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IL SOSTEGNO AL CHIAPAS SI DA’ LOTTANDO
CONTRO IL PROPRIO IMPERIALISMO!

In questi anni in Europa, e in particolare in Italia, si è fatta un’infinità di folklore sul Chiapas, sui suoi indios e soprattutto (la mistica del capo tra gli anti-fascisti non deve mai mancare) sul subcomandante Marcos. Folklore su una "rivoluzione dolce" e "buona", così dolce e buona da poter essere presa sotto l’ala protettiva della socialdemocrazia europea e da assicurarle un cammino pacifico di integrazione nel mercato mondiale.

L’imperialismo statunitense, che non fa folklore, ha rilanciato nelle scorse settimane, con l’accanimento di sempre, l’aggressione nei confronti delle masse del Chiapas. Con i suoi mezzi abituali: stragi, carri armati, terrore reazionario. Sotto la direzione del punto di riferimento della socialdemocrazia europea: il democratico progressista Bill Clinton.

La nuova aggressione ci chiama a rispondere. Ma contro l’imperialismo non si può fare folklore. Non si possono fare doppi e tripli giochi, del tipo: essere tutti i giorni della settimana, qui, sostegno di un governo imperialista come quello italiano, difendere l’alleanza imperialista occidentale, e poi -alla "domenica"- diventare "antimperialisti" andando ad abbronzarsi là, sulle montagne messicane, per le foto-ricordo.

Noi non abbiamo simili foto-ricordo da esibire. La battaglia che conduciamo contro l’imperialismo la facciamo dove va fatta: qui, dov’è il cuore della potenza imperialista. Contro il nostro governo, contro il nostro stato, contro il gangsterismo umanitario dell’Occidente. È il solo modo per spezzare l’isolamento delle masse oppresse messicane e per aiutarle a rispondere alla violenza reazionaria con la violenza rivoluzionaria.

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