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VENERDÌ 19 NOVEMBRE: AD ATENE ARRIVA CLINTON

Sono stralci di un volantino diffuso alla manifestazione di Firenze del 29.1 a firma "Anarchici in Solidarietà". Per i nostrani "oppositori" alla guerra, il nemico è sempre "fuori" del "nostro" paese. Dagli anarchici greci arriva un messaggio inequivocabile: il nemico è in casa nostra! Salutiamo con soddisfazione il fatto che questo basilare principio dell’internazionalismo proletario sia alla base dell’azione di un gruppo di giovani e di anarchici ad Atene. A loro, a questi nostri compagni di strada, diciamo con franchezza che dal loro scritto sembra si possa sbaragliare il "nemico interno" senza attaccare contemporaneamente l’intera catena imperialista mondiale di cui esso è un anello, e senza distruggere la mano statunitense che la regge. Così non è, e crediamo che sia lì a mostrarlo anche la storia dello scontro di classe svoltosi in Grecia alla fine e dopo la seconda guerra mondiale: chi salvò lo stato e il capitale della Grecia se non la sponda "esterna" anglosassone? Cosa ne deriva? Che per essere vincente la lotta contro il "nemico interno" richiede di collegarsi in un’unica organizzazione e in un unico programma a quella condotta nel resto delle metropoli, e nel cuore dell’imperialismo in particolare, negli Usa. Richiede che ci si batta -come sottolineiamo nell’articolo su Seattle- per far scendere in campo l’unico soggetto, oggi al palo, in grado di dar corpo a questa prospettiva: la massa degli sfruttati.

In principio la visita doveva durare due giorni, il 13 e il 14 novembre. Poi è stata rimandata. Così si è limitata a un viaggio di 24 ore per il 19, dopo la visita in Turchia e la conclusione dell’incontro sull’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

La manifestazione davanti all’ambasciata americana -decisa per l’arrivo di Clinton- è stata proibita dal governo, che ha deciso anche di creare una forza di sicurezza che includesse gran parte della città di Atene, e dove la gente non avrebbe avuto il permesso di entrare durante la visita. Gli organizzatori della manifestazione, soprattutto il Partito Comunista Greco, parte attiva nella manipolazione delle lotte e nella cooperazione con la polizia quando ha a che fare, durante le manifestazioni, con i giovani incontrollabili e con gli anarchici, hanno protestato per questa decisione "non democratica", dichiarando che non l’avrebbero accettata e garantendo che sarebbero stati loro stessi a "sorvegliare" i manifestanti. La loro posizione è un anti-americanismo patriottico, che evidenzia gli interessi nazionali della Grecia contro la Turchia e presenta il nemico come qualcosa che esiste dall’altro lato dell’Atlantico, costruendo un’immagine della Grecia come di una povera vittima del Nuovo Ordine. Per entrambe le parti del regime, per entrambi gli aspetti dello stato, quello del governo e quello dell’opposizione comunista, che è un’estensione e un valido supporto al primo, c’è una necessità comune di sopprimere ogni reale resistenza. Per il governo è importante dar prova di avere la capacità di garantire e imporre l’ordine, per gli altri è importante presentare e rappresentare una reazione simulata e manipolata -in contenuti e metodi- che non minacci del tutto gli interessi dello stato greco, ma al contrario coltivi il suo consenso, spacciandola per "lotta".

Dall’altro lato, anarchici, anti-autoritari, giovani, proletari, disoccupati, gli esclusi dal loro nuovo mondo, coloro che subiscono e coloro che combattono l’arrogante realtà capitalistica, non hanno alcuna ragione di ritrovarsi proprio all’ambasciata americana insieme a una massa di partiti auto-repressi. Noi non abbiamo motivo di andare a cercare proprio Clinton e piangere per il divieto della manifestazione, specialmente quando ciò che rappresenta, preserva e appartiene a questo Nuovo Ordine è tutto intorno a noi. L’imperialismo non si trova solo negli Usa. Anche lo stato e il capitale greco sono parte del blocco imperialista del potere, e sono qui: lo sviluppo dell’economia nazionale, il benessere delle imprese, la repressione dei rivoluzionari e della gente che lotta, il controllo e la sorveglianza, la caccia agli immigrati, le relazioni autoritarie tra una società colonizzata dallo stato e una società degli esclusi. La visita di Clinton era per noi un’occasione per occupare le strade, per distruggere il falso conflitto che era stato programmato tra le due parti del regime, uno spettacolo che sarebbe convenuto a entrambi. Questo è stato un altro momento di lotta e un’altra occasione per presentare il nostro programma politico per il futuro: FUOCO. Il nostro bersaglio è stato il centro di Atene. Non un campo neutrale ma un campo nemico. Un’altra metropoli capitalistica le cui costruzioni e imprese governative, i cui distretti commerciali e finanziari, i cui simboli e guardiani non avevamo intenzione di lasciar fuori dalla nostra rabbia. Nessuna intenzione di rispettare gli "interessi nazionali". Non volevamo fare altro che essere ancora una volta il nemico nel cuore della bestia, per colpire il nemico nel modo più congeniale a noi, nel paese in cui viviamo, come modo migliore per mandare un messaggio di solidarietà internazionale a tutti i nostri compagni che lottano contro il Nuovo Ordine di dominio e per la libertà in tutto il mondo, in Turchia, nelle altre metropoli europee, negli Usa e dappertutto.

(...) Alle 6.30 l’aereo di Clinton atterrava ad Atene. Il PC mandava un centinaio di suoi membri verso una battaglia persa in partenza per aprirsi un varco tra la polizia di fronte al parlamento. La polizia li ha attaccati con i gas lacrimogeni e loro hanno cominciato a scappare. Dopodiché i leaders del partito ordinavano alle loro migliaia di persone di sedersi, in segno di protesta, in mezzo alla strada. Così è come si aspettavano che finissero le cose, in modo pacifico e insignificante.

Due strade più in là, circa due o trecento anarchici e giovani, mascherati e armati di molotov e pietre spaccavano le vetrate della prima banca a Panepistimiou, in un attimo la banca era in fiamme. Nelle due strade più centrali di Atene (...), nel cuore del quartiere commerciale e istituzionale, venivano distrutte una dopo l’altra tutte le banche al grido di slogans anarchici. Centrali greche e banche straniere venivano colpite e incendiate, negozi di lusso, agenzie ed edifici di società, gioiellerie, sono tutti bersagli. Sono state innalzate barricate con i cassonetti dell’immondizia a Panepistimiou e bottiglie molotov sono state lanciate contro la polizia antisommossa quando cercava di avvicinarsi. Le strade erano illuminate dai negozi in fiamme, e la gente che attaccava era sparsa in una grande area. Venne scoperto un gruppo di poliziotti in borghese ed è stato picchiato. La via Panepistimiou era completamente occupata da gente in rivolta. Nella via Stadiou la massa della gente di sinistra e i partiti si ritiravano sotto la pioggia di lacrimogeni nella direzione opposta a Syntagma, verso Omonia. Tutto intorno a loro gli anarchici stavano distruggendo e appiccando il fuoco alle banche e ai negozi. Attaccavano con le pietre il ministero dell’Economia e gli sbirri che lo proteggevano. (...) La rivolta è finita dopo due ore, lasciando il centro disperatamente rovinato e dopo aver causato danni agli edifici-bersaglio nel centro politico ed economico in diverse aree, e persino nei sobborghi completamente distanti dal centro.

Anarchici in Solidarietà

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