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IL NOSTRO INTERVENTO CONTRO LA GUERRA TRA I LAVORATORI

Intervento al Comitato direttivo della Fiom di Padova del 30 marzo 1999
Lettera di delegati delle RSU del pubblico impiego alla segreteria della CGIL di Udine
I compagni della nostra organizzazione sono stati e sono attivamente impegnati nei luoghi di lavoro e nel sindacato per smontare la propaganda di guerra del governo D'Alema, e per sollecitare e organizzare la mobilitazione proletaria contro l'aggressione ai popoli serbo e kossovaro.
Parte integrante di questa battaglia è stata ed è la vigorosa denuncia della complicità del sindacato confederale, il quale ha accompagnato il proprio sì all'intervento della NATO con l'invito rivolto a tutte le categorie e ai lavoratori di sospendere le iniziative di lotta. Come anche del fatto che i vertici dell'opposizione interna non si stanno differenziando sostanzialmente dalle posizioni di Cofferati, D'Antoni e Larizza.
Qui di seguito riportiamo due esempi di questo fronte della nostra iniziativa contro la guerra.
Il primo è l'intervento di un nostro compagno al direttivo FIOM di Padova del 30 marzo, un intervento che riprende nella sostanza il contenuto di una mozione presentata qualche giorno prima da altri compagni della nostra organizzazione alla Quinta Lega di Mirafiori. Ascoltatolo, un compagno delegato di Rifondazione ha voluto tradurlo in mozione, di cui però la presidenza è arrivata a vietare la votazione benché in precedenza avesse dichiarato che la relazione sarebbe stata messa ai voti.
La seconda iniziativa di cui diamo notizia ha coinvolto una RSU del pubblico impiego di Udine: l'organismo sindacale, su sollecitazione di un nostro compagno, ha inviato una lettera alla segreteria provinciale della CGIL nella quale si mira allo stesso scopo dell'intervento precedente, e cioè alla mobilitazione contro la guerra, ovviamente a partire dalle possibilità concretamente offerte dalla realtà lavorativa e sindacale in questione.
Che questa documentazione serva come strumento di battaglia per i proletari e i compagni che vogliono dire no alla guerra italo-americana!
Il loro compito, il nostro compito non è solo quello di partecipare alle manifestazioni di piazza, ma anche di svolgere un'azione capillare, continua e organizzata nei posti di lavoro e nei vari sindacati affinché si metta in moto quella che dovrebbe essere la protagonista della lotta contro la guerra di rapina alla Serbia-Montenegro: la massa dei lavoratori!

Intervento al Comitato direttivo della Fiom di Padova del 30 marzo 1999

Siamo di fronte a una situazione molto grave: la guerra imperialista è sempre più alle nostre porte di casa, con il suo tremendo carico di morte e distruzione.
C'è una guerra anche di propaganda, per cercare di spingere i lavoratori ad appoggiarla.
Una propaganda che vorrebbe convincerci che l'Occidente va alla guerra per difendere donne e bambini, per mettere fine alle sofferenze.
Ma come si può credere a tali menzogne, agli Stati Uniti, ai più potenti banditi imperialisti del mondo?
O all'Italia, che non si è fatta scrupoli ad affondare una nave carica di immigrati albanesi, che poi tratta peggio delle bestie.
E sul diritto all'autodeterminazione dei popoli, basta guardare al Kurdistan, con la consegna di Ocalan ai suoi aguzzini, o alla Palestina.
Gli Usa, l'Europa, sono lì per difendere i propri interessi economici, politici e strategici.
Questa è una guerra contro il popolo serbo come ieri contro quello irakeno, contro i lavoratori dei Balcani compresi quelli del Kosovo, che in questa situazione non vedono certo migliorare la propria situazione.
Ma le conseguenze negative non tarderanno a venire anche qui:
1. perché in una guerra non si può pensare di non pagare anche costi di vite umane;
2. perché uno sfondamento imperialista ad est comporterà lì una classe operaia a minor costo, che potrà essere facilmente utilizzata contro di noi, sia con lo spostamento di produzioni, sia come elemento di gioco al ribasso delle condizioni operaia qui.
La classe operaia, i lavoratori non possono coprirsi di vergogna, restando indifferenti alle iniziative di guerra.
È necessario farci sentire come lavoratori, con mobilitazioni e con lo sciopero.
La Fiom deve indire immediatamente uno sciopero contro la guerra, costruire e partecipare a iniziative di lotta.
Oggi chiedo che da questo direttivo si esca con la proclamazione immediata di uno sciopero, uno sciopero vero, non simbolico.
Sono convinto che solo la mobilitazione di lavoratori contro la guerra può dare una svolta a questa situazione.
Un'ultima decisiva questione.
Di fronte all'aggressività Usa, in questi giorni ho sentito contrapporre una presunta alternativa "umanitaria" dell'Europa, e in particolar modo dell'Italia. Pensando che un'iniziativa autonoma nazionale sia elemento di pace: ciò è falso!
Non sono state proprio l'Italia, la Germania e l'Europa tutta a lavorare per disgregare la Jugoslavia, così come a demolire affamare e spogliare l'Albania?
La consegna deve rimanere per i lavoratori quella di sempre: il nemico è in casa nostra!
Per fermare la guerra nei Balcani, la nostra lotta deve essere indirizzata innanzi tutto contro il nostro governo e contro il nostro imperialismo!
Ogni bomba sganciata sul proletariato serbo è una bomba sul proletariato mondiale.
Nei paesi del 2° e del 3° mondo le condizioni di vita dei lavoratori peggiorano davanti alle canne dei fucili e sotto le bombe.
Qui avviene in forma progressiva, nel nome del risanamento del paese, ovvero per saziare la fame di profitti della borghesia, e per il suo rilancio nel mercato mondiale. (...)

