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IL PCR DI ZIUGANOV E IL PROLETARIATO RUSSO

 

Per farsi un’idea meno stravagante della situazione russa potrebbe bastare rileggersi la pagina ad essa dedicata da il manifesto del 12 agosto.

Un primo articolo spara: "Il pugno di Eltsin: minatori incriminati", ma poi, se si va a vedere, si scopre che l’apertura di procedimenti giudiziari in quattro regioni riguarda non solo operai e dirigenti sindacali indagati per interruzione di pubblico servizio (il blocco della Transiberiana), ma anche un certo numero di dirigenti delle miniere indagati per corruzione e interesse privato (lo storno di fondi destinati al pagamento dei salari). E si scopre pure che, nonostante l’imponente schieramento di polizia a presidiare alcuni tratti della ferrovia a Celjabinsk, in più punti i picchetti operai sono proseguiti senza disturbo da parte delle "forze dell’ordine". Il che significa che siamo ancora a un conflitto sociale di bassa intensità, e che il "pugno di Eltsin" è tuttora più agitato (verso le due "parti sociali") che realmente adoperato.

Elementi ancora più interessanti sull’effettivo stato delle cose in Russia si possono desumere, nella stessa pagina di giornale, dalla intervista di A. Dakli a Sergei Potapov, responsabile organizzativo del Pc russo, "di passaggio in Italia, invitato da un gruppo toscano di Rifondazione".

Prima considerazione. Tutta la Russia al collasso ed in agitazione esplosiva permanente? Vigilia rivoluzionaria? "Ci sono situazioni molto varie. In alcune regioni tutto è tranquillo, in altre c’è tensione", come appunto nella regione mineraria di Kemerovo. Dunque: non è proprio che la barca stia affondando. Non solo, ma la tensione che si registra in alcune regioni lungi dall’ispirare ai "comunisti" di Ziuganov l’ipotesi strategica di un collegamento tra le varie situazioni in vista dell’inevitabile crollo e dell’altrettanto inevitabile spallata finale al sistema, li sollecita a concentrare vieppiù i loro interessi e le loro forze sull’amministrazione regionale, sia che il loro partito si trovi alla testa di essa (come è in molti casi) sia che si trovi all’opposizione. Come sottolinea il manifesto: "una strategia che parte dal controllo delle amministrazioni locali, anche là dove c’è conflitto". Amministrazione, controllo... Quindi in gioco non c’è un sistema, ma solo un certo tipo di gestione di esso, che può e deve essere cambiato a partire dall’amministrazione locale. Tanto per chiarire fino a qual punto il "nuovo corso" capitalistico in Russia si sia imposto, e irreversibilmente, a scala generale.

Seconda considerazione. Dove sta politicamente il proletariato, e che rapporto vi è tra esso e il PCR? Manifestazioni, anche molto accese, di protesta proletaria non sono infrequenti nella Russia di oggi, e alcune di esse hanno dato luogo persino a belle occasioni di solidarietà nei loro confronti da parte di alcuni settori della popolazione, fino a toccare strati dell’esercito. Stando alle rappresentazioni oleografiche che ogni tanto ci vengono qui trasmesse, parrebbe di rivedere sugli schermi il remake della Corazzata Potemkin o di Ottobre. Disgraziatamente per noi, le cose non stanno così. L’insorgenza proletaria, anche ai suoi apici, è tuttora ristretta ad un ambito angustamente rivendicativo immediato e settoriale. Essa non mostra a tutt’oggi segni di saldatura tra le diverse frazioni del proletariato, né tanto meno di concretizzazione di una coscienza e di un embrione di organizzazione politica propria. Ciò si deve, come abbiamo più volte sottolineato, all’opera di annichilamento classista messa precedentemente a segno dallo stalinismo, ad una tabe ereditaria quindi, ma è altrettanto evidente che quest’ultima, così come non nasce da un "inganno ideologico" bensì da un insieme di fattori economici materiali su cui una determinata ideologia si è eretta a fattore dirigente, allo stesso modo può mantenersi oggi in forza dell’immaturità di condizioni oggettive tali da spingere ad una decisiva decantazione e ad un decisivo scontro tra le classi antagoniste. La "strategia amministrativa" del PCR è il prodotto e l’agente di tale dato di fatto. Il conflitto di classe non è escluso, come mai è escluso in assoluto da qualsiasi variante di riformismo, ma rimane per l’appunto confinato all’interno del sistema vigente, ed intangibile, di cui si rivendica di volta in volta, regione per regione, categoria per categoria, una migliore gestione. L’insegna che il PCR potrebbe benissimo fare sua è quella del nostro PCI anni cinquanta: via il governo dei forchettoni!, democrazia e lavoro!, per un "giusto, sano" capitalismo "popolare".

