[che fare 48]   [fine pagina] 

Nostra attività

LE PILLOLE DELLA (IN)FELICITÀ

La nostra organizzazione è costantemente impegnata in un lavoro di formazione per riannodare il filo tra lo scontro di classe in atto e il patrimonio teorico e di esperienza del movimento operaio e comunista. Una delle forme di tale attività è la discussione e l’approfondimento dei temi proposti dal giornale. Un esempio al proposito lo fornisce quanto ha fatto una nostra sezione con l’articolo sul viagra del n. 47.
Dopo una discussione a caldo, si è deciso di vedere meglio uno degli aspetti della questione, quello dei mali "di nuova generazione", lasciando a un successivo approfondimento l’altro nodo sollevato nel giornale, cioè le radici strutturali dell’illanguidimento dell’istinto di vita sessuale. A tal fine i compagni hanno letto alcuni articoli di G. Maccacaro sull’uso capitalistico della medicina(1) e una compagna, sulla base di essi e di altri documenti di analisi raccolti, ha introdotto l’apposita riunione con il resoconto di cui pubblichiamo il canovaccio.

Indice

Depressione
Anoressia e bulimia
L’impotenza
Gli elementi comuni
Che fare

La vicenda del viagra induce ad affrontare alcune questioni connesse col ruolo della medicina nell’attuale società. Innanzitutto. Noi non neghiamo i progressi realizzati dalla scienza bio-medica. Nel nostro secolo (in Occidente) la medicina ha contribuito a sconfiggere alcune perniciosissime malattie e a ridurre drasticamente la mortalità infantile. Essa, però, ha svolto questo ruolo non perché interessata al benessere dell’umanità, bensì perché interessata a conservare e far riprodurre in condizioni adeguate la forza lavoro per il capitale.

Ancora nei primi decenni del Novecento, diverse malattie infettive (epidemie di vaiolo, febbre spagnola, tbc, ecc.) sconvolgevano il funzionamento della produzione stessa, eliminando in brevissimo tempo masse di lavoratori e minacciando l’incolumità anche degli altri strati sociali della popolazione urbana. Ecco perché la medicina si è adoperata per debellare queste malattie.

Vinta questa guerra (almeno in Occidente, ché nel resto del mondo si muore ancora per carestie, infezioni virali "classiche" e... guerra), vediamo oggi proliferare le malattie degenerative (cancro, disturbi cardio-circolatori, ecc.) e comparire a livello di massa quelle "psichiche", quali ad esempio i disturbi connessi all’impotenza. Non è che siano scomparse le tradizionali malattie contratte dai lavoratori sul posto di lavoro e facilmente riscontrabili come tali. Anzi. Esse, però, sono sempre più accompagnate e intrecciate a disturbi nervosi finora abbastanza marginali. Ne prenderemo in esame tre esempi.

 [indice]  [inizio pagina] [next]  [fine pagina]

Depressione

Per avere un’idea del fenomeno: nel 1990 la depressione era classificata al 4° posto tra le cause di morte nei paesi occidentali; nel 2020 salirà al 2°. Su di essa si dicono un sacco di falsità. C’è chi ha la sfrontatezza di sostenere che è un atteggiamento volontario, in realtà l’individuo implicato "sta benissimo, ha fatto le analisi, non ha niente". C’è chi ridimensiona e dice che colpisce soprattutto gli anziani (e ci credo, dopo la vita di merda che hanno dovuto fare, e con il ruolo "eccitante" che riserva loro la società...); in ogni caso, non è così, la depressione non è dovuta al normale invecchiamento di un essere umano, e basta un dato per vederlo: la percentuale di adolescenti fra i suicidi è in continuo aumento, dall’8 al 20 %... C’è chi non cade in tali grossolanità, e spiega la depressione con la tale o talaltra carenza di sostanze chimiche nel cervello. Figuriamoci però se ci si pone il problema di stabilire l’origine di questa carenza! Quelli che lo fanno, l’attribuiscono a un virus o a un’alterazione genetica, ma poi ci si ferma qui, lasciando intendere che virus e alterazioni genetiche sono solo fenomeni biologici.

Queste spiegazioni, come quelle che ricercano le cause solo nella ristretta dinamica dei rapporti familiari, assolvono il sistema sociale in cui la depressione va diffondendosi. Invece è qui la sua vera origine. La depressione ha a che fare con una funzione naturale essenziale dell’individuo: la sua capacità di percepirsi come essere sociale, di sentirsi parte attiva di una collettività animata dalla fiducia e da un progetto verso il futuro. Nella depressione c’è come la mancanza crescente di interesse a un rapporto con gli altri e, quindi, con se stessi. Ci si sente un nulla, e, persa ogni fiducia nella vita, si rifiuta ogni contatto col mondo esterno. Non potendosi volgere contro questo mondo (troppo monolitico e potente), il rifiuto porta coloro che ne soffrono a rivolgersi contro se stessi, nei casi gravi fino al suicidio.

