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Da Marghera

 

Come avremo modo di dire per esteso nel prossimo numero, è ripartito con violenza l’attacco, per la verità mai sospeso, che un blocco di interessi capitalistici estremamente ampio (e che va dalla Fiat alle Generali, dalla Disney al Club Méditerranée, dai capitali tedeschi e americani mimetizzati dietro Greenpeace alle mafie legali e illegali dell’eco-business) porta da anni ai lavoratori del petrolchimico di Marghera. Un attacco che fa della chiusura di questo stabilimento un passaggio decisivo verso l’affermazione definitiva della monocultura del turismo a Venezia, e verso l’enorme affare del "disinquinamento" della laguna. Un attacco che ha trovato e trova crescenti consensi a "sinistra", nel PRC, nei verdi, nei "centri sociali", ma pure nei DS pur ufficialmente contrari, in nome dell’interesse nazionale (s’intende), all’espianto totale della chimica da Marghera.

Pur in evidente difficoltà per il carattere concentrico e violento di questo attacco e per l’obiettivo isolamento che ne è derivato per giunta in un contesto globale di stasi dell’iniziativa di classe, la classe operaia del petrolchimico ha saputo reagire immediatamente e reiteratamente ai colpi subìti. Tuttavia la forza messa in campo dai lavoratori è rimasta notevolmente al di sotto delle necessità, a causa anche di una politica sindacale che è incapace e indisponibile a mettere in campo una lotta vera, generale, all’altezza dello scontro, e contiene la risposta operaia nei limiti di una azione di pressione, parziale, ultra-legalitaria, fondata sulla (suicìda) fiducia verso l’intervento di governo, comune e istituzioni tutte. Sicché quello che finora la resistenza operaia è riuscita a produrre è un rallentamento dell’attacco, una dilazione dell’affondo "finale", non certo la sconfitta, tanto meno lo sbaragliamento, del "partito dei licenziamenti di massa".

L’intervento della nostra organizzazione che è rivolto ai lavoratori del petrolchimico e al tempo stesso all’intera classe operaia perché si assuma il compito di difendere i lavoratori del polo di Marghera (è questo il senso di un nostro manifesto affisso nelle principali città), dà un sostegno totale alla lotta in difesa dei posti di lavoro e della salute dei lavoratori e della popolazione, ma chiama i lavoratori a rovesciare la linea di difesa fin qui seguita. Quello che serve, infatti, a Marghera come altrove, è una reale politica di difesa di classe centrata sugli interessi dei lavoratori, svincolata da quel rispetto delle compatibilità aziendali e nazionali che ci stanno strangolando, capace di mettere in campo (con il protagonismo di classe oggi tanto mortificato) una lotta vera, decisa, ampia, che non deleghi nulla a quelle istituzioni che sono, a scala locale come a scala nazionale, istituzioni del capitale nemiche dei lavoratori.

Con un’azione di propaganda costante e metodica, inoltre, l’OCI è impegnata a far intendere soprattutto ai proletari più giovani che la lotta degli operai del petrolchimico, nonostante le sue debolezze, non è una lotta del passato, è una lotta di avanguardia in quanto può concorrere a sbarrare il passo a quella precarietà generalizzata, a quel super-sfruttamento, a quell’azzeramento dell’organizzazione operaia che il processo di mondializzazione in atto riserva soprattutto alle nuove generazioni di lavoratori. Ed è perciò una lotta da sentire propria e sostenere con ogni mezzo.

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