[Home] [Sommario] [Fine pagina] [Successiva]

La "ripresa" economica negli Usa

Nei commenti che raffrontano le elezioni appena svolte a quelle precedenti, leggiamo tra l’altro che nel 2000 l’economia americana era in recessione, mentre ora sarebbe "in espansione", essendo in recupero sin dalla seconda metà del 2002. Leggiamo ancora che la recessione fu dovuta allo sboom della new economy e fu aggravata dagli "attacchi terroristici".
Entrando nel merito vediamo, però, che nel 2004 gli indicatori positivi sono alquanto incerti e contraddittori. Nel terzo trimestre del 2004 la crescita del pil è stata del 3,6% e in ottobre sono stati creati 337.000 posti di lavoro. Ma le note positive finiscono qui e per il resto è tutto un confidare sul rush al rialzo di fine anno e sulle aspettative a venire.
La mole degli indicatori "critici" o francamente negativi, invece, è chiara e impressionante. Nel settembre del 2004 la spesa al consumo è aumentata dello 0,6% e il reddito personale dello 0,2%, il tasso di risparmio è caduto e l’indice della produzione manifatturiera diminuito. I dati relativi al mercato del lavoro evidenziano quanto la ripresa sia "lenta e fragile". I posti di lavoro non aumentano affatto. Per stare al passo con la crescita demografica ne occorrerebbero 150.000 l’anno e, a ben vedere, la più gran parte di quei 337.000 in più registrati in ottobre 2004 sono lavori temporanei, poco qualificati e meno pagati, di pulizia e ricostruzione dopo i 4 uragani in Florida (una cuccagna per gli avvoltoi capitalisti questi uragani!). Negli anni di Bush si sono persi 1.600.000 posti di lavoro di quelli "buoni", prevalentemente a causa dello smantellamento e delocalizzazione di industrie. Il tasso di disoccupazione è salito al 5,5%. Dall’inizio dell’anno il numero delle persone che fa più di un lavoro è aumentato di 519.000, arrivando a 8 milioni. Le conseguenze di questo andamento sono evidenti: nel 2003 le persone che vivono sotto la soglia dell’indigenza (reddito annuo di $18.810 per nucleo di 4 persone e di $12.015 per nucleo di 2) sono aumentate di 1,3 milioni di persone (nel 2002 erano 34,5 milioni, il 12,1% della popolazione, nel 2003 sono 35,8 milioni, il 12,5%).
L’economia americana è oggi segnata dai due rilevanti "deficit gemelli", quello del bilancio federale e quello della bilancia commerciale degli scambi con i paesi esteri. Il partito repubblicano, da sempre paladino del controllo della spesa pubblica, si trova a gestire il più grande deficit della storia recente del paese, oltre al gigantesco debito pubblico. Clinton aveva lasciato il bilancio federale in attivo di 236 miliardi di $; nel 2004 l’amministrazione Bush lo ha portato in passivo di 422 miliardi di $, il 3,6% del pil. La bilancia commerciale è in passivo di 561miliardi di $ (lo era di 496 miliardi di $ nel 2003). Gli analisti scrivono che la "ripresa" è "in parte vera e in parte gonfiata" -qualcuno dice "drogata"- da: 1) l’espansione incontrollata della spesa pubblica, soprattutto quella bellica per guerre e armamenti, con un saldo negativo record delle partite correnti attorno al 6% del Pil; 2) ben tre tagli di imposte "che hanno fatto esplodere i due deficit gemelli, lasciando irrisolti i problemi di fondo"; 3) bassi tassi di interesse; 4) la svalutazione "competitiva" del dollaro con la quale si tenta di ridurre "all’italiana" il disavanzo commerciale con l’estero e i debiti. I più grandi finanziatori del deficit statunitense in quanto acquirenti dei titoli di stato americani sono le banche centrali giapponese e cinese. Su Il Sole 24 Ore del 4 novembre 2004 nell’articolo dal titolo "Gli Usa devono fare i conti con l’Asia" leggiamo l’analisi, che riportiamo per stralci, di Franco Bernabé, attuale vicepresidente europeo di Rothschild: "L’orizzonte economico americano è tutto tranne che roseo il redde rationem mi sembra sempre più inevitabile per l’America difficile evitare il rallentamento della domanda con tutto quel che ne consegue. Non è un caso che negli Usa perfino uomini d’affari dell’establishment repubblicano manifestino tutta la loro sfiducia e che un grande successo di vendite abbia avuto un libro come quello di Peter Peterson che si intitola Running on empty, correre col serbatoio vuoto, un modo per avvertire gli americani che la benzina è finita".
Se questa è la ripresa ….

[Home] [Sommario] [Inizio pagina] [Successiva]