Home page        Archivio generale "Che fare"         Per contattarci


Dal Che Fare  n.° 74 giugno ottobre  2011

Il neo-presidente dell’Uaw al Wall Street Journal "Un’organizzazione (sindacale) globale con sedi nei paesi emergenti..."

"In un’intervista al Wall Street Journal il nuovo presidente della United Auto Workers [UAW, il sindacato dei lavoratori dell’auto, ndr], Bob King, annuncia: "Abbiamo un tesoro di 800 milioni di dollari e siamo decisi a spenderli per spingere la nostra organizzazione in nuove fabbriche. È il modo migliore per proteggere i nostri iscritti attuali". Bersaglio designato: Toyota, Volkswagen e Hyundai. Tre multinazionali straniere che hanno localizzato le loro fabbriche negli stati degli Usa più refrattari ai sindacati. Sono per lo più stati del Sud, come Alabama, Mississippi e Tennessee. Storicamente poveri rispetto alle aree industriali del Midwest, per attirare investimenti questi stati hanno adottato le cosiddette normative right to work che, di fatto, sono robuste barriere contro i sindacati. Alle Unions viene proibito di prelevare in busta paga la quota del tesseramento.

Organizzare dei referendum in fabbrica per consentire l’ingresso dei sindacati è difficile, il datore di lavoro ha diritto a ogni sorta di ostruzionismo. È in virtù di queste regole che la Uaw è rimasta confinata per 75 anni a Detroit nelle tre case automobilistiche statunitensi, Gm, Ford e Chrysler. Mentre le concorrenti estere, andando a reclutare manodopera più giovane e rigorosamente non sindacalizzata, hanno pagato salari più bassi e ottenuto un notevole margine di competitività. Sui 575mila dipendenti dell’industria automobilistica negli Usa, 108mila lavorano per le case straniere in territori ostili ai sindacati. Ma la cortina di ferro invisibile tra il Nord e il Sud degli Usa è stata incrinata dall’ultima crisi.

Da una parte, l’Uaw ha fatto le ben note concessioni: i nuovi assunti a Detroit ricevono una paga pari alla metà degli altri; gli operai con anzianità hanno accettato tagli pesanti sulle prestazioni sanitarie e previdenziali. Di conseguenza, il divario con il costo del lavoro alla Toyota è quasi azzerato. Nel frattempo la Toyota ha avuto tremendi problemi di qualità alle sue vetture: si è spezzata l’equazione "più efficienza senza il sindacato" (…) "Se non accettano le nostre regole - avverte King dalle colonne del Wall Street Journal - la battaglia sarà dura, globale." L’Uaw è pronta ad "organizzare manifestazioni di protesta fuori dai cancelli delle fabbriche Toyota, Volkswagen e Hyundai, a  picchettare i loro concessionari, a boicottare le gare automobilistiche a cui partecipano queste marche." E vuole estendere ogni forma di lotta fuori dai confini degli Usa, "fino a colpire i quartieri generali" delle case madri. "È una svolta totale - commenta il Wall Street Journal - per un sindacato che ha speso gli ultimi anni in una ritirata." L’Uaw ha presentato 11 regole alle case straniere: tra queste figura l’impegno a non intimidire i loro lavoratori per scoraggiarli dall’aderire al sindacato, né promettere aumenti a chi rifiuta il tesseramento. La Uaw vuole creare anche un’organizzazione globale con sedi nei paesi emergenti come Cina, India e Brasile, con scambi di delegati e borse di studio."

F. Rampini su la Repubblica

del 4 gennaio 2011

Dal Che Fare  n.° 74 giugno ottobre  2011

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


Home page        Archivio generale "Che fare"         Per contattarci