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Dal Che Fare  n.° 74 giugno ottobre  2011

Contro il nucleare,civile e militare

Il disastro della centrale nucleare di Fukushima –una catastrofe nella catastrofe del terremoto in Giappone– ha riproposto drammaticamente all’attenzione del mondo la questione del nucleare. Mentre pubblichiamo sul sito una presa di posizione arrivataci da un gruppo di ferrovieri giapponesi, fissiamo qui, per punti sintetici, gli elementi a nostro avviso essenziali per l’inquadramento della questione.

Apprendisti stregoni

Il nucleare è l’esempio dell’impossibilità da parte del sistema sociale capitalistico di avere un controllo effettivo sulle forze produttive. Nella società capitalistica l’essere umano è dominato dal sistema economico, così come l’uomo primitivo era dominato dalle forze della natura. È il sistema economico che detta le scelte. Esso si comporta come il Fato degli antichi, cieco e inesorabile. Stritola nel suo meccanismo colui che l’ha prodotto.

La ricerca scientifica, la tecnologia e il loro sviluppo ne sono condizionate ed asservite. L’inarrestabile corsa verso il profitto genera un meccanismo indipendente e ingovernabile destinato alla distruzione della specie umana e della natura.

Centrali ad uso "civile"?

Il nucleare civile è inscindibilmente legato al nucleare militare (da cui, del resto, genealogicamente discende). La scelta più o meno nuclearista di un qualsiasi stato è condizionata, oltre che da scelte economiche, da opportunità strategico-politiche e strategico-militari. Visto che la quasi totalità delle armi nucleari è detenuto dalle superpotenze occidentali e che la loro tentazione di farne uso contro i popoli del Sud del mondo dipende dalla probabilità e dall’entità della rappresaglia subita, è del tutto ovvio che le borghesie dei paesi emergenti, come accade per esempio con quella iraniana, cerchino di dotarsi delle armi nucleari.

Sicurezza?

Fukushima come Cernobyl 1986 (livello 7, il massimo); Kyshtym 1957 (livello 6); Chalk River 1952, Windscale 1957, Three Mile Island 1979 (tutti di livello 5). Sei incidenti gravi in meno di 60 anni! Di quale sicurezza si parla? Il capitale in qualsiasi impresa ha come obbiettivo la massima profittabilità. Sua insopprimibile esigenza è, perciò, risparmiare su tutto, in particolare su ciò che non produce alcun immediato guadagno, come la sicurezza. Il semplice elenco degli esempi che potremmo portare riempirebbe l’intero giornale. Senza contare, poi, gli effetti a bassa intensità, sistematici e a profondo impatto nella contaminazione delle acque, della terra e dell’aria prodotti nel loro normale funzionamento dalle centrali nucleari impiantate dal capitale.

Scelta energetica?

La scelta nucleare viene spesso citata come una necessità dovuta al bisogno di energia. In verità la società capitalistica è la società dello spreco infinito! Di materie  prime, di lavoro umano, di ambienti naturali, di esseri viventi e di ogni sorta di "energia". Di quanta "energia" necessitino 6 miliardi di esseri umani non lo può stabilire certo il capitale, che alimenta a ciclo continuo consumo e distruzione, ma solo una società con un programma di specie che tenga conto dell’uomo e del suo rapporto con la terra.

Basterebbe solo citare il sistema dei trasporti e in particolare l’automobile per mostrare l’enorme spreco di materie prime, forza lavoro, territorio e le conseguenti distruzioni ambientali, inquinamento,  stress fisico e psicologico, morte per incidente e malattia che esso produce.

Scorie (quasi) immortali

Il tipo di scorie che produce una centrale nucleare e la pratica impossibilità di smaltirle sono all’origine di altre criminali conseguenze del nucleare capitalistico. La scoria non è "smaltibile" (certo, è vero, si può usare l’uranio impoverito e farlo piovere contro i popoli riottosi, per dargli una lezione saecula saeculorum...). Perché una scoria cessi di essere radioattiva ci vogliono almeno 300.000 al milione di anni! E intanto? Finché non ha cessato il suo effetto dove va a finire? I cimiteri di prodotti radioattivi dove sono? In Africa magari. Anche qui non cè da preoccuparsi: il mercato fiorente dei rifiuti troverà una soluzione.

Quale lotta contro il nucleare civile e militare?

«La lotta contro l’uso capitalistico del nucleare non può che essere "lotta contro l’uso del nucleare"», così scrivevamo nel n. 6 (1986) di questo giornale e lo ribadiamo. Così come ribadiamo che non vi sono soluzioni "tecniche" all’uso capitalistico del nucleare a cui vincolare obbiettivi di lotta. Nei paesi occidentali, nei quali è concentrato quasi completamente il monopolio delle centrali e degli arsenali nucleari, "l’unico obbiettivo realistico è quello della chiusura [in sicurezza] di tutte le centrali come di tutti gli arsenali presenti nel territorio.»

Dal Che Fare  n.° 74 giugno ottobre  2011

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