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L’OCCIDENTE, USA IN TESTA, GETTA FOSFORO NEL KOSSOVO E NEI BALCANI. CHE FINALMENTE L’INCENDIO COINVOLGA ANCHE... I BALCANIZZATORI!

Il testo del manifesto sulla questione del Kossovo in lingua serba e in albanese diffuso dalla nostra organizzazione non ha bisogno di ulteriori commenti, se non dell’invito a riandare a quanto più ampiamente scritto in merito nel precedente numero del che fare.

Non è un mistero per nessuno, ormai, che l’UCK (che solo la faccia cornea di un Bettiza può contrabbandare come scarno gruppo di autodifesa privo di mezzi e di retroterra extra-kosovaro) è un esercito mercenario degli USA e compari in piena regola il cui scopo non è liberare il Kossovo, ma destabilizzare ulteriormente ai propri fini l’area balcanica per imporvi prima la guerra poi la pax americana (la seconda peggiore della prima). Che poi la popolazione albanese locale finisca per sottomettersi "autonomamente" ad esso è unicamente il frutto della politica reazionaria e senza vie d’uscita di un Milosevic da una parte e di quella, non meno priva di prospettive positive, delle forze politiche kosovare, frantumate ed incoerenti al proprio interno e surrettiziamente unite unicamente da una "comune" ipoteca nazionalista (ma tanto poco risorgimentale da svendersi preventivamente e senza condizioni all’Occidente); ma lo è soprattutto per l’assenza di una rivendicazione e di una proposta unitaria del proletariato serbo in primo luogo e di quello, scarno ma decisivo, kosovaro in seconda istanza, distanti e -stupidamente- nemici l’un l’altro ed, ancor di più, della mancanza di una risposta del proletariato metropolitano di qui ad un attacco imperialista che coinvolge necessariamente non questa o quella frazione, ma l’insieme planetario della nostra classe. Questo il nodo reale che va sciolto per risolvere il groviglio che ne deriva delle "mille questioni balcaniche". Su questo non cessiamo mai d’insistere, schifando ogni altra soluzione più facile, più immediata, magari dietro il paravento tattico: nessuna solidarietà, neppure relativa ("militare e non politica", come usano esprimersi i trotzkisti, ad esempio) né con lo schieramento UCK impegnato -stando a certe letture trotzkiste-ortodosse USA- contro l’... imperialismo serbo, né con una Belgrado che -stando ad altri- rappresenterebbe un argine di difesa contro l’imperialismo vero occidentale, né tantomeno, va da sé, con l’immondo interventismo occidentale in vari modi giustificato, a partire dal tristo tandem sionista Albright-Cohen per finire coi Fassino e il manifesto (l’interventista umanitario buono per eccellenza). E allora non si fa nulla? Sempre nullisti, al solito, i comunisti internazionalisti? Sì, noi non faremo nulla di tutto ciò che ci presenta come opzione obbligata la voce del capitale; ma tutto facciamo per rimettere in moto sui suoi piedi il grande assente, il proletariato di qui e dovunque, e tanto più in quanto esso appare narcotizzato. Per poco che valga all’immediato, noi chiamiamo alla diserzione ed al disfattismo nei confronti dei fronti altrui per definire inequivocabilmente il nostro, e scusate se l’ambizione è poca!

Nel frattempo, tutte le forze borghesi "scaldano i muscoli". I mass-media si scatenano nel solito mélo della "feroce pulizia etnica serba" chiedendo a Belgrado di ritirare le proprie forze di polizia o addirittura (vergogna!) militari dal Kossovo per permettere all’UCK di conquistarsi pacificamente fette del territorio e piegare la popolazione locale al gioco irredentista grande-albanese (grande-USA & Co.). Di fronte a scontri armati tuttora estremamente delimitati geograficamente e che coinvolgono soprattutto una certa cerchia di villaggi si blatera di 200-250 mila profughi, quanti non ne contiene l’area interessata agli scontri. Se non basta si inventano fosse comuni riempite soprattutto di bambini, il che non guasta mai (un giornale tedesco "di sinistra" ne ha inventata una di 700 morti di cui quasi 500 bambini; il resto, si suppone, di donne stuprate!). La Bonino fa la spola tra Bruxelles e il Kossovo per portare laggiù gli "aiuti umanitari", cioè per organizzare la guerra "umanitaria" antiserba. I radicali tambureggiano per raccogliere firme perché Milosevic sia portato al tribunale dell’Aja come criminale di guerra e chiamare l’Occidente all’intervento ricattando quelle stesse potenze europee il cui interesse (capitalistico) strategico sarebbe quello di imporre uno stop all’ulteriore avanzata USA in Europa. FI applaude da par suo (con Washington e con il cardinal Giordano, sempre in nome della civiltà!). Tutto logico. Ma dove sono i terribili rifondatori "comunisti"? Ad Aviano si preparano i raid punitivi antiserbi, ma i nostri non hanno tempo e modo di preoccuparsene, rosi come sono dal dilemma se l’amico governo Prodi sarà in grado o meno di rispettare gli impegni sociali sottoscritti (e che poi questi impegni si traducano in bombe su popolazioni straniere è cosa di poco conto). Paradossalmente qualche preoccupazione per un intervento nostro in loco, che poi non sarebbe tanto nostro quanto ad interessi (capitalistici) nazionali, viene persino da AN e dalla Lega, salvo poi a non riuscire a tradursi in nulla dallo stesso punto di vista borghese, e va da sé, visto che persino un colosso come la Germania continua a fare il nano politico di fronte al padrone USA.

Ma se l’intervento ci sarà, con grande sollievo del povero Bettiza che continua ad inveire contro la politica... filoserba dell’Occidente, e se il proletariato di qui e di là non saprà opporvisi sulle sue posizioni, un risultato comunque si avrà, e sarà quello di un crescente odio anti-imperialista e, noi speriamo, di una prima risposta in armi ad esso, sia come che sia. Perché i fronti di classe comincino a decantarsi non ci sta male che l’aggressore occidentale venga materialmente colpito, che il sangue sparso nei Balcani venga rispedito al mittente. Noi confidiamo che ciò possa avvenire non solo da parte serba, ma anche da quella falsamente "liberata" dell’Albania, della Bosnia, della Macedonia. L’episodio di un Bin Laden sul libro paga del Pentagono per "liberare" l’Afghanistan dai russi e che poi ritorce le sue armi contro il suo precedente protettore, non rimarrà isolato neppure qui. Non ci commuovono di certo, in questo caso, i programmi integralisti islamici, ma reputiamo salutare per le classi oppresse USA che si comincino a contare dei morti in casa propria quale viatico per fare i conti col proprio imperialismo, coi morti non a dozzine, ma a centinaia di migliaia da essi disseminati nel mondo. Che altrettanto possa avvenire per i "liberatori" di casa nostra lo è del pari. Non è la nostra lotta, ma ad essa potrà aprire la strada. Le masse fascistissime che in Italia osannavano nel ‘41 alla facile passeggiata di guerra imperialista e... proletaria (come usava dire Mussolini) si sono risvegliate antifascistissime quando hanno dovuto fare i conti con i propri morti, le proprie sofferenze, le proprie umiliazioni. E, questa volta, speriamo, senza cadere nella trappola di un diverso schieramento, non migliore, sui fronti imperialisti di guerra.

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