Il discorso di Potapov chiarisce senza ombra di equivoci fino a qual punto il PCR non sia, e non si senta affatto, estraneo al sistema attuale in quanto frutto maturo della precedente fase staliniana e post-staliniana, e come la differenza rispetto a Eltsin e alla sua cerchia si riduca al lato amministrativo della gestione.

Programma: "Non pensi (fa Potapov all’intervistatrice liber-sinistra in estasi -n.) a espropri, grandi nazionalizzazioni, atti di forza. Noi vogliamo governare insieme ad altre componenti politiche del paese (=insieme ad "altre" componenti sociali, quelle... non espropriabili -n.). La Russia bene o male ha molte risorse e basta utilizzarle senza rapine (l’onesta amministrazione del capitale -n.). Certo, occorrerà un maggior controllo statale" nel settore gas-petrolifero, bancario, etc., "poi andrebbero ripristinati i monopoli statali su alcool e tabacco" (in Italia abbiamo già un 50% e passa di un "comunismo" del genere -n.), ed è chiaro che "si potrebbero esportare più armamenti" (pecunia non olet). Non stupisce che sulla base di tale programma uno dei massimi dirigenti del PCR abbia potuto accettare la nomina a ministro dell’industria da parte di Eltsin! Datemi i mezzi di amministrare senza rapine, ed io lo farò!

Politica. "Ci stiamo preparando per l’eventualità, molto probabile, di elezioni politiche anticipate. Ma naturalmente i veri giochi si faranno quando finirà la presidenza di Eltsin". Il metodo elettoralesco è il corrispettivo politico del programma amministrativo economico-sociale. Nell’uno e nell’altro caso non ci si prepara ad attizzare e dirigere il conflitto di classe e di sistema, ma, semmai, a spegnerlo. E sempre insieme ad "altre forze" con cui coalizzarsi entro il recinto capitalista.

Organizzazione politica. Chi sono i capi del PCR? "In gran parte sono ex direttori di aziende agricole o industriali. E’ soltanto gente così che riscuote la fiducia dei cittadini. No, non sono dei giovani, e nemmeno dei "volti nuovi" (il bello è che Potapov lo dice con burbanzosa vanteria, da vecchio dinosauro trapassato indenne da un’era all’altra in perfetto stile evolutivo -n.). Sono tutti conosciuti da parecchio tempo -nelle rispettive regioni- ed esperti". Dunque, coerentemente al suo programma e alla sua politica perfettamente extra ed anti-proletaria, il PCR si vanta di essere una organizzazione di "buoni e sperimentati amministratori" del capitale che punta a riscuotere la fiducia dei cittadini elettori per i suoi meriti di gestione. Non ultimo tra i quali, evidentemente, sarà una oculata gestione della forza-lavoro secondo le finalità di profitto dell’intero sistema, realizzata senza criminalizzare né escludere il conflitto, ma avendo sempre cura di depotenziarlo e subordinarlo ai superiori interessi del capitalismo nazionale.

Un simile annullamento politico del proletariato è, però, tutt’altro che scontato. Da parte nostra, avevamo messo in conto la eventualità che già nei suoi primi stadi di realizzazione la perestrojka in atto potesse indurre il proletariato russo ad attivizzarsi sul piano delle rivendicazioni immediate in termini di "potere" o di "controllo" sui processi economici da essa aperti, pur sempre in quanto "classe del capitale" ("capitale nostro", per dirla in una). Non sarebbe stata in alcun modo una petizione socialista, sì però la rimessa in moto di un conflitto sociale gravido di conseguenze per il futuro. Dobbiamo ammettere che perfino questa trincea è stata bruciata nel corso controrivoluzionario che ci sta alle spalle. Dovremo forzatamente fare a meno anche di questa relativa chance. Ciò non vuol dire affatto, però, che la nostra prospettiva ne venga inficiata; al contrario, significa che il terreno di scontro si sposta, con tutte le difficoltà del caso, più avanti in prospettiva, su un terreno più "puro". Il risveglio del proletariato russo non si darà attraverso l’intermedismo di rivendicazioni "autogestionarie", non potrà avere come referente né lo spontaneismo immediatista della classe "autogestita", né il "riformismo" del tipo PRC, ma dovrà aggredire le radici strutturali del sistema capitalista, russo e mondiale. Una classe operaia giovane ed "inesperta, e soprattutto priva di fiducia negli "esperti", ne sarà la protagonista quando l’ora scoccherà. Gli "intermedismi" di tipo "riformista" e persino falsamente "rivoluzionario" si sono già bruciati prima di nascere.

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