Radiografia del voto

Sono svariati gli elementi di interesse che emergono dalle statistiche disponibili sul voto (le riprendiamo dal settimanale Der Spiegel).

Innanzitutto, la partecipazione complessiva al voto si è mantenuta ad un livello alto: il 77,7%, in lieve flessione (-1,4%) rispetto alle precedenti politiche del 2002, con un arretramento all’Ovest del 2% e, invece, un +1,6% all’Est, con il ritorno al voto (per la Linkspartei) di settori di disoccupati.

La Spd ha contenuto le sue perdite rispetto alle previsioni al -4,2%, attestandosi al 34,3%. Ha perso, in termini assoluti, 2.640.000 voti, circa un milione dei quali a favore della Linkspartei e 640.000 a favore della Cdu-Csu. Nonostante queste perdite la Spd è rimasta il partito più votato nelle regioni più industrializzate della Germania Ovest (nel Nord Reno-Westfalia ha raggiunto il 40%) e nell’Est (ad eccezione della Sassonia). Il voto alla Spd è un po’ più femminile che maschile, equamente ripartito tra le differenti classi di età, più accentuato tra gli operai e i salariati comuni (37,3 su 100) e gli impiegati, è forte tra i lavoratori sindacalizzati (il 47,4%), mentre è nettamente al di sotto della sua media tra lavoratori autonomi (22,5%) ed agricoltori (13,3%). Una conferma dell’insediamento operaio e popolare di questo voto si ha anche a proposito dei titoli di studio dei votanti: si va dal 38,2% di quelli con titolo inferiore al 28% dei laureati. Tuttavia in termini percentuali è proprio tra gli operai (-6,2%) e i disoccupati (-7,3%) che le perdite sono state più rilevanti. Infine, è un voto più concentrato nelle città.

Anche la Cdu-Csu (da ora in poi Unione) ha perduto quota (-3,3%) non riuscendo ad andare oltre il 35,2%, molto sotto le attese, nonostante il massiccio sostegno confindustriale. Le sue perdite sono state in larga misura incamerate dai liberali, mentre molti dei disoccupati e dei lavoratori che non hanno rinnovato il voto all’Unione si sono astenuti. Le sue nuove acquisizioni (750.000 voti) provengono invece dagli strati più benestanti dell’elettorato rosso-verde. I suoi risultati più deludenti all’Est (circa il 25%). I punti di forza dell’Unione sono tra i pensionati (40,6%), gli over 60 (42,7%), i lavoratori autonomi (41%), gli agricoltori (64,8%), i cattolici (47,9%), gli abitanti dei piccoli centri (40,8%) e, naturalmente, nel Sud del paese, dove peraltro le perdite sono state considerevoli.

Molto benificiati dal calo dell’Unione sono stati i liberali della Fdp arrivati al 9,8% (+2,4%), avendo incamerato più di un milione di ex-votanti democristiani e piccole altre quote di votanti per i verdi e i socialdemocratici, e punte di crescita significative tra i funzionari in attività o pensionati, i lavoratori autonomi, gli agricoltori.

Sostanzialmente stabile (all’8,1% del totale) l’elettorato dei verdi che perdono essenzialmente verso la Linkspartei mentre acquisiscono circa 200.000 votanti (meno di quanti ne hanno persi) dall’elettorato Spd. I loro punti di maggior insediamento sono tra coloro che hanno meno di 45 anni (quanto all’età), nel ceto impiegatizio piccolo e medio, tra i lavoratori autonomi e, soprattutto, tra i laureati (14,7%), sebbene abbiano avuto proprio a questo livello le loro maggiori perdite.

Il risultato più brillante è stato quello, come è noto, della Linkspartei, risultante dall’accordo elettorale tra la Pds di G. Gysi e la Wags (Alternativa per il lavoro e la giustizia sociale) fondata pochi mesi prima delle elezioni da O. Lafontaine, fuoriuscito di rango della Spd. Questa è la sola formazione politica, insieme al cartello dell’estrema destra, che ha ottenuto molti più consensi all’Est (25,3%) che all’Ovest (4,9%, dove però nell’industriale Saar ha superato il 18%). Il suo elettorato risulta più maschile che femminile e quanto alla composizione sociale è molto più concentrato tra i disoccupati (24,8%) che tra i lavoratori occupati ed i pensionati, benché siano significativi anche altri due dati: hanno votato per la Linkspartei 11,8 operai-salariati comuni e altrettanti iscritti al sindacato su 100, con forte crescita, superiore alla sua crescita media (+4,7%), in entrambi i casi. Del resto all’Ovest i suoi migliori risultati li ha ottenuti, oltre che nella Saar, nella regione industriale del Reno, mentre è stata in Baviera (3,4%) la sua performance peggiore. La Linkspartei ha raccolto, a seconda delle stime, da 960.000 ad oltre in milione e 300.000 voti dalla Spd, ma si segnala anche per essere stato l’unico partito che ha riportato a votare un certo numero di non votanti, oltre che l’unico partito a raccogliere molti più consensi tra i non credenti che tra i credenti. In totale ha guadagnato oltre due milioni di voti rispetto al 2002 e si è attestato all’8,7%, oltre la soglia raggiunta dai verdi. Subito dopo le elezioni la Wags ha subìto una scissione motivata dalla volontà di protestare contro la "svendita ai tedeschi dell’Est" della propria identità politica. La nuova formazione si chiamerà Freiheit und soziale Gerechtigkeit (Libertà e giustizia sociale).

L’estrema destra ha accresciuto i suoi voti toccando quota 743.903, triplicandoli rispetto al 2002, ma si è fermata all’1,6% e non è riuscita ad entrare al Reichstag. I risultati più rilevanti li ha ottenuti all’Est.

Infine, ma non certo per ultimo, il voto dei turchi che hanno acquisito la cittadinanza tedesca (sono circa 660.000). Su questo disponiamo di un sondaggio-inchiesta del giornale Hurriyet, che alla immediata vigilia del voto ha attribuito alla Spd il 77% di questi voti, seguita dai verdi (9,2%) e dalla Linkspartei (7,8%), mentre ai cristiano-democratici, esplicitamente contrari all’ingresso della Turchia nell’Unione europea (come sottolineato dai giornali turchi stampati in Germania), restava un misero 5% e ai liberali l’1,2%.