la sua attività ufficiale nel 2002, con la prima delle numerose “occupazioni non conformi”. Le due formazioni sono, però, il punto di arrivo di una lunga storia, che si ricollega idealmente all’elaborazione dell’ideologia razzista europea, al pensiero di Julius Evola, alla cosiddetta “dottrina sociale” del fascismo, alla Repubblica di Salò, alla corrente politica che, nel secondo dopoguerra, entro il partito del Movimento Sociale Italiano, cerca di mantenere viva questa tradizione, la corrente capeggiata da Pino Rauti. Questa corrente, la cosiddetta sinistra fascista “storica”, riteneva che l’esperienza della Repubblica di Salò avesse rappresentato una cesura col fascismo-regime e con la monarchia e avesse indicato la via per la creazione di quell’ordine nuovo vantaggioso per i popoli europei inseguito da Mussolini e da Hitler.

Il programma politico rautiano denunciava la marginalizzazione e la colonizzazione subìta dall’Europa-nazione a seguito della spartizione di Yalta da parte degli Usa e dell’Urss, e puntava al rilancio dell’Europa come terza potenza mondiale. Il completo sganciamento dell’Europa dalla logica dei blocchi era possibile attraverso il riarmo europeo, l’introduzione della moneta unica europea e un sistema economico incardinato sulle corporazioni. A tal fine la sinistra fascista storica sosteneva tutte quelle realtà nazionali o nazionaliste che, con la loro resistenza, destabilizzavano il falso equilibrio internazionale uscito dalla seconda guerra mondiale e che si opponevano, in particolare, all’imperialismo statunitense.

Alla fine degli anni ‘70, intorno alla corrente rautiana nasceva una serie di iniziative “culturali” ricalcate su quelle dell’estrema sinistra: campeggi, concerti rock, ecologismo, riviste “antagoniste”. Negli anni successivi la “nuova destra” avrebbe agganciato altre tematiche ambiguamente e genericamente “rivoluzionarie” e poi “no-global”. 

Lo scioglimento dell’Msi, la nascita di Forza Nuova e di Casa Pound

 In seguito alla “svolta di Fiuggi” del ‘95, il Msi si scioglie e viene fondata Alleanza Nazionale. I delusi dal tradimento degli ideali neofascisti si riuniscono sotto la guida di Pino Rauti nel Movimento Sociale Fiamma Tricolore, nel quale confluisce anche la galassia di estrema destra che negli anni ‘70 era fuoriuscita dal Msi o che si era formata all’esterno di esso (Base Autonoma, Meridiano Zero, Movimento Politico Occidentale, ecc.). Nel riaffermare il programma storico del “fascismo di sinistra”, il Movimento Sociale Fiamma Tricolore esplicita l’opposizione totale all’”immigrazione” che comincia ad interessare anche l’Italia.

Se l’obiettivo di Rauti di trasformare la Fiamma Tricolore nel centro di raccolta dei delusi da quella che egli definisce la “berlusconizzazione” di Alleanza Nazionale fallisce, la Fiamma Tricolore svolge a puntino la funzione di crogiuolo per la ricalibrazione della politica del “fascismo di sinistra” in funzione della fase storica in cui la mondializzazione capitalistica sta ponendo l’Europa all’inizio del XXI secolo. In questo lavoro svolge un ruolo di primo piano la rivista Foglio di Lotta, finanziata dal latitante a Londra Roberto Fiore. Nel 1997 Rauti vieta la diffusione della rivista, intimorito dal consenso che questa riscuote, specialmente tra i più giovani. I militanti di Foglio di Lotta decidono allora di uscire dal partito per dar vita ad una nuova creatura politica, Forza Nuova. Forza Nuova nasce a Londra il 27 settembre 1997.

Il programma di Forza Nuova, articolato in otto punti, intende recuperare, attingendo ecletticamente da varie direzioni, l’obiettivo centrale del radicalismo di destra: il rilancio della potenza mondiale delle nazioni europee attraverso la formazione di un unico stato continentale. Questo obiettivo non è diverso da quello della Bce a cui “Forza Nuova” dice di contrapporsi. La diversità sta nel modo con cui Forza Nuova intende realizzare questo obiettivo e la centralizzazione, da esso richiesta, dei capitali europei riottosi a una direzione statale unitaria.

