Per chi combattete e uccidete, boys?
Avrete notato che dei primi (primi di una lunga serie) tre soldati statunitensi fatti
prigionieri dai serbi, due erano di origini latino-americane, e il terzo, statene certi,
non era il figliolo di qualche finanziere di Wall Street. Anche nell'esercito di mestiere
più super-imperialista la truppa non può che esser composta di proletari in divisa (non
parliamo, evidentemente, dei piloti-macellai dei caccia-bombardieri con paghe da nababbi
meritevoli solo di esser bruciati vivi).
Un anti-americanismo a contenuto nazionalista si rapporta e tratta i soldati statunitensi
alla stessa stregua degli avvoltoi delle corporation e dei loro rappresentanti Clinton e
Albright. Noi invece, proprio per rendere più efficace la guerra degli sfruttati di tutto
il mondo contro le forze armate dell'"impero del male" lavorando a disgregarle
anche dall'interno, li consideriamo e ci rapportiamo ad essi come a degli oppressi che non
hanno trovato di meglio per campare di questo non invidiabile mestiere. Un proletariato
internazionalista si rivolgerebbe loro con le seguenti parole:
Proletari degli Stati Uniti!
Ancora una volta il vostro governo vi chiama a sostenerlo in una missione assassina:
aggredire e prendere possesso della Jugoslavia, delle sue risorse, delle sue popolazioni.
Per svolgere questa infame missione esso sottrae enormi risorse alle spese sociali,
mantenendo attiva ed efficiente una macchina da guerra imponente utile solo ad estendere
in tutto il mondo l'odio che contro di voi cresce ogni giorno di più.
Chi pagherà il prezzo di tutto ciò non saranno certo i banchieri di Wall Street o i Capi
di Stato Maggiore del Pentagono ma voi soldati proletari, quelli tra di voi che hanno
visto nell'esercito una risorsa contro la disoccupazione, quelli che, venendo dai paesi
del Terzo Mondo, hanno cercato negli Stati Uniti una vita migliore e un destino sicuro.
Ancora una volta il vostro governo vi arruola e vi lancia contro altri popoli, colpevoli
di non volersi piegare alle sue mire imperialiste. Voi siete chiamati a seminare morte,
divisione e odio nei quattro angoli del mondo, e ad opprimere altri popoli, altri
proletari come voi.
Voi confidate nella superiorità delle vostre armi, che niente possono _però- contro le
lotte dei popoli. Lo ha dimostrato il Vietnam, da dove siete stati cacciati, lo dimostra
l'Irak, che non siete riusciti a piegare, lo dimostrano tutti i popoli che ancora a voi si
ribellano, pur strangolati dai diktat economici e dall'occupazione militare. Ve lo
dimostrerà ancora una volta la Jugoslavia, se non fermerete la mano assassina del vostro
governo.
Vi si dice che siete impegnati nella difesa della democrazia e delle minoranze nazionali:
sì, il vostro governo le difenderà benissimo, come ha fatto ieri con i nativi, oggi con
i neri, gli ispanici e tutta la massa crescente di coloro che vegetano nei ghetti e nelle
periferie delle metropoli. Niente di buono avrete un cambio del silenzio di oggi:
chiedetelo ai soldati che hanno combattuto in Irak, e che oggi, con le loro famiglie,
pagano in malattie e deformità di ogni genere; chiedetelo a quanti dal Vietnam non sono
tornati, chiedetevi: cosa ha fatto il governo per loro? Li ha sostituiti con altri, illusi
o disperati, e ha steso un silenzio colpevole sulle conseguenze che la guerra criminale ha
riversato su di loro.
Proletari, soldati degli Stati Uniti!
Voi siete stati protagonisti, nel passato, di lotte forti ed efficaci contro la politica
di aggressione che il vostro governo mette in atto contro altri proletari e contro voi
stessi. Questa lotta deve riprendere ora più forte e decisa che mai. La guerra non potrà
essere combattuta solo dall'alto degli aerei, non sarà vinta da 100 o mille specialisti
nati per uccidere, il governo chiamerà VOI ad invadere i Balcani, a rischiare la pelle
per i banchieri di Wall Street che là pensano di moltiplicare i propri profitti.
Ribellatevi agli ordini del vostro governo, dei vostri pescecani miliardari, dei vostri
stati maggiori di macellai. Rifiutatevi di combattere e di uccidere per difendere gli
interessi della classe degli sfruttatori. Avete le armi in pugno, volgetele contro di
loro, a difesa dei vostri veri interessi e, ovunque nel mondo, dei vostri fratelli di
classe!
Per chi combattete e uccidete, ragazzi?
Non diversa nella sostanza è la questione se dalla truppa dell'esercito statunitense
passiamo a quella dell'esercito italiano. Chi la compone infatti? Figli di papà vestiti
da Versace? Oppure giovani delle classi subalterne, e per lo più provenienti non a caso
da un Meridione che offre loro il 50% di disoccupazione di lungo periodo garantita? Questa
condizione sociale è oggettivamente in contraddizione con il ruolo che lo stato e
il governo italiani intendono far loro svolgere di poliziotti e assassini di altri giovani
delle classi subalterne dei Balcani. Su questa contraddizione bisogna far leva, sicuri che
essa non può non emergere alla distanza e portare forza al nostro campo, se su di
essa si saprà intervenire con una logica di classe.
Ne volete un esempio? Lo abbiamo già sotto gli occhi. Ci è fornito dalla richiesta
rivolta a Scalfaro, D'Alema e Scognamiglio da un gruppo di cinque madri della Puglia con i
figli militari in Macedonia: "I nostri figli devono essere immediatamente congedati,
devono tornare in Italia. A costo anche di essere giudicati come disertori. Meglio così
che vederseli tornare in una bara". Una di queste donne racconta che il figlio ha
sottoscritto una ferma triennale che prevedeva anche il coinvolgimento in missioni e che
lo ha fatto assieme ad altri 600 coetaenei perché in Puglia non trovava lavoro.
"Non è vero -aggiunge la signora-che sono professionisti: sono stati chiamati alla
scuola di addestramento solo nel '97. Anch'io ho firmato l'assenso. Ma è una trappola.
Erano invogliati dal miraggio dei primi guadagni, dal punteggio che sarebbe loro derivato
per diventare effettivi. Ma li hanno presi per la gola: se avessero potuto scegliere
sapendo cosa li aspettava, avrebbero detto di no. Intanto vediamo scenari di guerra in
televisione. Ho visto l'immagine di palazzi distrutti e sullo sfondo un cielo solcato da
bagliori rossi. E anche i nostri figli, finché li abbiamo sentiti, erano terrorizzati.
Abbiamo cercato aiuto rivolgendoci a tutti: televisioni, giornali, governanti. Anche allo
stato maggiore dell'esercito. Anche al numero verde per le famiglie dei militari. Cosa ci
hanno risposto? `In bocca al lupo'" (da Liberazione del 28.3.'99)
Lo diciamo a quelli già in divisa e a quelli che la divisa devono ancora indossarla: non
aspettate che arrivi l'ordine di mobilitazione, per rendervi conto come vogliono usarvi,
nei Balcani e nel mondo, i comandi militari italiani e il governo D'Alema. E per agire di
conseguenza...