[Precedente] [Home] [Sommario] [Fine pagina] [Successiva]
Negli Usa non esiste un’assistenza sanitaria pubblica. Anche
i democratici hanno rinunciato a proporla "per i costi eccessivi". Esistono
soltanto alcuni programmi sanitari pubblici, che assicurano determinate
prestazioni per alcune categorie. La Health Care Financing Administration (HCFA)
è l’agenzia federale che amministra i programmi federali Medicare e Medicaid,
che coprono complessivamente circa 74 milioni di americani. Il Medicare, che
assicura gli over 65 affetti da insufficienza renale e da alcune particolari
disabilità, riguarda circa 40 milioni. Il Medicaid riguarda persone a basso
reddito e particolarmente bisognose. Ma, per quanto destinati a anziani,
disabili e bisognosi, questi programmi pubblici, come vedremo, sono a pagamento.
E allora non tutti vi possono accedere e dunque negli Stati Uniti 45 milioni di
persone sono assolutamente prive di ogni tipo di assistenza sanitaria (nel 2000
erano 40 milioni).
La più gran parte dei lavoratori può accedere alle assicurazioni private
previste dai contratti di lavoro con costi a carico dei lavoratori e dei
padroni. Ma, con la diffusione del lavoro precario e del sottosalario stile
Wal-Mart, accade che molti lavoratori non possano permettersi di sottrarre dalla
paga la quota contributiva posta a loro carico e rinuncino all’assicurazione,
potendosi ritrovare nei 45 milioni di cui sopra.
L’accesso a Medicare e Medicaid è condizionato al pagamento dei premi di
assicurazione e dei contributi in caso di uso dei servizi. Il Medicare assicura
i ricoveri ospedalieri a fronte di un premio medio di $300 al mese: in caso di
ricovero, poi, si pagano $912 per i primi 60 giorni, $228 al giorno fino al 90°
giorno, $456 al giorno fino al 150° e successivamente il costo completo.
Assicura inoltre il medico di base a fronte di un premio di $78 al mese. Per
quanto riguarda i medicinali, Medicare, a seguito della riforma varata nel 2003
da Bush, non copre i farmaci prescritti e assunti fuori dagli ospedali e i
beneficiari sono costretti a pagarsi assicurazioni private per i farmaci o a
pagarsi di volta in volta i farmaci.
Medicare è stato creato nel 1965 a favore di anziani e disabili che non possono
permettersi un’assicurazione sanitaria privata. Medicare coinvolge il 12% del
budget federale, pari a 217 miliardi di $. Gli "esperti" prevedono il crollo
finanziario del programma entro il 2030 a causa dell’aumento del rapporto
pensionati/lavoratori. Il Congressional Budget Office ha calcolato che per
coprire solo la metà dei farmaci richiesti dai beneficiari del Medicare in 10
anni occorrerebbero fra i 728 e i 1.010 miliardi di $. Nel 2003
l’amministrazione Bush ha approvato una legge di "riforma" del Medicare, volta a
gettare le basi per procedere successivamente al taglio delle sovvenzioni
pubbliche, ad aumentare la somma posta a carico dei beneficiari, a predisporre
il passaggio che punta a trasformare anche il Medicare in un sistema
assicurativo totalmente privato.
Il primo passo prevede che siano le assicurazioni private e non più il governo a
occuparsi dei sussidi per i farmaci con prescrizione medica. È previsto che il
governo trasferisca le risorse alle assicurazioni private, che gestiranno
direttamente con gli interessati l’assicurazione sulle medicine, a cominciare
dalla possibilità di rivedere i premi. Solo in circostanze eccezionali Medicare
offrirà una copertura diretta delle spese dei farmaci. Dal 2010 la
privatizzazione procederà rapidamente. La legge prevede sussidi per gli anziani
con bassi redditi che escono dal programma federale per aiutarli a passare
all’assicurazione privata e a pagarsi i premi più alti. Per quelli sani, per i
quali le compagnie potranno offrire polizze competitive, i promotori sperano
addirittura che premi assicurativi minori e sussidi più alti per chi esce dal
programma potranno indurre molti anziani a passare all’assicurazione privata.