Ora, come affronta questa situazione la medicina borghese? Ogni tipo di terapia proposta e praticata, anche quella che riconosce (almeno in parte) le cause sociali, non si pone nemmeno il problema che tali cause possano essere rimosse, ma propone in modo sempre più massiccio il farmaco. Con la funzione non già di guarire, ma di mettere il silenziatore alla sofferenza, di rimuovere solo il sintomo. L’inevitabile conseguenza è che la malattia si cronicizza, è spinta sempre più nel profondo ed è trasformata in patologie ancor più devastanti. La medicina di oggi, quindi, che non solo non guarisce, ma peggiora la malattia.

 [indice]  [inizio pagina] [next] [back] [fine pagina]

Anoressia e bulimia

Queste malattie hanno a che fare col cibo, il nutrirsi, una funzione altrettanto naturale essenziale della precedente.
I bulimici ingurgitano cibo, irrefrenabilmente, ovviamente per sopperire alla carenze di altri nutrimenti ugualmente essenziali, ma non raggiungibili. Analogo discorso per l’anoressia. L’età media in cui insorge è calata dai 15 ai 13 anni. Colpisce in Italia circa 300.000 giovani (per lo più, ma non solo, ragazze). Si tratta di una deriva verso l’autodistruzione, qualunque sia la sua causa di scatenamento immediata (rifiuto della madre, fonte di nutrimento; non accettazione di sé, se non corrispondente a un modello imposto; ecc.). Sta di fatto che il risultato è di arrivare a negare la propria fisicità fino all’auto-distruzione.

Auto-distruzione che, però, va a vantaggio della vitalità del profitto delle imprese capitalistiche, che vendono diete e pillole "curative" per tutti i gusti e tutte le tasche. Diete e pillole che, come quelle contro l’obesità (un altro dilagante disturbo della vitale funzione della nutrizione: ne soffre il 35% dei bambini italiani!) che bloccano lo stimolo della fame, non sono in grado di guarire l’ammalato, ma solo di ricreare continuamente il bisogno della "cura".

 [indice]  [inizio pagina] [next] [back] [fine pagina]

L’impotenza

Innanzitutto, qualche dato. Il disturbo colpisce circa il 35% degli italiani; e sale al 52% se si considera la fascia di età dai 40 ai 70 anni. Le cause: le disfunzioni del sistema circolatorio (dovute ad esempio al colesterolo o ai ritmi di lavoro e di vita sempre più stressanti) pesano per il 27%; il consumo (e l’abuso) di farmaci per il 12%; l’ansia, lo stress e le cause psicologiche in genere per il 38%. Sommando cause psicologiche ad abitudini di vita si ha che, per le stesse statistiche ufficiali (verso cui comunque nutriamo una viscerale diffidenza!), ben più del 70% dei casi di impotenza sono legati a cause dipendenti dalla vita sociale che si conduce oggi.

E comunque, non è che chi non soffre d’impotenza abbia una vita sessuale sana, umana. Qual è infatti la sua vita sessuale? Forse quella che nasce da una unione, da un desiderio reciproco? O non piuttosto quella fondata sull’esibizione, sulla gara, sulla sopraffazione e sulla capacità d’acquisto dell’altro (anzi, per essere precisi: dell’altra)? E inoltre: in queste relazioni che ne è del gioioso appagamento dell’umano bisogno di piacere, quel bisogno che anche la donna ha giustamente cominciato a rivendicare? Questa vita sessuale, non è l’altra faccia della medaglia dell’impotenza?

Stretti tra queste due piatte metà, gli individui, proletari e non, cercano una via d’uscita nell’artificio, chimico, virtuale, ecc. Un artificio che riproduce le condizioni che lo rendono "desiderabile". Insomma: un oppio.

 [indice]  [inizio pagina] [next] [back] [fine pagina]

Gli elementi comuni

Questi tre esempi non esauriscono, è ovvio, il processo di depauperamento psichico di massa in atto. La loro presentazione non si prefiggeva questo scopo. Ma quello di segnalare il livello cui è giunto l’attacco capitalistico alla salute sociale. Da questi tre casi, sotto questo riguardo, emergono infatti elementi che hanno una valenza più generale.

