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E su Milosevic?

Ecco la domandina che in tanti ci hanno rivolto, credendo di coglierci sguarniti o addirittura in castagna.

Nessun problema a rispondervi, anche in due righe, fermo restando che se si avesse il decoro e la serietà di leggerci, di leggere il nostro libro La guerra del capitale, o il nostro giornale, vi si sarebbe già trovata una risposta chiara e motivata. Ridiciamolo in due pillole.

La nostra "imputazione" a Milosevic, da comunisti internazionalisti, è di avere contribuito anch’egli, con il suo nazionalismo, a distruggere la "ex"-Jugoslavia, materialmente e in "spirito". Vero è che non è stato lui a cominciare, bensì all’inizio degli anni ’70 i circoli occidentalisti borghesi sloveni e soprattutto croati, e che dunque il suo è, in certa misura, un nazionalismo "difensivo". Ma resta il fatto che è tale, e ha concorso ad aggravare tutti i problemi della Jugoslavia, incluso quello kosovaro. Questo medesimo angusto nazionalismo, a cui pure va riconosciuta un’attitudine non servile verso l’imperialismo, è stato e sarà di impedimento a che si esprimano e si unifichino tutte le spinte di lotta contro l’imperialismo che già si sono espresse, a scala jugoslava e mondiale, in questa prima fase della guerra. Diciamo di più: la sua politica non è neppure in grado di esprimere fino in fondo e rafforzare quel sentimento unitario che tuttora permane vivo tra i diversi popoli della attuale Jugoslavia (si pensi solo al fatto che ben 90.000 albanesi hanno scelto di vivere a Belgrado ed altri 50.000 in fuga dal Kosovo se ne sono aggiunti in queste settimane), e di scagliare contro l’imperialismo aggressore la grandissima forza che proviene da questa unità.

Milosevic, data la sua fiducia nel mercato mondiale e nel capitalismo mondiale, si aspetta ancora dall’Europa, dagli "stati democratici e progressisti" (gli stessi che hanno appena finito di far strage di jugoslavi) e dagli altri stati non filo-americani un aiuto per "ricostruire" la Serbia, e riportarla fuori da quel Medioevo in cui l’Occidente e il FMI tentano di farla sprofondare. La sua è una politica fallimentare per le masse lavoratrici e per il proletariato serbo e jugoslavo, perché si può combattere contro l’imperialismo, si può sconfiggere l’imperialismo aggressore, solo ed esclusivamente se, senza farsi illusioni sull’esistenza di un imperialismo più buono dell’altro e sull’aiuto e l’amicizia di altri stati borghesi (o "socialisti" soltanto a parole), si organizza e si mette in campo la forza della classe lavoratrice. Contro le centrali del capitale internazionale, ma anche contro i capitalisti, i profittatori, gli arraffatori serbi e jugoslavi. Ma questo Milosevic non lo farà mai, poiché significherebbe andare contro quel sistema di potere borghese di cui egli è parte.

Amici di Milosevic noi del che fare solo perché siamo irriducibili nemici dei super-gangster che l’additano a demonio, e ci rifiutiamo di fare ad essi qualsiasi concessione? Poveri pippotti, siamo i soli che lavorano davvero a farne tramontare la presa e l’ascendente sul popolo jugoslavo, ma –sia chiaro- per vedere sorgere il nostro sole, il sole del ri-affratellamento militante e rivoluzionario di tutti i proletari dei Balcani e del mondo, non certo per spianare la strada ai criminali bombardieri di Clinton-D’Alema ed alle "alternative democratiche" a Milosevic, tutte, senza eccezioni, più schifose, per i lavoratori, di lui.

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