In questa tendenza politica c’è la percezione della difficoltà dell’alta borghesia a condurre in porto una simile operazione e dell’incapacità delle algide élite tecnocratiche di raccogliere il consenso e il sostegno militante della popolazione lavoratrice. Da qui la polemica con i centri finanziari e i borghesi a-nazionali, la richiesta della messa al bando della massoneria e l’abolizione dell’usura a favore del “giusto” profitto. Da qui la convinzione di dover puntare sulla gente comune, contro le titubanze e gli egoismi degli stessi borghesi, per realizzare il “nuovo ordine europeo”. Da qui le parole d’ordine per cointeressare i lavoratori al rilancio europeista, tra cui quella sulla precedenza degli italiani sugli immigrati nei servizi sociali e nelle assegnazioni delle case popolari. Da qui la promessa di far discendere dal rilancio imperialistico dell’Europa, dalla razionalizzazione della sua macchina capitalistica e dal dominio sui popoli del Sud del mondo vantaggi anche per i lavoratori europei. Da qui la proposta di rispolverare le corporazioni come cinghia di trasmissione per cementare entro i cerchioni dell’europeismo l’ansia proletaria di non farsi stritolare della morsa che il capitale comincia a stringere e, nello stesso tempo, per far pesare la pressione proletaria sugli appetiti anarcoidi di singoli capitalisti o di singoli settori capitalistici. Da qui il tentativo di alcuni settori dell’estrema destra di convergere con gruppi dell’estrema sinistra in nome di un “anti-capitalismo” di facciata che punta l’indice contro singoli aspetti della dominazione borghese e contro singoli esponenti del suo esercizio per salvarne le radici, arrivando fino a prospettare la cosiddetta “socializzazione” della gestione della macchina capitalistica sostenuta in passato da alcune correnti della Repubblica di Salò e del partito Nazional-socialista di Hitler.

Anche Casa Pound si muove su una lunghezza d’onda simile. Essa conduce la sua iniziativa, però, su un terreno più sociale e culturale. Si spende, ad esempio, sul recupero del marinettismo e del turbo-dinamismo, come serbatoio di ispirazione contro le stanche e litigiose élite borghesi europee. In questa attività, Casa Pound si avvale pragmaticamente degli appoggi e degli spazi offerti dalle istituzioni borghesi. Casa Pound si è, infatti, connotata come associazione e si è collocata nell’orbita del Pdl e del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ricevendone legittimità, appoggi e sostanziosi aiuti. Casa Pound gode anche di buona stampa e buona considerazione anche nel campo editoriale. Si pensi alla recente uscita per la Rizzoli del romanzo “Nessun dolore. Una storia di Casa Pound”, scritto da un suo esponente di primo piano.

 

Un argine di conservazione estremo

 

Ancora non sono mature le condizioni oggettive che possono far diventare accattivanti a livello di massa le posizioni di Forza Nuova e di Casa Pound. Lo potranno diventare. Quando l’acutezza degli antagonismi tra le classi e i continenti sarà divenuta dirompente e la conservazione dei rapporti sociali capitalistici avrà bisogno di canalizzare in funzione di questo obiettivo la rabbia e la delusione suscitate tra i lavoratori europei dagli effetti disastrosi indotti sulla loro vita dalle cure che stanno cominciando ad applicare la Bce, Monti, Merkel. Non è escluso possa aversi una replica della carta giocata da Mussolini con la Repubblica di Salò, quando Mussolini tirò fuori dal cassetto la proposta della “socializzazione” delle imprese nel tentativo estremo di salvare il progetto di “Ordine Nuovo” (capitalistico)  che insieme a Hitler aveva cercato di stabilire in Europa e nel mondo.

Oggi siamo lontani da questo momento. Ma è bene prendere le misure sin da ora legando la denuncia della prospettiva dell’estrema destra con la battaglia sindacale e politica condotta tra i lavoratori, anche quelli che trovano al momento un riferimento nella destra, contro la politica europeista nella versione oggi in voga, uella di Monti, Draghi e Merkel.

(1) Borghezio: “Alcune delle idee espresse da Breivik, al netto della violenza, sono in qualche caso ottime. Io penso che la difesa dell’Europa cristiana, anche in termini di crociata contro l’islamismo il terrorismo, contro il progetto del Califfato in Europa, è sacrosanta”. (torna al testo1)

(2) Il libro La rabbia e l’orgoglio ha venduto un milione e mezzo di copie in Italia, 500 mila nel resto del mondo. (torna al testo2)

Che fare n.76 Giugno Ottobre  2012

    ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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