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OSCAR DI GUERRA E DI "PACE"

Ci siamo riuniti, come redazione, per assegnare doverosamente l’oscar a chi si è distinto in questi mesi per la sua opera pro-guerra imperialista o, anche, pro-"pace" non meno imperialista. Riconosciamo di esserci trovati in grande imbarazzo per la qualità e la quantità dei concorrenti, tutti, bisogna dirlo, di livello. Quasi obbligata, perciò, la soluzione salomonica di un ex-aequo con quattro vincitori per altrettanti "settori" o "qualifiche".

Come categoria professionale, abbiamo premiato i giornalisti, autentici professionisti della menzogna, e per onorare anche i loro meriti di ieri, e non solo quelli di oggi, riportiamo la testimonianza insospettabile di F. Heisbourg, ex-direttore dell’International Institute for Strategic Studies di Londra, sul modo in cui costoro confezionarono "informazione" nella guerra del Golfo, che è poi lo stesso usato per la guerra alla Jugoslavia: strisciare ogni mattina scodinzolando festosi davanti ai capi-killer con le stellette per sapere cosa lor signori comandano di abbaiare ai loro cani-portavoce.

Come istituzione di beneficenza, abbiamo premiato la Caritas. Non se la prendano quelli che con buone intenzioni vi collaborano. Non parliamo di loro, ma dell’istituzione su cui farebbero bene ad aprire gli occhi. I suoi meriti nel traffico di armi a favore della Croazia semi-ustascia di Tudjman e dell’UCK sembrano davvero notevoli. Alle notizie al riguardo, la Caritas ha fatto sempre seguire smentite sul suo coinvolgimento. Ma, è certo che poche istituzioni si sono impegnate altrettanto, sul piano politico e informativo, per scatenare la "pulizia etnica" anti-serba e anti-jugoslava nei Balcani. Dimenticarlo sarebbe stato ingeneroso. E infatti non lo abbiamo dimenticato.

Come individuo, non c’è stata partita, specie perché ci siamo orientati a scegliere tra gli ex della "sinistra". Chi poteva battere la candidatura di A. Sofri, autentico fuoriclasse del killeraggio massmediatico pro-imperialista? Ad "incoronarlo" lasciamo che sia il bell’articolo di Fulvio Grimaldi. Dice bene quel che c’è da dire.

Infine, c’era da assegnare il premio destinato ai "pacifisti" più guerrafondai, presenti nel movimento "per la pace" con il compito di deviarlo su binari morti e, soprattutto, avvelenarlo di sciovinismo anti-jugoslavo. L’abbiamo attribuito ai leaders (detto all’amerikana) dei cosiddetti centri sociali del nord-est. Non abbiamo spazio per elencare tutti i loro titoli politico-"ideologici": un solo loro volantino contiene una tale quantità di spazzatura (borghese) da mandare in tilt un paio di inceneritori. Lasciamo che a illustrare alcuni di essi siano i testi de La nuova alabarda di Trieste e del Coordinamento romano per la Jugoslavia.

Complimenti ai vincitori, e a ben ritrovarci per la consegna!

Il generale e il suo cane-giornalista

"Durante la Guerra del Golfo, i giornalisti furono stipati in alberghi di quarta categoria, occasionalmente condotti in giri di perlustrazione delle forze armate attentamente studiati e fortemente irregimentati, tenuti sempre a notevole distanza dalle linee del fronte, e rimpinzati di qualunque cosa potesse servire a fare della buona (buona alla guerra! –n.) televisione. I sistemi di comunicazione vennero ingolfati di informazioni insignificanti sul piano militare ma sensazionalistiche per altri versi: immagini di video-game di bombe intelligenti; esplosioni in cielo di missili Scud intercettati dai missili terra-aria Patriot; sistemi missilistici a lancio multiplo che creavano pennacchi di fumo cadendo sulle linee irakene oltre l’orizzonte… L’accesso al fronte venne costantemente precluso e durante tutta la guerra non si vide (perché questo era l’ordine –n.) una sola immagine di un soldato morto."
[da F. Heisbourg, Il futuro della guerra, Garzanti, pp. 17-18.]

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