Lettera di delegati delle RSU del pubblico impiego alla segreteria della CGIL di Udine

I bombardamenti che in queste tremende giornate stanno sconvolgendo la Serbia impongono a tutti i lavoratori occidentali di uscire dal lungo letargo, per guardare finalmente in faccia e chiamare col suo vero nome l'aggressione da parte dell'imperialismo occidentale che, a partire dalla divisione della Jugoslavia, porta alla sottomissione e allo strangolamento dei nostri fratelli di classe dell'area balcanica.
Non è certo un mistero l'obiettivo degli Usa e degli altri paesi occidentali di destabilizzare ulteriormente i Balcani ai propri fini, per imporvi un controllo diretto in funzione di una maggiore penetrazione dei capitali occidentali.
La mancanza di rivendicazioni e proposte unitarie ha mantenuto diviso e "nemico" il proletariato serbo e quello kosovaro, entrambi sospinti dall'azione bellica ad un ulteriore compattamento nazionalistico dietro alla politica reazionaria e senza uscita di Milosevic e dell'Uck.
Ma come stupirsi di ciò, quando il proletariato occidentale non ha saputo o voluto capire che l'attacco imperialista riguarda l'intera nostra classe e non semplicemente una sua frazione, rinunciando così a porsi come concreto punto di riferimento e di forza per l'organizzazione e la difesa degli interessi di classe di tutti i lavoratori?
Il cedimento di una sezione del proletariato, quello serbo e kosovaro, non solo indebolisce l'intero nostro esercito, ma avrà un effetto boomerang immediato, rappresentato dalla svendita all'estero di una massa crescente di lavoratori jugoslavi, un tempo forte e qualificata. Ciò significa che anche i lavoratori italiani, a loro volta, dipenderanno dalla "concorrenza" di questa manodopera a buon mercato e senza frontiere.
Basterebbe questo a farci capire che siamo tutti coinvolti unitariamente e perciò dobbiamo organizzarci unitariamente.
La soluzione non è certo dietro l'angolo, ma -se non vogliamo prenderci in giro o stare semplicemente a guardare- dobbiamo impegnarci sin d'ora alla sua realizzazione, in quanto l'internazionalizzazione dell'organizzazione e delle lotte del proletariato contro il capitale già internazionalizzato (partendo dal nemico in casa nostra) rappresenta l'unica risposta reale in grado di sconfiggere l'attacco imperialista alla Serbia e di ricostruire l'unità del proletariato e dei popoli dell'area balcanica.
Data l'urgenza della situazione, i sottoscritti rappresentanti CGIL della RSU chiedono a codesta Segretaria l'immediata assunzione delle seguenti iniziative:
1. Promozione di un'assemblea provinciale dei rappresentanti CGIL eletti in tutte le RSU (metalmeccanici, edili, pubblico impiego, ecc.) quale primo momento di mobilitazione contro la guerra e per l'assunzione dei conseguenti compiti da parte dei lavoratori;
2. Promozione di un'assemblea provinciale  - per le stesse finalità - di tutti gli iscritti alla CGIL.


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