Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
Chi assiste gli anziani in Italia?
In Italia la popolazione con più di 75 anni è poco più di 8 milioni. Tra questi oltre 6 milioni e mezzo hanno necessità di assistenza a tempo pieno o part time, che a causa delle difficoltà di accesso alle strutture pubbliche viene garantita sempre più frequentemente attraverso il “welfare privato” –ossia attraverso l’assistenza familiare svolta da lavoratrici in massima parte immigrate.
A causa degli altissimi tassi di lavoro in nero non esistono dati precisi sul numero di lavoratrici impiegate in questo settore: esistono solo stime molto discordanti che comunque non distinguono tra chi lavora come colf o chi assiste gli anziani. Nel 2008, secondo le stime dell’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano –fatte proprie dal “Rapporto sulla non autosufficienza” presentato nel 2010 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministero della Salute– le assistenti immigrate erano circa 700.000, mentre quelle italiane erano 70.000. Il Censis, per il 2009, ha fornito stime decisamente più alte: 1.500.000 assistenti e colf (di cui 420.000 circa italiane) impiegate in circa il 10,5% delle famiglie italiane. Anche l’ADOC è di questo parere: secondo un’indagine molto dettagliata svolta nel 2008 “le assistenti familiari erano circa 1.700.000, in gran parte provenienti dai paesi dell’Est europeo (Ucraina, Polonia, Romania, Moldavia, Russia) ma anche da Filippine e Sud America. La maggior parte delle assistenti (il 67%) sono diplomate e laureate, e il 45% svolgeva nei paesi di origine lavori qualificati (pagati in media 300 euro), lasciati per cercare di ottenere retribuzioni più soddisfacenti assistendo gli anziani in Italia. Solamente 650.000 sono regolarizzate, mentre 1.050.000 famiglie hanno assistenti senza contratto”. Secondo le indagini del Censis solo il 38,2% degli occupati del settore svolge un lavoro totalmente in regola, mentre “il 39,8% è totalmente irregolare e il 22% si districa in una giungla di rapporti a volte regolari, altre volte no, o rispetto ai quali vengono versati contributi per un orario inferiore a quello effettivamente lavorato. La paga mensile media è di 900 euro netti, ma la maggioranza guadagna meno di 1.000 euro netti al mese: il 22,9% meno di 600 euro, il 20,2% da 600 a 800 euro, il 24,5% tra 800 e 1.000 euro”.
Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
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