Tutte le foto pubblicate in questa pagina sono tratte
dalla rivista Childhood n°9, marzo 1998 edita dalla società irakena di sostegno
all'infanzia
I morti causati dalla "tempesta nel deserto" scatenata dalla grande armata
occidentale si contarono a centinaia di migliaia. La colpa di cui il popolo iracheno si
era macchiato era troppo grande agli occhi del dio che tutto domina, l’imperialismo
occidentale. Il suo ardire ha provocato la tremenda vendetta del dio. La ribellione contro
l’assetto geografico, economico, politico e sociale che l’imperialismo aveva
imposto con le cannonniere fu sedata sotto un diluvio di missili, più o meno
intelligenti.
Ma non era sufficiente, la punizione per il popolo iracheno non era finita. Avrebbe
potuto, ancora una volta, rigenerare le sue forze per tentare un nuovo assalto
all’ordine che lo opprime, e sarebbe potuto essere un esempio troppo vivido per tutti
gli altri popoli sottoposti ad analoga oppressione.
"Ricacceremo l’Iraq alle condizioni di qualche secolo fa" giurarono i
vincitori "strateghi" occidentali. Precipitare la sua situazione economica e
sociale al medio-evo distruggendo l’apparato produttivo e tutte le infrastrutture;
impedire la crescita di nuove generazioni di combattenti contro l’imperialismo
strozzandoli nella culla, facendogli mancare il cibo e le medicine per curarsi; attizzare
con promesse, regalie e forniture di armi tutti i focolai di disagio "etnico" e
religioso, in modo da evitare condizioni di pace interna. Tutto ciò, e altro ancora,
l’imperialismo ha messo in atto per realizzare il suo giuramento, e l’Iraq
continua a vivere in condizioni difficilissime, e i bambini iracheni continuano a
soffrire, deformarsi, decomporsi e morire come vittime sacrificali cui il dio succhia ogni
alito di vita. Dichiarando la guerra
a essi, l’imperialismo dichiara che è giunta l’ora della guerra totale (che
nessuna correzione, predicata dai "pacifisti", degli aspetti "più
disumani" potrà mai fermare) a chiunque osi mettere in discussione il suo ordine,
tanto più perché quest’ordine deve farsi ognora più pesante per placare una fame
di profitto che cresce con il crescere di tutte le contraddizioni antagoniste
dell’intero sistema capitalista.
Più la guerra dell’imperialismo contro i popoli oppressi si fa aperta, più
s’avvicina il momento in cui essi, come un sol uomo, imbracceranno le armi e
marceranno contro il comune nemico. Il proletariato occidentale può dare il suo aiuto
decisivo a risollevare il popolo iracheno e tutti i popoli oppressi, schierando sul campo
la sua immensa forza al servizio dei suoi propri interessi di classe e, quindi, contro il
sistema disumano che sfrutta lui e schiaccia sotto il suo tacco la vita stessa di tre
quarti di umanità.