Invece i malati rifiutati dalle compagnie resteranno con Medicare e saranno
obbligati a pagare una tassa annuale sempre più alta. Il prezzo dei farmaci è in
costante aumento, ma nondimeno la legge del 2003 rende praticamente impossibile
comprare farmaci in Canada, dove costano molto meno. Si prevede comunque che
circa 3 milioni di persone e molti anziani e disabili, a seguito della
"riforma", una volta cacciati dal Medicare, non saranno in grado di sostenere
l’assicurazione sanitaria privata. Il Census Bureau, l’Ufficio federale di
statistica dal quale rileviamo la più gran parte di questi dati, ha calcolato
che il numero dei non assicurati è cresciuto nel 2003 di 1,4 milioni di persone.
Completiamo con gli stralci di un intervento di Ignazio Marino, direttore del
Centro Trapianti del Jefferson Medical College di Philadelphia apparso su
L’Espresso del 9 settembre 2004: "Il divario tra chi può accedere a
strutture sanitarie altamente specializzate e chi non può avvalersi nemmeno del
pronto soccorso si fa sempre più marcato, mettendo in evidenza come l’accesso
alla sanità negli Usa non solo non è un diritto per tutti, ma è un lusso che
sempre meno cittadini si possono permettere… Il paradosso è poi che chi non
possiede un’assicurazione privata e deve sobbarcarsi per intero l’onere delle
spese, si ritrova a pagare conti ben più salati di quelli che spettano invece a
quelli che hanno una polizza. I grandi gruppi assicurativi negoziano con gli
ospedali e ottengono solitamente tariffe scontate. Al contrario il singolo
cittadino, disoccupato, pensionato o mediamente povero, si sobbarca spese più
pesanti. In altre parole meno te lo puoi permettere e più devi pagare... La
questione solleva un problema più ampio: qual è la soglia di povertà per poter
accedere gratuitamente alle cure sanitarie, tenendo conto che il bilancio della
sanità Usa è in rosso? Non ci ha pensato due volte il governatore del Mississipi,
che ha tagliato proprio l’assistenza ai più deboli. Il reddito pro capite per
avere diritto all’assistenza sanitaria gratuita è stato abbassato da 12.569
dollari l’anno a poco più di 6 mila dollari: manovra che farà risparmiare, ma
che ha avuto come conseguenza immediata la perdita della garanzia
dell’assistenza medica per 65 mila persone, per la maggior parte pensionati e
disabili".
A proposito di "valori cristiani"...
Bush ha promesso che uno dei punti centrali della sua
politica economica sarà la riforma del sistema previdenziale. L’invecchiamento
della popolazione, si dice, "fa esplodere la spesa previdenziale e rende
impossibile compensare la spesa sanitaria". La ricetta di Bush è di spostare sui
privati i costi e le responsabilità ora a carico dello stato, cioè di
smantellare ciò che resta di un welfare pubblico, privatizzando sempre di più
sanità e previdenza.
La riforma previdenziale promessa da Bush contempla lo smantellamento della
Social Security ossia del sistema previdenziale pubblico statunitense. I
contributi versati alla Social Security sono oggi del 12,4% della retribuzione,
di cui il 6,2% a carico del lavoratore (a fronte del 33% della retribuzione, di
cui il 9% circa a carico del lavoratore, ovvero del 19% del compenso, di cui 1/3
a carico del "collaboratore", in Italia). La previdenza pubblica americana è a
ripartizione. L’età pensionabile è più alta che in Italia. I trattamenti sono
molto bassi, tant’è che è diventato essenziale costituire pensioni integrative
private erogate dai fondi pensione aziendali. La Social Security conta su un
robusto fondo di riserva, che fino al 1999 risultava sovrafinanziato di 280
miliardi di dollari? Che cosa è successo? Negli ultimi 4 anni le grandi aziende
hanno messo in campo un’originale sistema per contrastare la crisi e risollevare
i bilanci: hanno smesso di versare i contributi e così solo un decimo delle 500
società più redditizie degli Usa risulta in regola con il versamento dei
contributi. Il loro debito complessivo per contributi non versati ammonta a 400
miliardi di $. La United Airlines, già in forte debito, è stata successivamente
autorizzata dal giudice fallimentare a eliminare del tutto le pensioni. Il
governo dice che il peggioramento del rapporto tra pensionati e attivi e la
vicina maturazione della pensione per gli stimati 77 milioni di baby boomers -i
figli del boom economico, nati negli anni 50/60- determinerebbe l’insorgere di
disavanzi dal 2014/15, successivamente destinati all’ulteriore peggioramento,
con l’azzeramento finale del fondo di riserva nel 2040. Secondo Elsa Fornero, su
Il Sole 24 Ore del 6 gennaio 2005, "si potrebbe evitare questo andamento
aumentando l’aliquota contributiva al 17-18%". Ma Bush e il padronato
statunitense sono di altro avviso. Di aumentare i contributi a carico delle
aziende non se ne parla. E allora, "per garantire la pensione ai giovani che
altrimenti, andando avanti così, non la avrebbero" (riconoscete il ritornello?),
il padronato americano pensa semplicemente di abolire la previdenza pubblica e
di dirottare anche questi contributi alle banche o ai fondi. La Social Security
verrebbe sostituita con conti privati per tutti gli under 55 oppure questi
contributi affluirebbero anch’essi nei fondi pensione privati. La "riforma" di
Bush si tradurrebbe in un forte flusso di denaro (dei lavoratori) verso le borse
azionarie. Le pensioni dei lavoratori sarebbero sempre di più esposte al rischio
di sparire a seguito di tracolli finanziari. Ma non tutte le ciambelle riescono
col buco neanche ai diavoli peggiori. Questa "riforma" comporta costi di
transizione da un sistema all’altro che lo Stato americano non può permettersi.
