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Botte, omicidi, molestie e stupri.

Aumenta la violenza contro le donne. In Occidente.

È la prima causa di morte e invalidità

per le donne

tra i 16 e i 44 anni.

Lo ha affermato il Consiglio di Europa il 27 settembre 2003.

Il dato riguarda non i paesi del Sud del mondo, l’Afghanistan, il Bangladesh, l’India, la Liberia... Riguarda i paesi europei!

In base ad una valutazione Unicef, tra il 20 e il 50% delle donne in Europa ha subìto violenza. In Norvegia, un quarto delle donne sono aggredite fisicamente o sessualmente dai propri partners (2). In Gran Bretagna ogni anno una donna su dieci viene picchiata a sangue (3) e "persino" nelle avanzate democrazie scandinave "ogni dieci giorni una donna muore in seguito agli abusi subiti da parte di un familiare o di un amico" (4).

Riportiamo nel riquadro le copertine di due delle nostre pubblicazioni sulla questione femminile.

I due opuscoli possono essere richiesti nelle nostre sedi oppure scrivendo alla nostra casella postale con il versamento di 5 + 5 euro comprensivo di spese postali.

Marcia 2000: la mobilitazione delle donne è cominciata.
Il proletariato ne raccolga e sviluppi il messaggio di lotta!

In alto, una parte della prima pagina del nostro inserto Per la liberazione della donna, pubblicato come supplemento del n. 54 del che fare dopo la Marcia Mondiale delle Donne del 2000.

In basso, la copertina dell’opuscoletto sul burqa e sulla lotta contro l’aggressione contro l’Afghanistan scatenata dall’Occidente imperialista nell’autunno 2001.

In America, ogni anno più di quattro milioni di donne subiscono abusi o stupri dal proprio marito, amico o persona di propria conoscenza (3), e sempre negli Usa ogni 15 secondi una donna viene aggredita generalmente dal coniuge (6).

Questi pochi numeri mostrano quanto sia falsa la propaganda sulla libertà e sulle tutele di cui la donna godrebbe in Occidente. E come la democrazia non la metta al riparo (anzi) da quell’intensificazione dello sfruttamento e della violenza in corso contro l’universo femminile in tutto il mondo. Da questi dati si può constatare, inoltre, come i luoghi e le persone che siamo abituati a considerare "sicuri" sono invece, nella realtà, per le donne, luoghi e persone "altamente pericolosi".

La pacifica Italia

Anche l’Italia non è esente da questo fenomeno. Sul Giornale del 15 marzo 2004 si legge: "I delitti, gli omicidi-suicidi tra le mura domestiche non sono più un’eccezione nel nostro paese… I delitti in famiglia sono diventati una tragica regola con cui fare i conti con puntuale periodicità". Da una ricerca realizzata dall’Eurispes nel 2003 emerge che nella coppia o in famiglia avviene un omicidio ogni due giorni e che i delitti di coppia sono compiuti principalmente dall’uomo: tra il luglio 1999 e il dicembre 2000, sono stati imputati al partner per il 43%; all’ex partner per il 18%; a un corteggiatore respinto per il 5%.

Da una indagine condotta dall’Istat nel 1998, nell’ambito della ricerca sulla sicurezza dei cittadini, arrivano altri dati spaventosi: sono 714 mila le donne che hanno subìto uno stupro o un tentativo di stupro nel corso della vita, mentre è di 9 milioni e 420 mila il numero delle donne vittime di molestie sessuali. Molto alto è il numero delle violenze non denunciate ( 82%). Anche questa indagine conferma che la violenza sessuale avviene più frequentemente nei luoghi che si reputano più sicuri: nel 29% dei casi avviene in casa propria, di amici o parenti. Anche il violentatore nella maggior parte dei casi risulta essere una persona a cui la donna è legata da parentela o da amicizia: i conoscenti rappresentano il 30% dei casi, gli amici il 39,4% e i fidanzati il 10,7%.

Da un’indagine del Telefono Rosa di Torino del 1995, risulta che nel 79% dei casi queste violenze non sono occasionali e sporadiche ma metodiche e persistenti. Una violenza molto diffusa, quindi, spesso perpetrata da persone di cui ci si fida. E anche per questo le donne tendono ad aspettare del tempo prima di esporre denuncia o di rivolgersi ai centri anti-violenza.

