Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
Immigrati: la "sanatoria" del governo, l’ "occhio di riguardo" verso le immigrati addette al lavoro di cura, le iniziative di lotta dei lavoratori immigrati in Italia.
Alcuni momenti di lotta dei lavoratori immigrati in Italia
Nelle righe che seguono diamo sinteticamente conto di alcune iniziative di lotta portate avanti in Italia nei mesi scorsi dai lavoratori immigrati.
Si tratta, inutile negarlo, di iniziative “piccole” e con un respiro organizzativo locale. Allo stesso tempo, però, queste circoscritte mobilitazioni sono significative perché segnalano come la lotta dei proletari immigrati veda un più fitto intreccio tra la rivendicazione di “diritti generali” (permesso di soggiorno, cittadinanza per i minori nati in Italia, ecc.) e le rivendicazioni legate direttamente alle proprie condizioni lavorative. È un dato non da poco poiché questo terreno, a date condizioni, può e potrà dimostrasi propizio per lo sviluppo e il rafforzamento di primi ed embrionali legami organizzativi, di lotta e di “discussione” tra lavoratori immigrati e italiani.
La rilevanza delle iniziative di cui parliamo è dovuta anche al fatto che esse vanno collocate in un contesto per nulla “facile”: le particolari condizioni di ricatto e vessazione istituzionale a cui la sezione immigrata del proletariato è sottoposta e che, dopo “i fatti Rosarno” del gennaio 2009, sono andate, anche silenziosamente, intensificandosi; gli immigrati sono tra i più colpiti dai licenziamenti e dalla cassintegrazione che con la crisi si sono abbattuti sulle industrie e sui cantieri; queste e altre difficoltà si aggiungono a quelle che è costretto a vivere l’intero mondo del lavoro.
In un simile contesto la vitalità che espressa dalle iniziative che raccontiamo, devono fungere da stimolo per proseguire nell’azione di tessitura di un movimento di lotta a scala nazionale del proletariato immigrato.
Roma, 14 ottobre 2010. Circa milletrecento immigrati sfilano combattivamente per le strade della capitale. Si tratta per lo più di lavoratori di origine asiatica ed africana. Si manifesta contro la “sanatoria truffa”, per la regolarizzazione di tutti coloro che ne hanno fatto richiesta, per il permesso di soggiorno e per il diritto di cittadinanza per chi è nato in Italia. Il corteo inizia, si svolge e si conclude accompagnato da comizi in cui, tra le varie cose, si denuncia costantemente la politica razzista del governo e delle istituzioni. Due giorni dopo, una piccola ma combattiva delegazione di immigrati di Roma e di Brescia partecipa unitariamente alla manifestazione della Fiom-Cgil e distribuisce ai manifestanti un volantino in cui si invita all’unità tra operai italiani ed immigrati.
Caserta, 8 ottobre 2010. Gruppi di braccianti africani coadiuvati da varie associazioni locali danno vita al cosiddetto “sciopero delle rotonde”. In pratica ci si raggruppa nei luoghi (le rotonde) dove la mattina passano i caporali a reclutare la manodopera e con striscioni e cartelli si dice a chiare lettere che “oggi non si lavora per meno di cinquanta euro”. Anche la grande stampa è stata costretta a prendere atto di questa mobilitazione. Noi qui vogliamo solo sottolineare la grande importanza di questa giornata di lotta che (è utile ricordarsene) è stata portata avanti con coraggio da quegli stessi immigrati che due anni fa (nel settembre del 2008) subirono a Castel Volturno l’aggressione camorristica che si concluse con l’assassinio di sei lavoratori africani.
Latina, 29 maggio 2010. Varie centinaia di immigrati (quasi tutti indiani) impiegati come braccianti nell’Agro Pontino partecipano ad un corteo indetto dalla Flai-Cgil. Si rivendica un migliore salario (le paghe arrivano a due euro all’ora) e condizioni lavorative dignitose (a cominciare dall’orario che spesso supera le dieci ore giornaliere). La manifestazione si chiude con vari comizi. A prendere la parola tanti immigrati. Dal palco interviene anche un lavoratore africano “reduce” da Rosarno e, cosa per nulla usuale, la delegata (italiana) di una delle tante fabbriche in crisi della provincia laziale. Non è un’esagerazione dire che l’iniziativa è stata un piccolo successo. Nelle campagne di Latina lavorano migliaia di braccianti indiani sottoposti a pesanti condizioni di sfruttamento e a ricatti ed intimidazioni (camorristiche e legali) di ogni tipo. L’aver iniziato a “scoprire” che stando “uniti e insieme” si può superare la paura e portare in piazza i propri problemi e le proprie rivendicazioni non è stata una cosa da poco conto.
Brembio (provincia di Lodi), dicembre 2009-gennaio 2010. La Fiege Borrusso S.p.a. è un’azienda multinazionale che si occupa di logistica e movimentazione merci. A Brembio è presente un sito della società presso cui opera la cooperativa RSZ New Projects che impiega manodopera prevalentemente immigrata. Dal primo gennaio era prevista una riorganizzazione degli appalti che avrebbe comportato un netto peggioramento delle condizioni dei circa settanta lavorati impiegati nella cooperativa. Il salario sarebbe stato ridotto da sette a cinque euro netti l’ora e l’orario settimanale tagliato da quaranta a ventiquattro ore (così da allargare l’utilizzo di lavoro “nero”). Contro questo accordo, firmato da Cgil, Cisl e Uil una parte dei lavoratori sono entrati in sciopero picchettando i cancelli dello stabilimento. La polizia, chiamata dalla direzione aziendale, ha, prima, minacciato i lavoratori immigrati di non rinnovare loro il permesso di soggiorno e, poi, ha effettuato una decisa carica che ha portato, tra l’altro, all’ammanettamento di due lavoratrici di fronte ai cancelli, all’arresto di un sindacalista dello Slai-Cobas e di un lavoratore albanese, ed al ferimento di altri operai. I lavoratori della cooperativa non sono arretrati, ma hanno proseguito il presidio dinanzi l’impianto ed hanno sviluppato un’efficace azione di propaganda nella zona. Di fronte a tutto ciò, l’azienda ha dovuto fare marcia indietro ed è stato raggiunto un accordo che prevede il mantenimento di tutti i posti di lavoro e nessuna riduzione di orario e salario. Da sottolineare che i più attivi tra i lavoratori immigrati sono anche diventati dei punti di riferimento per i loro colleghi italiani e che anche in altre cooperative della regione lombarda (come quelle operanti per i supermercati Bennet) si sono sviluppate vertenze che hanno avuto dinamiche simili.
Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA