Dal Che Fare n.° 70 gennaio febbraio 2009
Ecco cosa prevede la contro-riforma Gelmini della scuola pubblica.
1) Tagli economici per 456 milioni di euro nel 2009, per 1.650 milioni nel 2010, per 2.538 nel 2011 e 3.188 a partire dal 2012. Il tutto fa un totale di oltre 7.800 milioni di euro.
2) Tagli al personale così distribuiti in tre anni; circa 90mila tra gli insegnanti e 47mila tra il personale ausiliario (ata). Questi tagli saranno attuati col blocco delle assunzioni e, soprattutto, con massicci licenziamenti mascherati attraverso l’espulsione dei precari dalle scuole.
3) Istituzione del "maestro unico" nelle elementari e svilimento del "tempo pieno". La didattica viene ridotta a 24 ore settimanali. Ma, tranquilli, il governo fa sapere che si terrà conto delle specifiche esigenze delle famiglie per una "più ampia modulazione del tempo scuola". Delle tre l’una: o le altre ore d’insegnamento saranno a pagamento e a carico delle famiglie (chi può può, chi non può non può); o i bambini verranno puramente parcheggiati negli istituti il pomeriggio e qualche cooperativa iper-precarizzata assumerà pure funzioni di babysitteraggio; o siamo di fronte all’ennesima bufala governativa.
4) L’aumento del numero dei bambini per classe (si punta ai 30). Un solo maestro e tanti bambini in più. E la Gelmini ha la faccia bronzea di spacciare tutto ciò per un "provvedimento finalizzato al miglioramento della didattica".
5) C’è il rischio (per ora stoppato grazie alle mobilitazioni) della chiusura dei piccoli istituti con accorpamento delle varie scuole. Il tutto per la gioia delle famiglie dei piccoli e piccolissimi centri i cui figli dovranno abituarsi sin da piccolissimi a fare i pendolari. Ma è, ovvio, per il bene dei bambini!
6) Ultima novità (mozione presentata dal leghista Cota): classi separate per i bambini immigrati. Il cavaliere e la ministra le chiamano "classi ponte" e servirebbero (vedi un po’ quanta attenzione) a facilitare l’integrazione dei piccoli "stranieri" (così li chiamano) che hanno difficoltà nella lingua. Apparentemente questo provvedimento potrebbe anche sembrare puramente idiota. Infatti chiunque può capire che il modo migliore e più veloce per apprendere una lingua è quello di frequentare quotidianamente chi questa lingua parla. Il fatto è che questa misura, però, non è frutto della stupidità, ma è voluta scientemente per seminare divisione tra lavoratori italiani e immigrati, a cominciare da quando entrambi sono in giovanissima età. Inoltre questo emendamento apre la strada a tutte le altre forme di discriminazione: verso i disabili, verso i bambini "problematici", verso coloro che più subiscono il disagio sociale.
Ciliegina sulla torta: col federalismo fiscale si accentueranno ancor di più le differenze tra scuola e scuola, tra territorio e territorio. Ovvio: sempre per il bene dei bambini e dei giovani provenienti da famiglie proletarie.
Dal Che Fare n.° 70 gennaio febbraio 2009
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