Sulle mobilitazioni contro la guerra

I primi, concreti, atti di guerra nel Mediterraneo hanno provocato in quasi tutti i paesi europei delle reazioni che hanno raggiunto, in taluni casi, significative dimensioni di massa.

Per lo più in questo movimento è prevalsa ancora una generica richiesta di pace, frutto dell'onda lunga delle lotte pacifiste degli anni scorsi e della sua componente maggioritaria piccolo-borghese. In molti settori, però, gli obiettivi, e gli avversari, sono stati individuati con maggiore precisione, offrendo, così, un terreno favorevole all'intervento dei rivoluzionari. Non esaminiamo - ora - tutti i problemi relativi, ci limitiamo a riportare alcune riflessioni sull'esperienza dei Coordinamento dei Comitati che hanno promosso la manifestazione, contro la guerra, di Vicenza, fatte dal Comitato contro la guerra imperialista di Mestre/Marghera, e la proposta del Nucleo promotore del Comitato contro la guerra di Roma.

In una lettera aperta" al Coordinamento, il Comitato di Mestre/Marghera dichiara di condividere pienamente i contenuti e le parole d'ordine della manifestazione convocata a Vicenza il 27 aprile con molte migliaia di partecipanti e una cospicua presenza proletaria: rottura del patto imperialista della Nato, condanna delle aggressioni USA, il "no ai programmi di riarmo dell'Italia e alle guerre stellari"; nonché il programma di mobilitazione che si fonda sulla lotta delle masse proletarie e giovanili e non certo sulle "preghiere e gli appelli alla ragione". Ne condivide, inoltre, la necessità di totale autonomia dalle forze politiche che sono parte delle istituzioni borghesi, che "non si contrappongono e non possono contrapporsi in modo coerente alla tendenza alla guerra".

Alcuni punti, però, di massima importanza, sono rimasti in ombra nell'attività di questo Coordinamento.

I. Il ruolo del governo italiano e dello Stato italiano nell’accelerazione verso la guerra confermato dai risultati del vertice di Tokyo, vertice di guerra, di accordi e manovre segrete.

Una denuncia contro l'imperialismo USA e i piani della Nato non deve mai dimenticare la propaganda e la lotta contro il "nostro" governo, il "nostro" Stato, i quali, per difendere gli interessi di industriali, finanzieri e lupi di Borsa italiani, sono pronti a tutto;

2. La denuncia di tutti quegli aspetti della politica borghese, quali la riforma dell'esercito, la militarizzazione della produzione, la chiusura degli spazi democratici, i trattati internazionali e ogni aspetto della diplomazia, che non sembrano direttamente collegati alla preparazione della guerra, ma lo sono.

Due esempi attuali, su questo piano, sono la lotta alla militarizzazione dell'informazione sulla vicenda Cernobyl, (nonché l'uso militante del nucleare civile) e della vergognosa campagna razzista scatenata in Italia da governo e stampa contro gli immigrati arabi, mediorientali e contro i lavoratori stranieri in genere, prendendo a pretesto il cosiddetto "terrorismo arabo-palestinese". Solidarietà militante, allora, con i popoli oppressi dall'imperialismo (da ogni imperialismo), ma anche difesa attiva dei lavoratori stranieri in Italia e unità con loro nella lotta per soddisfare le loro necessità.

3. Infine: fare il massimo sforzo per allargare la mobilitazione in direzione del proletariato, non solo perché da questa classe dipende tutta la produzione sociale, ma perché sul proletariato dovranno, necessariamente, ricadere gli altissimi costi di preparazione della guerra, sia sui luoghi di lavoro che fuori.

Certo, oggi ci sono nella massa dei proletari ancora incredulità e confusione e la massa è ancora scarsamente mobilitata contro la guerra. Ma, proprio per questo, uno dei compiti più importanti del Coordinamento deve essere quello di sviluppare un'incessante propaganda verso le fabbriche e i luoghi di lavoro per far aprire gli occhi sulla tendenza alla guerra, per denunciare e lottare contro tutti gli atti preparatori, perché il proletariato scenda in campo a difendere i propri interessi e si rifiuti di accodarsi, in un modo o nell'altro, a quelli della classe capitalista.

Non a caso, dopo Tokyo, Goria ha messo in cantiere nuovi tagli della spesa sociale e Spadolini aumenti delle spese belliche.

Non a caso si vuole spingere soprattutto il proletariato a "difenderci" da chi minaccia i benefici di un nuovo boom economico, della tanto strombazzata "ripresa economica", di cui neanche una lira sta andando nelle tasche proletarie.

Fondamentale è, quindi, denunciare le manovre padronali, spingere al rifiuto dei nuovi sacrifici e dei più grande di tutti: la partecipazione alla guerra combattuta per gli interessi di sfruttamento e di dominio dell'imperialismo.

Molto positiva è, in ultimo, la tendenza, dei Comitati che operano in Veneto, a guardare oltre i confini nazionali per collegarsi con altri movimenti di lotta alla guerra, perché solo mettendo in campo la forza di tutto il proletariato e dei popoli oppressi sarà possibile fermare e sconfiggere il fronte dei governi e degli stati.

Come si vede si tratta di riflessioni e di proposte (che sottoscriviamo senz'altro) che vanno aldilà dell'esperienza veneta ed assumono un valore generale nell'intervento contro la guerra imperialista e i suoi preparativi.

Proposta per un comitato contro la guerra

Negli ultimi tempi la tendenza alla guerra ha subito una potente accelerazione. La vile aggressione USA alla Libia ne costituisce l'ultima evidente testimonianza. Considerando la micidiale spirale di riarmo che investe tutti i paesi e il sempre più frequente ricorso alla forza militare nella soluzione dei conflitti tra gli stati, e considerando inoltre le gravi dichiarazioni dei rappresentati del governo italiano, che lasciano chiaramente intravedere la possibilità di un coinvolgimento diretto dell'Italia in azioni di guerra: riteniamo necessario che si sviluppi un vasto e stabile movimento di lotta dotato di una propria stabile struttura organizzativa, contro il militarismo e i preparativi di guerra.

Il comitato contro la guerra intende essere un punto di riferimento per la realtà interessate allo sviluppo di un tale movimento. Si propone di contribuire allo sviluppo e al coordinamento di queste realtà, con lo scambio di materiale di informazione, la diffusione delle più significative esperienze di lotta e di organizzazione che su questo terreno si vanno sviluppando.

Il comitato contro la guerra non intende limitare la propria ottica, i propri collegamenti all'interno del quadro nazionale, consapevole che la minaccia di guerra potrà essere sventata solo da una azione di massa che coinvolga almeno i principali paesi.

Il comitato non si pone in alternativa al movimento presente o futuro, ma si propone di svolgere all'interno di esso una opera di stimolo e di informazione. Quindi estremamente unitario, ma con dei criteri discriminati del proprio indirizzo:

  • - La lotta contro lo sciovinismo ed il razzismo, come contro qualunque tentativo di creare un "nemico esterno".
  • - La volontà di non delegare ad organizzazioni politiche, o peggio ad istituzioni dello Stato, il compito di lottare contro la guerra. 
  • - Il rifiuto di qualsiasi logica di schieramento a sostegno di qualsivoglia governo o patto militare oggi esistente.

L'attività del comitato si concretizza in:

  •  - raccolta di materiale sul militarismo, la guerra e i suoi preparativi, i movimenti di opposizione;
  • - produzione di materiale di agitazione e documentazione a vasta diffusione;
  • - convocazione di periodiche assemblee ed iniziative pubbliche;
  • - corrispondenza regolare con gruppi, comitati ed organismi affini.

Al comitato si aderisce individualmente. Sono previste forme di contribuzione alle spese sostenute per lo svolgimento delle attività.