Lula e Chavez in Italia
Il mondo degli affari
(da Il Sole 24ore, 18 ottobre)
Benissimo il Brasile ovviamente, anzi occorre potenziare i rapporti con quel paese (Montezemolo: "Per le imprese il Brasile sarà il mercato prioritario del 2006"), tirata d’orecchi a Berlusconi che per meschini calcoli di politica interna (non mostrarsi con il Lula filoprodiano) rischia di farci scappare ghiotte opportunità: "Stupisce che un presidente del consiglio non abbia trovato modo di inserire in agenda un incontro con il presidente di un paese che, con Cina India e Russia, è la nuova frontiera della globalizzazione e su cui il nostro sistema delle imprese punta molte carte. Con il risultato che la domenica Lula l’ha trascorsa a spasso per Roma."
"Lula è arrivato al potere virando con grande pragmatismo al centro, promuovendo e sostenendo senza cedere di un millimetro una politica economica ultraortodossa che prima ha tolto il Brasile dalla crisi finanziaria restituendogli credibilità poi lo ha riportato sul cammino della crescita".
"Ieri a Roma, l’ex sindacalista, presidente operaio per davvero, ha fatto un discorso di braccia aperte agli investitori, di garanzie che non ci saranno cedimenti al populismo, che la rotta della politica economica non cambierà."
Diverso il discorso con Chavez. Tre anni fa si era esultato, insieme alla sinistra, per la sua defenestrazione mezzo golpe, ma la soddisfazione durò un paio di giorni, dopo tutti hanno dovuto ingoiare il rospo. Ora si dice che con il "populista" di Caracas si può continuare a fare degli affari, ma lo si attende al varco: "Il raddoppio dei prezzi del petrolio gli consente di provocare gli Usa, sostenere Fidel Castro e le Farc colombiane, promettere aiuti agli altri paese latinoamericani che si associno alla sua linea, gonfiare senza remissione la spesa, anche in programmi sociali di cui c’è estremo bisogno ma la cui sostenibilità evaporerebbe istantaneamente senza il gettito dei pozzi petroliferi. I centri commerciali di Caracas traboccano di merci importate. Intanto il fisco persegue scientemente gli investitori stranieri e i capitali se ne vanno. Ma è tempo di boom, finché dura la bonaccia del prezzo del greggio."
Direttiva per tutti
(da Il Sole24 ore, 20 ottobre)
"Pertanto l’onere della continuazione della crescita in America latina è sulle spalle dei governi dei suoi paesi che per trar vantaggio dalle opportunità che il settore privato mondiale offre loro, debbono non solo mantenere l’inflazione bassa e i conti pubblici in ordine, ma dar prova di rispettare gli obblighi assunti (e non fare invece come l’Argentina), rendere più semplici gli investimenti reali e finanziari e quindi de-regolare con forza e giudizio, liberalizzare anche unilateralmente l’import di prodotti per l’industria, migliorare le proprie strutture finanziarie e creare così un ambiente che possa attrarre il capitale esterno necessario a far fiorire il potenziale di crescita della regione."
L’Unione e i Dsperfettamente sintonizzati
"In Cile, Brasile, Uruguay e Argentina -sottolinea l’europarlamentare diessino- si stanno compiendo sforzi difficili ma intelligenti di risanamento strutturale dei conti pubblici e progressive aperture al mercato che, naturalmente, incontrano resistenze e difficoltà, ma vanno sostenute ed incoraggiate". "L’Unione Europea deve mettere ai primi posti della sua agenda di relazioni esterne la partnership con l’America latina rilanciando i suoi programmi di intervento e incrementandone la dotazione finanziaria."
Gianni Pittella, responsabile DS per gli italiani nel mondo (ag. Apcom 9 agosto)
I discoli "antimperialisti" dell’Unione
"La nuova America latina -osserva Cossutta- è disegnata proprio dal Brasile di Lula, dal Venezuela di Chavez, dall’Argentina di Kirchner, dall’Uruguay di Tabarè Vasquez ai quali presto spero si aggiungano la Bolivia di Evo Morales, il Messico di Lopez Obrador e il Nicaragua di Daniel Ortega. Essi rappresentano il progetto dell’integrazione latinoamericana e con essa una nuova prospettiva che prevede la fine del dominio statunitense sul continente. La nostra amicizia, il nostro affetto e la nostra solidarietà sono un punto fermo nella nostra visione della politica internazionale. Credo che l’Europa dovrebbe volgere lo sguardo proprio sul rafforzamento dei suoi legami con la nuova America latina invece di inseguire vecchi ed inutili percorsi di vassallaggio nei confronti di Washington".
Armando Cossutta, presidente del PcdI (ag Apcom 16 ottobre)