E infatti, una volta sottratti i nuovi contributi alla previdenza pubblica per
dirottarli verso il circuito finanziario, con quali soldi lo Stato pagherebbe le
pensioni di chi ha maturato il diritto, tra cui i famosi 77 milioni di baby
boomers? Gli esperti stimano in 2.000 miliardi di $ i costi di transizione anche
verso privatizzazioni parziali e così negli ultimi tempi si è iniziato a parlare
di progetti più contenuti, che prevedono per ora lo storno soltanto del 2% dei
contributi, da mettere intanto in conti di risparmio individuali per i
lavoratori più giovani ed eventualmente investibili in borsa.
Quanto alla riforma del welfare sanitario, pur all’interno di una comune logica
che nega un’assistenza sanitaria pubblica, è su questo piano che si individuano
le maggiori differenze tra i programmi repubblicano e democratico. Lo si misura
anche dalla generale propensione verso Bush delle industrie farmaceutiche
associate in "Big Pharma" e delle società che gestiscono assicurazioni
sanitarie. Infatti, benché i costi dell’assistenza sanitaria siano profondamente
condizionati dal peso degli interessi delle industrie farmaceutiche,
l’amministrazione Bush, che con la riforma del 2003 ha reso impossibile comprare
i farmaci in Canada dove costano assai meno, conferma ora un approccio
privatistico che allontana la possibilità di interferenze governative nella
fissazione dei prezzi. Vediamo in breve le differenze tra i due programmi.
Quello democratico prometteva un’espansione dell’utilizzo dei programmi federali
Medicare e Medicaid attraverso agevolazioni fiscali per favorire l’accesso dei
disoccupati a questi programmi. Contemplava inoltre il conferimento di poteri al
programma federale Medicare per negoziare direttamente con le case farmaceutiche
i prezzi dei medicinali in vista di possibili sconti, oltre alla possibilità,
parziale, di importare farmaci dal Canada. Prevedeva, infine, la riduzione dei
costi delle polizze assicurative private per aziende e assicurati per allargare
la platea di chi si assicura privatamente. Bush, invece, in linea con la riforma
del 2003, punta a spostare assistiti dai programmi federali all’assistenza
privata e dunque a estendere il settore privato. In buona sostanza le sue
proposte attengono a come "aiutare" le persone senza assistenza o, più
realisticamente, che a causa della sua riforma vengono escluse dai programmi
federali a pagarsi un’assicurazione privata. E le ricette sono: crediti fiscali
a persone a basso reddito ($1.000 a singolo e $3.000 a famiglia); creazione di
associazioni di piccoli imprenditori per l’acquisto di polizze ai dipendenti a
prezzi scontati; introduzione di conti di risparmio sanitari esentasse per la
copertura delle spese sanitarie. Ancor qui, a fronte di chiarissime intenzioni,
insorge il limite dei costi ingenti per agevolare il passaggio dai programmi
federali all’assicurazione privata, a fronte di un deficit di bilancio già di
notevoli dimensioni. E’ stato calcolato che tutte le proposte di riforma del
welfare ipotizzate da Bush in 10 anni porterebbero il deficit a 1.330 miliardi
di dollari.
Il suo programma, infine, nega la cittadinanza immediata agli
immigrati illegali e prevede invece permessi di lavoro temporanei. Contempla
accordi commerciali bilaterali e l’area di libero scambio delle Americhe, ma non
la sottoscrizione del protocollo di Kioto. Esclude di attingere alla riserva
strategica di petrolio per calmierare i prezzi.