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Che fare n.75 Dicembre 2011 - Marzo 2012

I bantustan-lager

I bantustan (o homeland) erano zone all’interno del Sud-Africa in cui venne confinata e deportata una cospicua quota della popolazione nera. Questi autentici lager a cielo aperto, posti nelle vicinanze dei grandi centri industriali e minerari, erano riconosciuti dal governo di Pretoria come stati formalmente autonomi da cui si poteva uscire solo per andare a lavorare nelle aziende e nelle miniere dei bianchi. La loro amministrazione era affidata alle autorità tribali più reazionarie e più compromesse col regime segregazionista. A cosa servissero ce lo spiega Cornelius Petrus Mulder , ministro dei Bantu Administration and Development nel governo sudafricano nel 1978: "Se la nostra politica sarà portata alla logica conclusione per quanto riguarda i neri, non ci sarà più alcun nero con la cittadinanza sudafricana. (...) In Sudafrica i neri saranno onorevolmente sistemati in stati indipendenti e su questo parlamento non peserà più alcun obbligo morale di rispondere alle loro rivendicazioni politiche". Enormi serbatoi di manodopera stipata in condizioni bestiali, terroristicamente separati dal resto della società, suddivisi ad arte per base "etnica" e, all’interno di questa stessa suddivisione, spezzettati in tanti micro territori neanche confinanti tra di loro. "Alla base vi era l’idea della frammentazione, secondo l’antico principio del divide et impera, che si applicava non solo alla divisione dei neri in gruppi etnici, ma anche alla struttura stessa delle riserve. Ogni homeland consisteva di vari territori separati tra loro: il Bophautatswana, homeland dei tswana, era formato da diciannove territori distinti, che distavano anche centinaia di chilometri (...) ed erano strutturati in modo da mantenere le aree più fertili e più ricche di risorse in mani bianche. Il Bantu Homeland Citizenship Act del 1970 attribuiva a ciascun nero la cittadinanza dell’homeland a cui era considerato appartenere secondo la presunta affiliazione etnica. (...) Quando, a partire dal 1976, quattro bantustans furono dichiarati indipendenti, i cittadini di tali stati fantoccio (...) persero ipso facto la cittadinanza sudafricana [e] si ritrovarono stranieri nel loro paese" (V. Federico, Sudafrica, Il Mulino, Bologna, 2010).

Che fare n.75 Dicembre 2011 - Marzo 2012

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