FUORI LA NATO DAI BALCANI! I massicci bombardamenti del Kosovo e della Jugoslavia da parte della Nato, attuati
col pretesto di "evitare una catastrofe umanitaria" sono non soltanto una
improvvisa e perfida aggressione degli imperialisti Usa e dei loro satelliti, ma anche una
minaccia verso tutti i paesi e soprattutto verso la classe operaia di tutti i paesi. Daltra parte, noi ripetutamente abbiamo condannato il carattere sciovinistico del
regime borghese di Slobodan Milosevic e della sua azione assassina nei confronti degli
operai e dei contadini albanesi. Noi smascheriamo anche oggi il carattere dittatoriale del
suo governo non solo per la distruzione degli albanesi del Kosovo ma per la repressione
attuata nei confronti degli stessi operai serbi. Laggressione Usa non deve essere tollerata!
Colonia, 29.5.1999 Partito Internazionale dei Lavoratori |
Nel corso delle manifestazioni antibelliche in Germania cui la nostra "piccola" organizzazione ha, come di consueto e secondo le sue regole internazionaliste, partecipato attivamente, abbiamo incontrato un certo numero significativo di compagni russi che distribuiva il volantino a firma "Partito Internazionale dei Lavoratori" che qui sotto riportiamo integralmente.
Nulla conosciamo nel dettaglio di questo movimento quanto alle sue posizioni programmatiche generali né quanto agli effettivi di cui dispone (ma a noi basterebbe che essi fossero attualmente anche soltanto quelli lì presenti a condizione di un loro effettivo orientamento comunista quale sembrerebbe trasparire dal volantino in oggetto ). Resta il fatto: le posizioni qui espresse segnano un deciso passo in avanti rispetto a quanto, tradizionalmente, ci perveniva dalla Russia.
In primo luogo, nessunissima "trotzkista" "difesa delle acquisizioni dellOttobre": lattuale regime (sia per quanto concerne i vertici al potere che lopposizione) è qualificato per quello che esso effettivamente è, un "regime burocratico-borghese", formula in cui il secondo termine è quello essenziale mentre il primo attiene alle forme in cui il potere si esprime (e che vanno necessariamente correlate alla situazione di sudditanza, sino al limite degli aspetti compradores, di una debole borghesia interna vincolata al sistema imperialista mondialmente dominante). Indietro non si torna, ma si accetta la sfida sul terreno segnato dalla "globalizzazione" capitalista, di cui la Russia borghese è vittima e parte. In secondo luogo la concezione di unazione anti-imperialista a dimensioni internazionali entro cui la Russia entra come componente essenziale, ma non da "un paese solo". Terzo: la critica a Milosevic in quanto "ostacolo allautoorganizzazione e allespressione degli operai di tutta la Jugoslavia", che è il solo e suo vero "crimine" di cui noi dobbiamo liberarci (e questo a parte una certa "esagerazione", per dirla soft, sulla "distruzione degli albanesi del Kosovo"). Però: nessuna considerazione, per quanto dura, su Milosevic può servire da grimaldello giustificativo per far passare la dittatura dellimperialismo democratico (senza virgolette).
Manca, è vero, un preciso riferimento al destinatario internazionale di classe ed al suo programma comunista mondiale di emancipazione (non è chiaro, ad esempio, cosa possa significare "fuori il FMI dalla Russia in termini di prospettive "alternative"), ma su questo non possiamo più di tanto esprimerci sulla base di un solo volantino. Come stanno effettivamente le cose lo vedremo fra breve de visu.
Ci sembra, intanto, importante la denunzia di una posizione "anti-NATO" di facciata, anche da parte dei Zjuganov, che resta del tutto interna ad una politica di stato, e per di più di uno stato infognato sino allosso in una politica succube al FMI. Insomma: limperialismo non agisce solo in Jugoslavia e questo non è problema da risolversi (sappiamo come ) tra stato russo e "partner" NATO aggressivo, ma agisce direttamente qui in casa nostra ed allora il nemico da combattere sta qui, ed è la stessa borghesia russa ad esso collegata e sottomessa e che mira ad impedire lautoorganizzazione proletaria di casa propria. Lanti-imperialismo russo sarà proletario (ed internazionalista) o non sarà. Nulla da eccepire.
Lappello alla fine del "genocidio" del Kosovo ed alla sua "autodeterminazione" suona nel primo caso come un falso, nel secondo come astrazione (in entrambi i casi si può dire che la propaganda occidentale pesa anche laddove meno ci si potrebbe immaginare ): lingresso degli albanesi del Kosovo in una lotta comune e a pari titolo con i popoli jugoslavi contro laggressione imperialista e, contemporaneamente, a difesa dei propri diritti nazionali non è assolutamente preso di petto; e, tuttavia, questo potrebbe semplicemente significare un richiamo (incompiuto e maldestro) ai lavoratori serbi in primis a ricordare che nessun popolo che ne opprima un altro potrà mai essere libero e che nessunissima questione kosovara potrà, di conseguenza, mai essere risolta in base a "diritti" statuali da parte della popolazione "egemone". Fin qui ci staremmo.
Sia quel che sia, questa presa di posizione dimostra che le questioni oggettive dello scontro sociale e politico in atto a scala mondiale si stanno aprendo un varco anche in Russia alla scala soggettiva, al di fuori di ogni "nostalgismo" stalinista o "trotzkista" (ed al di fuori, questo è scontato, di ogni fiducia in una possibile versione capitalista "buona" adattata al suolo russo) e con un forte richiamo al movimento proletario internazionale. Come minimo è un sintomo di ciò che va incubandosi nella società mondiale e del progressivo legame che si sta intessendo tra le varie frazioni del proletariato. Un sintomo da salutare ed incoraggiare con entusiasmo!