Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
UNA NUOVA MANOVRA CONTRO TUTTI I LAVORATORI
Il 31 maggio scorso il governo Berlusconi ha approvato una manovra “correttiva” da ben 24, 9 miliardi di euro. Le istituzioni del capitale internazionale (Fondo Mondiale Internazionale, Banca Mondiale, borse mondiali, Banca Centrale Europea, Commissione Europea) hanno sollecitato e aiutato il governo Berlusconi a muoversi in questo senso. Sulla graticola doveva finire il proletariato, così come era già successo in Grecia (in modo ancora più pesante) e negli altri paesi europei. A dicembre la manovra sarà approvata dal parlamento e diventerà operativa.
Questa manovra non si caratterizza solo per un attacco economico, che c’è ed è pesante, al lavoro salariato. Essa mira anche ad intaccare quei pochi e, ormai, tenui fili unitari che ancora esistono nell’organizzazione collettiva di difesa dei lavoratori. Le misure contenute nella manovra, infatti, abbassano le tutele sociali che il proletariato d’Italia ha conquistato nel XX secolo e, nello stesso tempo, vanno ad approfondire, con sapiente e chirurgica precisione politica, le divisioni già esistenti tra i lavoratori a seconda del genere, della regione, della generazione, del tipo di azienda. Esse si integrano con i cambiamenti previsti dalla riforma federalista del fisco, dei servizi sociali e delle istituzioni.
La riforma ha compiuto in ottobre un altro passo in avanti: La Lega spinge sull’acceleratore per l’approvazione definitiva. Se non dovesse essere fermata, la riforma porterebbe, come abbiamo denunciato nei numeri scorsi del “che fare”, a un ridimensionamento del welfare in tutte le regioni, alla crescita del parassitismo delle istituzioni locali, all’introduzione di nuovi balzelli locali, alla balcanizzazione della condizione proletaria.
Chi aveva creduto alla manfrina di Tremonti contro la speculazione, è servito: la manovra di maggio non prevede alcun prelievo sulla rendita, sui forzieri delle banche e delle assicurazioni, sui profitti delle grandi imprese. Quando nelle riunioni europee si è discusso della proposta, sostenuta in modo particolare dalla Germania, di tassare le transazioni finanziarie, i rappresentanti del governo italiano si sono nettamente opposti.
La Confindustria, pur scontenta del governo in altri campi, ha pubblicamente approvato ed elogiato la manovra. La Cgil e il Pd l’hanno criticata, ma per il fatto che sarebbe incoerente, caotica, reticente. Non è così. Non siamo di fronte a nessuna “manovra caos” o “errata”. È una manovra animata da un coerente filo anti-proletario ed è rivolta contro tutti i lavoratori. Per meglio metterla a fuoco, andiamone ad analizzare alcune misure.
Pensioni – Sono state introdotte quattro “novità”.
La prima riguarda l’introduzione di un’unica finestra annuale “a scorrimento”, a differenza delle quattro attuali. In questo modo, è stata aumentata l’età pensionabile, sia per i lavoratori pubblici che privati, sia per le pensioni di anzianità che per quelle di vecchiaia. In conseguenza di ciò, d’ora in poi, quando un lavoratore va in pensione deve aspettare dodici mesi prima di poter ottenere il proprio assegno mensile! E questa “novità” si applica anche a chi ha maturato 40 anni di contribuzione...
La seconda “novità” stabilisce che l’età per andare in pensione sarà agganciata automaticamente e ogni tre anni alla speranza di vita. Pertanto, se la cosiddetta “speranza di vita”, ad esempio, aumenterà di tre mesi, bisognerà lavorare tre mesi in più! Domanda: se l’aspettativa di vita, ad esempio, crescesse fino a 90-95 anni, che facciamo? si resta lavoro fino a 75-80 anni?
La terza novità riguarda l’innalzamento, da gennaio 2012, a 65 anni dell’età pensionabile per tutte le donne che lavorano nel pubblico impiego!
