Un brevissimo aggiornamento dal "fronte arabo-islamico" concentrato sui tre paesi che, per una ragione o per laltra, sono stati di più, nelle scorse settimane, al centro dellattenzione. Il che equivale a dire: sotto il fuoco dellartiglieria imperialista, in senso proprio e in senso figurato (propagandistico).
Il primo è naturalmente lIran, ritornato nel mirino occidentale a seguito o, per dir meglio, dietro il pretesto di una sentenza emessa da un tribunale di Berlino, che ha considerato colpevoli i capi del regime per lomicidio di alcuni esponenti curdi. Lestablishment USA ha preso prontamente la palla al balzo per intimidire e ricattare il governo di Teheran e, dietro di esso, le masse iraniane, ventilando anche la possibilità di missioni yankee contro importanti obiettivi militari iraniani, se si dovesse accertare questo e quello. Con questo rilancio della propria iniziativa, lamministrazione Clinton sembra avere un duplice obiettivo. Per quel che riguarda il regime islamico, ben più che a un immediato scontro diretto con Teheran, essa punta a moderare ulteriormente il regime e a tenerlo sotto diretta pressione, per impedire ogni suo ulteriore sforzo di consolidamento economico-politico-diplomatico, conseguito attraverso la rete delle cointeressenze sempre più fitte con Mosca, Pechino e altri paesi islamici. E, per quanto possibile, tende a mettere le premesse di una sua futura disintegrazione dallinterno per mezzo dellesplosione delle contraddizioni etniche e nazionali.
Ma non si può certo considerare una mera coincidenza di fatto che la nuova offensiva anti-iraniana sia scattata in un periodo che ha visto una ripresa delle agitazioni operaie, e in particolare proprio di quegli operai dellindustria petrolifera il cui disciplinamento e schiacciamento (salariale, normativo, etc.) sta particolamente a cuore al capitalismo imperialista. La solita unica fava per prender due piccioni. (O, se vogliamo, addirittura tre, in quanto con i loro espliciti ricatti gli USA tentano anche di mettere in un angolo i governanti e le imprese tedesche operanti in Iran, agitando in modo inverecondo la immancabile bandierina con la stella di Davide.)
La sceneggiata è sempre la stessa: lo stato super-terrorista per eccellenza (tale per obblighi legati alla sua collocazione nella gerarchia dellimperialismo) che si sbraccia nellintentare processi per terrorismo a quanti possono considerarsi, al suo confronto, al più degli sprovveduti dilettanti. E con lEuropa che per lo più subisce liniziativa di Washington, corriva -ma solo fino a un certo punto- ai suoi voleri.
Peggio ancora che al regime iraniano sta andando di sicuro al Sudan, che nelle scorse settimane è stato il bersaglio di unaggressione militare concentrica, non minacciata ma effettiva, da parte di Etiopia, Eritrea e Uganda, accusate di avere invaso in modo coordinato il territorio sudanese (sotto lalta direzione e col finanziamento di Pentagono e Dipartimento di Stato). Non si fa mistero, da parte di costoro, di aver architettato laccerchiamento del regime militar-islamico, già alle prese con lendemica guerriglia delle popolazioni "cristiane" del Sud e ora, pare, con un tentativo di coordinamento di tutti gli oppositori di Khartoum. I nemici del Sudan, ci fa sapere lUnità del 28.3, "sperano non tanto in una vittoria militare definitiva, ma di innescare una rivolta popolare che faccia piazza pulita di una feroce dittatura che si è data lIslam come alibi".
E ancora una volta una certa rappresentazione, mistificatoria fino allinverosimile totale, dellIslam, serve a legittimare i crimini -ma sì, diciamolo- della feroce dittatura democratica (lOccidente) che opprime lintero mondo islamico. Parliamo, naturalmente, di quel che si racconta in Tv quasi quotidianamente circa lAlgeria. I più atroci crimini vengono annunciati e dati per avvenuti, senza che ci si mostri una foto, un servizio, una testimonianza; senza che ci si dia un solo perché; si sa di gente, bambini, donne, vecchi, violentati, sgozzati, fatti a pezzi, etc. etc. da chi? Naturalmente, dai soliti "provvidenziali" islamici.
Dichiariamo da tempo, in compagnia degli studiosi non prostituiti, che non è sensato credere a una sola delle notizie che ci si propina a getto continuo sullAlgeria, e di non vedere in questa sistematica (e anche un pò troppo scoperta campagna di contro-guerriglia psicologica) altro che un tentativo combinato di legittimazione del regime di Zeroual e della protezione a esso accordata da Francia, Italia, etc.
Le sole cose assolutamente certe sono soltanto: 1) che le potenze occidentali, che tanto declamano circa la necessità di esportare la democrazia nel Terzo Mondo, hanno dato il via libera a una violentissima repressione di massa anti-islamica proprio allindomani di elezioni democratiche stravinte dal FIS; 2) che dietro questa repressione cè linteresse di rapina degli stati imperialisti ad assicurarsi il petrolio algerino e arabo-islamico a quei prezzi da saldi permamenti che sono in vigore dal dopo-guerra del Golfo, e quello di un esile e cinico strato di borghesia compradora che allOccidente è legata a doppio filo; 3) che non riuscendo a piegare lopposizione islamica con i mezzi ordinari, il regime filo-occidentale ha da tempo messo in campo, oltre allomologo dei "nostri" NOCS, anche altre squadre speciali "anti-insurrezionali" e, più di recente, ha fatto ricorso a quella che è stata chiamata una "privatizzazione della guerra", con le armi fornite a clan e sotto-clan, di cui si compra il consenso con concessioni varie, come il regalo di azioni delle aziende pubbliche da privatizzare. (Non escludiamo con ciò, anzi è probabile, che sia avvenuto, in parallelo, e per conseguenza, anche uno spappolamento di ogni struttura consolidata di lotta del vecchio movimento islamico, sì che anche la resistenza ora avvenga secondo linee molto molto più frammentate e anche incontrollabili.)
Che sia una politica di minaccia continua e pressante -verso gli stati "nemici" come Iran e Sudan- o una politica di protezione e vezzeggiamento -come verso lamico stato dAlgeria- la politica dellOccidente si rivolge sempre, alla fin fine, contro un unico soggetto: le masse arabo-islamiche. E a loro che si vuole fare intendere che non sarà mai permesso di ribellarsi allordine esistente sia quando pensano di farlo tramite "stati rivoluzionari", sia quando provano a farlo sostituendo, anche con "democratiche elezioni", governi infeudati allOccidente.
Ed è proprio a loro, alle masse arabo-islamiche, che deve giungere, invece, lincondizionato appoggio del proletariato occidentale, per aiutarle nella lotta contro limperialismo -superando e sbaraccando, così, la guida inconseguente e reazionaria delle formazioni islamiche- e per ricevere da loro il preziosissimo aiuto nella lotta contro il sistema capitalistico mondiale.