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Il massacro dei Tupac Amaru

La tragica fine dei giovani Tupac Amaru del sequestro di Lima merita qualcosa di più che il pur giusto sentimento di dolore ed orrore. Merita qualche semplice riflessione di fondo che serva ad evitare il millesimo ripetersi di accadimenti del genere.

La prima riflessione è che il cosiddetto "terrorismo" rosso è, dovunque e sempre, un pivello dinanzi alla ferocia determinata della borghesia, incurante, quando si tratta di difendersi in quanto sistema, dei suoi stessi figli (cinicamente condannati a morte all’occorrenza: vedi, senza andare in Perù il caso Moro), e figuriamoci poi della vita dei suoi avversari dichiarati.

Conseguenza (a parte ogni distinguo rispetto alla "teoria" ed ai programmi del guerriglierismo, tutt’altra cosa da quelli del marxismo rivoluzionario): chi si trova ad affrontare la borghesia con atti "terroristici" farà bene ad usare gli stessi criteri, a non farsi frenare, una volta presa questa strada, da scrupoli "morali"; perlomeno se si vuole evitare che scorra più sangue e, per giunta, rosso.

Seconda riflessione: le trattative con lo Stato borghese per far "ripristinare le regole", o sono un’insensatezza sul piano militare, destinata ad esser pagata col sangue, o sono un cedimento... armato al nemico (cui può anche convenire di "cedere" un friccico di "democrazia" al nemico che intende arrendersi).

Conseguenza: la "democrazia in armi" va rigettata come arsenale del nemico di classe.

Terza riflessione: per far piazza pulita dei giovani sequestratori di Lima Fujimori ha potuto contare sui servizi segreti USA ed israeliani, per limitarci a quelli espressamente nominati e ringraziati, sull’appoggio di tutti gli stati borghesi del mondo (compresi quelli, come in Italia, a guida "progressista" con ruota di scorta "comunista" addirittura), dopo aver utilizzato l’opera di mediazione di bravi vescovi cattolici per stordire preventivamente i rebeldes. L’Internazionale dei briganti imperialisti esiste ed è costantemente all’opera.

Conseguenza: sta a noi rimettere in piedi l’internazionalismo antiborghese, l’internazionalismo proletario, comunista (problema che gli sventurati Tupac Amaru, portatori di un programma nazional-borghese esclusivamente peruviano neppure si saranno mai posti, salvo poi a pagare con la propria vita il fatto che gli affari "interni" peruviani sono legati agli affari mondiali del capitale: ciò che vale ben al di là del blitz assassino e riguarda tutta la pratica "pacifica" della quotidiana routine economica, politica e sociale).

Che le giovani vite spezzate dei Tupac Amaru peruviani non passino invano! Che il loro sacrificio serva ad accrescere l’odio proletario contro la borghesia ed a darsi le armi adeguate per metterla al muro!

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