Primo. L’attacco alla salute si avvicina sempre più al cuore delle funzioni vitali umane: vivere relazioni sociali, nutrirsi, vivere una vita sessuale soddisfacente.

Secondo. Queste patologie sono connesse a disturbi psichici che si stanno estendendo a livello di massa sia nel proletariato che negli altri strati della popolazione. Da interruzione momentanea della "normalità" quotidiana, la malattia sta diventando la condizione permanente della vita dell’uomo.

Terzo. Quest’attacco alla salute sociale è legato alle condizioni di vita e di lavoro esistenti nell’ordine sociale capitalistico. Questo è un punto che dovremo riprendere e analizzare a fondo, per mettere in evidenza, oltre la semplice "correlazione", qualcosa di più: e cioè, che quest’attentato al patrimonio vitale del proletariato e dell’umanità deriva dal fatto che oggi si stanno compiutamente sviluppando in ogni sfera della vita sociale (nel lavoro in fabbrica come in famiglia, nel tempo libero come nelle altre relazioni sociali) gli elementi patogeni intrinseci alle basi strutturali del sistema capitalistico (il denaro quale mediatore universale dei rapporti fra gli uomini e fra gli uomini e le cose, la riduzione del lavoratore a merce, la finalizzazione dell’attività economica non alla soddisfazione dei bisogni umani ma all’accumulazione di denaro). È da qui che si genera (attraverso una serie di rifrazioni sociali e di percorsi in parte differenziati per le varie classi sociali) la "forza oscura" che "castra" e "annienta" l’individuo fin nelle sue fibre più intime.

Il quarto elemento riguarda il trattamento che la società e le istituzioni borghesi riservano a tali disturbi. Che è quello di una nuova guerra dell’oppio, una guerra in cui il farmaco è imposto come merce che riproduce continuamente il bisogno di altri farmaci-merce. Le case farmaceutiche stanno investendo migliaia di miliardi per realizzare le pillole di nuova generazione di cui il viagra è solo la punta dell’iceberg, dette "pillole della felicità", pensate "per aiutare le persone a vivere meglio, con meno ansie e meno disagi", in realtà con l’effetto di aiutarle solo a continuare a sopportare l’odierna infelicità.

Gli esperti del settore non hanno dubbi: la domanda latente di tali farmaci è destinata a esplodere. Tanto per farsi un’idea: si dia un’occhiata alla tabellina riportata di fianco, oppure si pensi che in una sola settimana negli Usa sono state vendute 206.000 pillole di Viagra, o che -sempre negli Usa- 18 milioni di persone fanno uso abitualmente dell’anti-depressivo "prozac", o anche al fatto che nel 2005 ci saranno nel mondo 535 milioni di malati di mente, di cui 413 in Occidente. Inutile dire che il valore delle azioni in borsa delle ditte produttrici delle pillole della (in)felicità è triplicato nell’ultimo anno...
Come si vede, non è un eufemismo parlare di società malata da un lato, e drogata dall’altro.

 [indice]  [inizio pagina]  [back] [fine pagina]

Che fare

Da quello che si è detto, deriva per noi la necessità di fare della difesa della salute un terreno di denuncia e di lotta politica. Su questo punto fondamentale, da sviluppare nella discussione, solo un breve accenno.

È inutile girarci attorno. Per curare davvero l’impoverimento psichico di massa c’è bisogno di un trattamento radicale: la lotta contro le condizioni inumane in cui si vive e si lavora oggi, e, sulla spinta di ciò, la distruzione di queste condizioni con l’organizzazione di un nuovo ordine sociale, quello comunista. Ora, pur se i disturbi che abbiamo preso in esame stasera riguardano sempre più "tutti gli individui", non tutti gli individui sono in grado realmente di mettere in atto, di organizzare, di portare avanti e rendere vincente questa battaglia. Per "alcuni", i borghesi, la sofferenza psichica si associa, infatti, a una condizione di lusso, di privilegio e di potere che deriva dalle stesse basi di quella: come possono attaccarle? Per "questi signori" la malattia è un inevitabile scotto da pagare per conservare la loro posizione di dominio, l’unica medicina accettabile è quella che affronta la disperazione esistenziale con farmaci o terapie che la riproducono.

Patologia Consumatori
potenziali negli USA
Depressione

27 milioni

Emicrania              25 "
Ansietà             10 "
Memoria             7 "

Ma oltre a costoro, nella società borghese ci sono anche i "malati" che sono sempre meno autorizzati dalla realtà della loro vita a ritenere di avere qualcosa da perdere nel cambiarne radicalmente le basi: è la massa dei proletari. Ed è per questo che essa sola sarà in grado di dar nerbo alla lotta in difesa della salute sociale e di catalizzare su questa strada il malessere psichico e gli spunti di ribellione contro di esso di quella sterminata massa di individui sofferenti che, pur senza essere proletari, sono oppressi dai piani alti della moderna società capitalistica.