Quarta novità, la revisione periodica dei coefficienti di trasformazione (ovviamente al ribasso) sarà anch’essa attivata con una procedura automatica senza alcuna discussione con il sindacato …
Un’altra conseguenza odiosa di questo continuo innalzamento dell’età pensionabile è la progressiva abolizione delle pensioni sociali.
Ciliegina sulla torta, infine, per i lavoratori messi in mobilità. Il governo ha deciso che dalle nuove regole introdotte si “salveranno”, al massimo, solo 10mila lavoratori tra coloro che sono in mobilità. C’è, dunque, il rischio concreto per questi lavoratori di rimanere senza alcun sostegno economico e senza alcuna pensione! Dopo il danno, di aver perso il lavoro, anche la beffa di non ricevere, una volta maturata, neanche la pensione!!
Tiriamo le somme. Bisognerà lavorare più tempo per prendere una pensione più bassa!
Sanità – Licenziamento del 50 per cento degli assunti a tempo determinato, blocco del turn over, riduzione dei trasferimenti alle Regioni (418 milioni di euro in meno nel 2011, un miliardo e 132 milioni nel 2012), 600 milioni di euro in meno per la spesa farmaceutica: sono questi i principali provvedimenti della manovra economica sul terreno della sanità.
Il licenziamento dei medici e degli operatori sanitari precari, per lo più impegnati nei pronto soccorso, nei servizi di emergenza ospedalieri e territoriali, assieme al blocco del turn over, causerà una riduzione quantitativa e qualitativa delle prestazioni erogate e un aumento dei tempi di attesa. La riduzione di risorse colpirà, in particolare, i servizi sociali a forte componente sanitaria (dalla disabilità, alla non autosufficienza, dall’assistenza domiciliare ai servizi di salute mentale). Risulteranno, inoltre, approfondite le differenze, già rilevanti, esistenti tra il livello delle prestazioni nelle regioni settentrionali e il livello delle prestazioni nelle regioni del centro e del meridione. In questo senso stavano già operando i cosiddetti piani di “rientro” avviati dalle regioni Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria, fondati sui tagli dei posti letto e sull’aumento dei ticket sulla farmaceutica e sulle prestazioni specialistiche e sanitarie.
Disabili – La manovra prevede, inoltre, il blocco del numero degli insegnanti di sostengo per gli studenti disabili! Il governo aveva anche intenzione di alzare la soglia percentuale di accesso all’assegno di invalidità civile (dall’attuale 75% all’84% !!…) e di modificare i requisiti per l’indennità di accompagnamento. La mobilitazione lo ha, per il momento, fatto tornare indietro, ma i pericoli di nuovi colpi di mano per il futuro restano tutti.
Pubblico Impiego – Stipendi fermi, blocco del turn over, rinnovi contrattuali (nazionali e integrativi) sospesi! Questa la ricetta del governo per i pubblici dipendenti. La manovra prevede, persino, che i rinnovi contrattuali relativi al biennio 2008–2009 non possono prevedere aumenti superiori al 3,2 per cento, una norma con effetto retroattivo su contratti già firmati, certificati dalla Corte dei Coni e con risorse già stanziate. Molti lavoratori potrebbero anche dover restituire i soldi già erogati. Il licenziamento, infine, dei precari potrebbe riguardare più di centomila lavoratori visto che, secondo la ragioneria generale dello stato, nel 2008 erano 210 mila!
Scuola – Anche qui, licenziamenti per i lavoratori precari e, per chi rimane, blocco del rinnovo contrattuale 2010-2012. Le ricadute dei tagli predisposti dal governo si avranno anche sui trattamenti pensionistici e sulle liquidazioni.
La manovra cancella l’integrazione scolastica e sociale per i ragazzi portatori di handicap: nel provvedimento governativo non si parla più di insegnante di sostegno ma semplicemente di “ore di sostegno”.