Tra i motivi che portano a mantenere il segreto della violenza subìta (oltre alla paura delle conseguenze) c’è proprio il timore di non essere credute. Per la donna, il rivolgersi alla polizia, ai medici o all’apparato giudiziario rappresenta una sofferenza, un’umiliazione, perché spesso è ritenuta, in qualche modo, responsabile della violenza, che sarebbe stata "causata" o " provocata "dal suo comportamento (7). Insomma, per la donna la denuncia rappresenta quasi sempre una seconda violenza.

La famiglia, "nido d’amore"

Anche i bambini non vengono risparmiati da questo incremento di violenza nei "nostri" paesi cosiddetti civili: da un rapporto del Censis di alcuni anni fa emerge che in Italia 2 bambini su 100 subiscono violenze sessuali. E anche qui, il maggior numero di episodi di violenza avviene in famiglia (90%). Ogni tipo di famiglia può essere un pericolo per il bambino, "a prescindere dal reddito, dal titolo di studio e dalla professione dei genitori. L’immagine dell’arretratezza contadina, dei residui arcaici svanisce"(9). Anche qui stiamo parlando dell’Occidente, dell’Italia, non dell’Afghanistan... L’Unicef, nel 2003, ha condotto una ricerca sui maltrattamenti subìti dai bambini nei paesi industrializzati. Da essa è emerso che ogni anno quasi 3500 bambini di età inferiore ai 15 anni muoiono in seguito ad abusi fisici e a trascuratezza, con una percentuale di rischio più elevata per i bambini più piccoli. Negli Usa sono 7.081 i bambini al di sotto dei 15 anni e 1.889 quelli con meno di un anno che subiscono la stessa sorte. In Europa i dati sono i seguenti: Inghilterra 502 sotto i 15 anni e 143 con meno di un anno, Francia 765 sotto i 15 anni e 161 con meno di un anno, Germania 523 sotto i 15 e 148 con meno di un anno, Italia 104 sotto i 15 anni e 13 con meno di un anno.

Questi pochi dati ci mostrano una realtà di oppressione e di violenza metodica perpetrata contro le donne (e i bambini) dei paesi ricchi, una violenza che non risparmia alcun ambito (anche nel lavoro i ricatti e le violenze sessuali sono all’ordine del giorno) e che sempre più colpisce all’interno della sfera familiare. Una realtà che è occultata dalla propaganda borghese tutta tesa, invece, a denunciare ipocritamente solo la violenza sulle donne dei paesi del Sud del mondo e, in più ad addossarne strumentalmente le sole e principali responsabilità a "quelle culture" e a "quelle religioni". Una realtà che dimostra sia lo sfruttamento vivo contro la donna occidentale che lo stato di decomposizione della famiglia, da sempre luogo di asservimento e di oppressione femminile. Le donne dei paesi ricchi hanno interesse a respingere la propaganda sulla loro falsa emancipazione che punta a legarle all’Occidente "civilizzatore" e, al contrario, a riannodare i fili di un percorso di lotta comune con le donne del Sud del mondo, per una battaglia unitaria contro la violenza e lo sfruttamento.


1) Cfr. Mai più! Fermiamo la violenza sulle donne, Amnesty International 2004

2) Dati del 2001 tratti dal sito internazionale della Marcia Mondiale delle donne.

3) Dal rapporto sulla violenza contro le donne del 1998 diffuso dal Panos Institute di Londra nel 1998, dal sito www.repubblica.it.

4) Da La violenza sulle donne non conosce confini del 1998, dal sito www.repubblica.it.

6) Da una rivista giuridica della facoltà di legge della Harvard University del 1998, dal sito www.repubblica.it.

7) Ricordiamo la sentenza del febbraio 1999, quando la Corte di Cassazione ribaltò una sentenza per stupro perché la querelante doveva essere stata consenziente in quanto i jeans non potevano essere stati tolti senza la sua "collaborazione attiva".

9) L’Unità ,17 luglio 1998


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