Con ciò non rimandiamo a un indeterminato domani la soluzione dei drammi di oggi. Indichiamo le condizioni reali che ne permettono il superamento. Oltre a ciò, diciamo però anche un’altra cosa. Già la ripresa della lotta proletaria su questo terreno costituirà per certi aspetti una cura di tali malattie: esse dilagano anche perché i proletari e il variegato mondo dei ceti intermedi non vedono in campo una forza sociale e politica in grado di opporsi all’onnipotenza del mercato, del profitto e dello stato borghese. In assenza di questa forza e della sua lotta, la reazione allo sfruttamento, alle umiliazioni, all’insoddisfazione, alla solitudine assume spesso la forma "individuale" e "auto-distruttiva" della malattia. La rinascita di un movimento di classe permetterebbe invece ai proletari e agli oppressi che vi partecipano, di ritrovare una socialità e una speranza esse stesse, in parte, curative.

Ma per contribuire alla ripresa di questa battaglia c’è bisogno, da parte dell’organizzazione comunista, di mettere da parte una concezione economicistica dell’attività politica. La denuncia e la battaglia contro il capitale e le sue istituzioni deve essere globale, perché globale è la sua oppressione, perché questa non risparmia nessun ambito della vita sociale. Il fatto che oggi non ci sia lotta neanche sul terreno salariale, non implica che ci si debba preoccupare prima di tutto di far ripartire un’iniziativa a difesa delle condizioni economiche proletarie e che, dopo aver fatto ciò, ci si occuperà del resto. D’altra parte una serie di segnali mostrano che già oggi tra la gente che lavora comincia ad esserci insofferenza per come vanno le cose sul piano della salute, sfiducia verso la medicina borghese, e l’esigenza di fare qualcosa. A partire dalla necessità di difendersi da quell’attentato continuo alla salute che viene consumato, quante volte anche con la morte!, nelle fabbriche. Quando questo malessere esploderà, sarà costretto a passare rapidamente dalla lotta sul singolo "dettaglio" alla messa in discussione generale dell’ordine sociale borghese e della vita che esso riserva, nel lavoro e fuori. A questo malessere che cova (muto) nel proletariato e negli oppressi dovremo legare la nostra azione, riprendendo ancor più a fondo la battaglia teorica e pratica in difesa della salute condotta dal movimento operaio, sia quella di tanti anni fa sia quella ricca di spunti degli anni Settanta.

 

L’Homo Pillolicus

Una pillola per non dormire più. L’unica che ci mancava, ma anche quella che noi nevrotici aspettavamo con più ansia. Si chiama Modafinil e sarà in commercio negli Usa a partire dal 31 dicembre, appena in tempo per il veglione. Nei test effettuati sugli umani è risultata più efficace della caffeina e delle anfetamine, e senza questi fastidiosi effetti collaterali: occhi a palla, verbosità da rapper, ecc.
Con la pillola insonne saremo finalmente in grado di rimanere sempre svegli. Per fare cosa non si sa. Se ne occuperà la prossima pillola. Tanto ormai pensano a tutto loro. Dalla Svizzera è appena arrivata quella contro la calvizie e ce n’è un’altra che stimola l’appetito ed è particolarmente adatta a chi abbia abusato della pillola per dimagrire.
Se ci mettiamo anche il viagra, avremo un bel quadretto del nostro futuro, ovviamente in pillole. L’Homo Pillolicus sarà un eccitato coi capelli lunghi che alternando strippate da ulcera a lunghi periodi di digiuno andrà a letto la sera con il desiderio sull’attenti e nemmeno la voglia di schiacciare un pisolino.
Per dire quanto stiamo diventando complicati, la pillola insonne nasce allo scopo di combattere gli effetti dell’insonnia. Infatti, se la gente di giorno casca dal sonno (negli Usa 2 incidenti su 3 avvengono per questo motivo) è proprio perché di notte non si riesce a dormire. E così la medicina, non potendo ridarci il sano sonno notturno, cerca almeno di eliminare l’insana sonnolenza diurna.
Da La Stampa del 10.11.’98

Note

(1) "L’uso di classe della medicina", relazione a un dibattito tenuto a Modena il 25.2.1972. "Il capitale crea le malattie e poi le trasforma in consumi", intervento al seminario sui farmaci organizzato dal CUB di Medicina di Milano nel 1974.

[che fare 48]  [inizio pagina]