Enti Locali – Taglio netto dei finanziamenti alle regioni di 4 miliardi di euro nel 2011 e di 4 miliardi e 500 milioni nel 2012. I comuni, da parte loro, riceveranno dal tesoro centrale nel prossimo biennio 4 miliardi di euro in meno. Nello stesso periodo, i trasferimenti alle province saranno, infine, sforbiciati per 800 milioni. Questo si tradurrà in maggiori costi sociali per i lavoratori: minori servizi, soprattutto per le ferrovie regionali e, dunque, per i treni dei pendolari, e nel sicuro aumento delle tasse locali.
Un altro dato su cui riflettere, e che “certifica”, se ancora ce ne fosse bisogno, la contrazione costante, negli anni, della spesa destinata alle attività sociali, è quello relativo alla diminuzione della quota del “Fondo nazionale delle politiche sociali alle regioni”, passate da un miliardo di euro del 2004 ai poco più 300 milioni nel 2010 …
Pedaggio rete autostradale – Viene data la possibilità all’Anas di introdurre il pedaggio su bretelle e raccordi autostradali. Si parla, ad esempio, di far pagare il transito sul Grande Raccordo Anulare di Roma (così come su tanti altri raccordi autostradali italiani) con un euro ogni volta che si entra e che si esce. Se questa proposta verrà attuata, si tramuterà in un salasso per le centinaia di migliaia di lavoratori che, venendo da fuori Roma, sono costretti, per l’insufficienza della rete del trasporto pubblico, a muoversi con la propria auto e a percorrere il G.R.A.
Produttività – Anche per il 2011 il governo ha confermato la possibilità di detassare, con un’aliquota secca dl 10%, le ore di lavoro svolte come straordinario o durante la notte e nei giorni festivi. Anche i premi di rendimento e le “una tantum” erogate a livello aziendale rientrano in questo provvedimento: tale disposizione riguarderà solo i lavoratori del settore privato e troverà applicazione entro il limite complessivo di 6mila euro lordi annui e per tutti coloro che non superano 40mila euro di reddito e “a condizione”, così come sta scritto nell’articolo 53 della manovra, “che le stesse siano riconducibili a incrementi di produttività, innovazione ed efficienza produttiva e altri elementi di competitività e redditività legati all’andamento economico dell’impresa”. Il senso anti-proletario del provvedimento emerge nettamente dagli effetti della sua applicazione al caso Pomigliano. Il ministro del lavoro Sacconi, intervistato dal Corriere della Sera il 24 giugno scorso sull’accordo sottoscritto a Pomigliano, ha detto: “Con questo accordo, che prevede turni di notte e straordinari, un operaio di terzo livello finirà per prendere circa 3200 euro lordi in più in media ogni anno. Il governo valuterà (e, poi, in effetti, come abbiamo visto sopra, ha valutato … - n.n.) quale parte di questo salario aggiuntivo potrà essere oggetto di detassazione e decontribuzione, secondo quella linea di incentivazione del salario aziendale già adottata da tempo e ora allargata ai redditi fino a 40 mila euro”.
Siamo di fronte ad un altro passo verso il rafforzamento della strategia della Fiat e dell’intero padronato di legare, “mani e piedi”, i lavoratori all’andamento di mercato della propria singola e specifica azienda attraverso il collegamento di parti consistenti del salario al buon andamento dell’azienda stessa.
P.S. Rispetto al momento (ottobre) in cui l’articolo è stato scritto, nel cammino verso l’approvazione definitiva prevista per le ultime settimane del dicembre 2010, la manovra ha subito alcune modifiche. È stato attenuato il taglio dei trasferimenti agli enti locali. È stata rinnovata la proroga degli ammortizzatori sociali fino al luglio 2011. Nello stesso tempo, la maggioranza di governo ha stabilito che i biglietti per i treni regionali (quelli usati dai pendolari) saranno probabilmente aumentati (non è stato specificato in quale misura). Novità anche per i ticket sulle visite specialistiche: l’esenzione per gli aventi diritto durerà fino a maggio 2011, poi tutti a pagare.
Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA