In memoria di Mustapha Diuf

Mustapha Diuf, 36 anni, senegalese, è morto il 14 dicembre scorso in una lurida cella del carcere napoletano di Poggio Reale.

La notizia del suo assassinio, che aggettivare …di stato è quanto mai corretto, è emersa dalle nebbie dell’informazione solo qualche giorno prima di Natale.

Mustapha era un emigrato che tentava di sopravvivere vendendo della misera chincaglieria e qualche compact-disc, cosiddetto pirata. Ogni mattina, da un tugurio della periferia napoletana, si recava nella turistica Sorrento per sbarcare il lunario.

Mustapha è stato arrestato nelle consuete retate, a suon di calci e sequestro della mercanzia che, periodicamente, le varie amministrazioni, uliviste o poliste poco importa, ordinano nelle piazze e nelle strade della città.

Mustapha soffriva, da tempo, di una brutta asma, certamente riscontrabile all’atto del suo ingresso in carcere. Mustapha è morto, peggio di un cane, tra atroci sofferenze dopo due giorni e senza che le autorità fornissero qualche notizia ai suoi amici e alla sua gente.

I suoi fratelli non sono stati in silenzio, complici coi suoi assassini. Nonostante il totale black-out informativo e l’oggettivo clima di paura che regna nelle fila delle varie comunità, c’è stata una positiva reazione contro le istituzioni dello stato italiano.

Appena saputo della morte di Mustapha, attorno al 21 dicembre, diverse centinaia di immigrati hanno presidiato la Prefettura, nella cartolina bassoliniana di Piazza Plebiscito dove, però, sono stati malamente sgomberati al calar della notte.

Il 28 dicembre, poi, un corteo veramente autorganizzato ed autogestito, voluto fermamente da quel settore di immigrati che dalla primavera scorsa sta lottando, anche a Napoli, per i permessi di soggiorno, ha sfilato per il centro cittadino fino alla Questura e alla Prefettura per consegnare a queste istituzioni una bara di legno …a perenne monito!!!

Un corteo pieno di rabbia, ma ancora tremendamente solo e separato da quei tanti lavoratori e proletari, magari anche loro in lotta quotidiana, ma che tuttoggi non percepiscono i fratelli immigrati come parte dello stesso schieramento di classe contro i comuni nemici.

Per Mustapha Diuf, per i tanti Mustapha annegati, segregati, schiavizzati ogni giorno e ogni istante dalla civiltà occidentale, va il nostro impegno di lotta militante internazionalista, per il generale ed universale riscatto sociale. .