Dal Che Fare n.° 74 giugno ottobre 2011
La politica estera indiana:per quanto tempo ancora,il piede in due staffe?
Passato il momento critico del 1990-1991, oggi la borghesia indiana ambisce a diventare, con il suo stato, una grande potenza planetaria. Un simile obiettivo le pone davanti una serie di scelte fin qui rimandate, ma ormai giunte al loro snodo. Tra queste vi è la collocazione internazionale del paese. La borghesia indiana sa bene in che misura Washington punti su di lei per farne un contrappeso nei confronti del gigante cinese. Gli accordi militari e le concessioni in campo nucleare offerte dagli Usa negli ultimi anni sono stati caratterizzati da questo scoperto obiettivo. L’India ha accettato.
D’altro canto, però, Nuova Delhi sta anche rafforzando i suoi legami con la Cina e con gli altri grandi paesi "emergenti", come il Brasile e la Russia. Le recenti prese di posizione contro l’intervento occidentale in Libia e, ancor di più, le convergenze (almeno per il momento) con Pechino, Mosca e Brasilia sulle questioni monetarie, dimostrano come l’India, fedele alla sua "vecchia" tradizione, stia giocando su più tavoli. Al momento tenere il piede in più staffe può portare - e sta portando - a qualche risultato, ma alla lunga anche Nuova Delhi sarà chiamata a fare una scelta più netta che peserà tanto sui suoi equilibri sociali interni, quanto sul processo appena avviato - e per nulla scontato negli esiti - di riassetto e ridefinizione delle gerarchie capitalistiche internazionali.
Dal Che Fare n.° 74 giugno ottobre 2011
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