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Dal Dossier del Che Fare n.° 70 gennaio febbraio 2009

Lo stato-Panopticon (*) e la sua celebrazione

Gli apparati di controllo della popolazione e di repressione preventiva hanno raggiunto in questi ultimi anni picchi inediti.

Piccoli droni approdano dall’uso militare a quello antisommossa, usati in Francia dalla polizia nelle banlieues e durante le manifestazioni. La Cia, la vecchia cara maestra di tutti i Kossiga della terra, pare abbia cominciato a collaudare, per il controllo delle manifestazioni, dei microdroni camuffati da insetti e degli insetti cyborg (modificati, cioè, con circuiti elettronici: una "libellula nera immobile nell’aria a una trentina di metri d’altezza, nel bel mezzo della Settima strada, che pareva fissarci" (la Repubblica, 10, ottobre 2007): spaventose manipolazioni del vivente a fini polizieschi!

Nei soli Stati Uniti, 1.000.000 di cittadini americani e stranieri sono stati inclusi nell’elenco No fly list, di coloro che non possono prendere aerei, mentre un esercito di 43.000 sorveglianti controlla gli aeroporti dal 2003 affinché il divieto di volare venga applicato. Computer, telefonini, lettori mp3, videocamere, tutto, può essere sequestrato ed esaminato negli aeroporti statunitensi.

Ma guai a credere si tratti di manìe d’oltreoceano. Anche qui "da noi", ovunque telecamere di ogni tipo, intercettazioni telefoniche (in Italia 400.000 intercettazioni in un anno, 2.000.000 i cittadini sui quali nello stesso periodo i magistrati hanno chiesto informazioni alle compagnie telefoniche), controlli su internet e sulla posta elettronica. E se non bastassero, si stanno sperimentando nuovi sistemi di controllo satellitare dei veicoli (progetto Galileo: 30 satelliti, 24 ore su 24 in grado di identificare la posizione di qualsiasi oggetto). Il controllo poliziesco si avvantaggia del controllo fiscale, e viceversa (vedi gli extragettiti mostruosi dei comuni con le multe da occhi elettronici).

E poiché tra Maroni e La Russa si è inscenata una nobile gara a chi è più coerente ed immaginifico nell’applicazione della "tolleranza zero", ecco l’esercito usato in funzione di polizia per "catturare" camorristi "inafferrabili", come a Casalvolturno, che sono padroni di casa di alti ufficiali della Nato (ehm…). Manovra simbolica? Può darsi, visto che si tratta di 3.000 militari a fronte di 200.000 poliziotti. Ma le manovre simboliche aprono spesso la strada a quelle operative. Ci si deve abituare a vedere militari dappertutto, poi verranno i blindati (ci giuriamo: non contro i camorristi), e dall’uso simbolico si passerà a quello effettivo –ne sanno già qualcosa i manifestanti che lottano contro le discariche in Campania. Un’emergenza sociale (sempre meno emergenza sempre più normalità) come quella dei rifiuti trattata alla stregua di una questione di ordine pubblico. E sarà sempre più così, visto che la devastazione operata dalla crisi sistemica del capitalismo investe oramai ogni angolo del pianeta e i suo unico cruccio è quello dei disordini sociali che essa suscita. La massima preoccupazione del capitale non è l’enorme devastazione planetaria (umana e ambientale) che esso crea ogni giorno ma è conservare ad ogni costo se stesso.

Insieme a questo rafforzamento incessante, a questa pervasività dell’apparato repressivo e al suo dispiegamento sempre più quotidiano, assistiamo a martellanti campagne ideologiche che servono a legittimare tutto ciò.

Campagne contro i presunti eversori dell’ordine pubblico, di volta in volta, i rom, i romeni, gli immigrati tutti, i lavoranti di strada come lavavetri, venditori di fiori, sino ai barboni. Mentre, naturalmente non demordono, anzi si incrudeliscono le campagne lanciate già con l’enduring freedom, in prima fila quella anti-islamica, con l’attacco contro tutti i luoghi di aggregazione degli islamici: le moschee, i phone center, i bar, i locali, i negozi soltanto frequentati dagli immigrati.

Ma nello stesso tempo anche campagne a favore degli "eroi" che da essi, e da altri non nominati nemici, debbono protegger"ci". E allora via con il diluvio di servizi giornalistici sulle feste della polizia, dei carabinieri, della finanza: l’ordine anzitutto. Grandi spese per il 4 novembre, per ‘celebrare la Vittoria nella Grande Guerra e risvegliare negli italiani i sentimenti di orgoglio e di unità nazionale.’ Lezioni di storia in 200 licei con ufficiali delle tre forze armate e dei carabinieri che vanno "a spiegare il significato della Grande Guerra", e cioè la prima grande carneficina imperialistica, dove gruppi dirigenti della borghesia italiana, "che dichiararono la guerra" si distinsero particolarmente, come da tradizione, per doppiogiochismo, vigliaccheria, impudenza, e, soprattutto, totale dispregio della vita di coloro "che la guerra la combattevano", nient’altro che "carne da cannone". E poi ancora: "alzabandiera… ammainabandiera… sfilate, parate, mostre statiche di carri armati ed elicotteri, concerti di bande e fanfare, simulazioni di assalti militari, lancio di paracadutisti…e poi a Piazza del Popolo dove ci sarà un ‘concerto tricolore’ [come si conviene] di Andrea Bocelli".

Insomma, lo stato-panopticon, lo stato-poliziotto, lo stato-guerrafondaio e la sua celebrazione.

(*) Panopticon è una parola greca che significa "che fa vedere tutto". Il Panopticon è il carcere ideale progettato nel 1791 da Jeremy Bentham, filosofo ed economista inglese, la cui idea-base era che in questo carcere un unico guardiano potesse controllare in ogni momento tutti i carcerati, grazie alla speciale forma dell’edificio e ad alcuni accorgimenti architettonici.

Dal Dossier del Che Fare n.° 70 gennaio febbraio 2009

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